CONFINDUSTRIA, SEMPRE VELENI: PINGUE, ‘PASSO INDIETRO BALLONE O COMMISSARIO’

di Alberto Orsini e Berardino Santilli

19 Luglio 2015 12:18

Regione - Economia

L’AQUILA – “Confindustria Roma deve intervenire perché il sistema abruzzese non ha più gli anticorpi per tornare a una stagione di moralità, faccio appello ai tanti imprenditori virtuosi e illuminati al fine di poter trovare una persona che ci rappresenti al meglio per una stagione condivisa di riforme. In caso contrario sarà molto meglio un commissariamento nazionale”.

È bufera in seno a Confindustria Abruzzo, rimasta senza testa dopo il defenestramento da parte dei probiviri nazionali del neo eletto presidente, Agostino Ballone, noto imprenditore teramano.

Le parole al vetriolo, con tanto di richiesta di commissariamento dell’imprenditore di Sulmona (L’Aquila), Fabio Spinosa Pingue, ex candidato unico alla presidenza regionale, tratteggiano alla perfezione una situazione di profonda lacerazione e di grande conflittualità all’interno di un’associazione già in crisi di identità da anni.

Il quadro della guerra e dei veleni è chiaro: nonostante dica di non essere più interessato alla candidatura, Pingue, autore del ricorso fatale per Ballone, forte “di tre pronunciamenti a favore”, non ritiene il suo collega teramano all’altezza del ruolo e va avanti come un treno nella sua crociata per “l’etica e la moralita’”, esibendo carte per scoperchiare il pentolone delle forzature e delle illegalità che hanno portato alla sua esclusione in corsa alla fine dello scorso anno.

Tutto ciò mentre Ballone, ineleggibile fino alla fine dello scorso anno per incompatibilità per una carica in Fiavet Confcommercio Teramo, anche un po’ sotto traccia, ha già attivato la macchina dopo essere decaduto a causa della modalità per acclamazione invece che con scrutinio segreto come recita lo statuto.

A tale proposito, un blitz sarebbe pronto per il prossimo 23 luglio quando potrebbe svolgersi una Giunta per rimettere in corsa Ballone.

“Mi si sta accusando di portare avanti questa azione per ripicca o vendetta, ma non sono cresciuto con questa cultura – spiega l’ex presidente territoriale dell’Aquila – Sono fuori dai giochi e voglio rimanere a concentrarmi solo sull’impegno nella mia azienda. Ma i ricorsi vinti dimostrano che in Confindustria c’è un difetto di etica e moralità”.

Come esempio, ricorda che “in Confindustra sono presenti 4 dei 5 probiviri che hanno firmato il ricorso contro di me scrivendo cose contro il diritto societario. Mi auguro che i tanti imprenditori illuminati ne prendano atto e si impegnino per fare scelte conseguenti. Se non si fa piazza pulita, non ci si può poi lamentare che la gente non si iscrive”.

Proprio considerando quanto accaduto e i ricorsi vinti, sono in molti a ritenere Pingue “il vincitore morale”.

Pingue ha prima ottenuto l’annullamento del pronunciamento dei probiviri abruzzesi che “contro il diritto societario” lo avevano definito incandidabile alla presidenza regionale e poi quello su Ballone, dichiarato decaduto per le modalità di elezione, infine, recentemente ha incassato l’intervento di Roma che ha intimato al presidente reggente Ercole Cordivari di rettificare un passaggio del comunicato stampa divulgato per annunciare la decadenza, quello sulle modalità della precedente candidatura di Pingue.

Nel mezzo di questo carteggio emergerebbe un falso, legato alla rassicurazione verbale che avrebbe dato ai funzionari romani il direttore regionale, Giuseppe D’Amico, circa la regolarità delle elezioni.





Comunque, Pingue non ha peli sulla lingua nello spiegare i motivi per i quali Ballone a suo dire deve fare un passo indietro.

“È una famiglia di bravissimi imprenditori ma rappresentano un capitalismo associativo ormai superato, da questo punto di vista sono anacronistici e fuori dal mondo”. Pingue rimarca anche il fatto che la famiglia Ballone è presente in Confcommercio con il fratello, nominato dopo Agostino, mentre la figlia è nella Camera di commercio teramana.

Ripercorrendo le tappe di questo intenso anno di veleni c’è chi ritiene che pingue sia stato al centro di un disegno orchestrato da Teramo per prendere tempo visto che alla scadenza del mandato del pescarese Mauro Angelucci la rotazione ‘premiava’ Teramo ma il presidente provinciale, Salvatore Di Paolo, è venuto a mancare mentre Ballone era ineleggibile.

A tale proposito, Pingue con sarcasmo commenta: “Era come se il segretario del Partito democratico volesse diventarlo anche di Forza Italia!”. Comunque, la stagione dei veleni ruota intorno all’intesa che è stata firmata dai quattro presidenti delle provinciali, e tra questi c’era proprio Ballone, per proporre la candidatura di Pingue al vertice regionale.

In sostanza l’accordo è stato trovato tra Ballone, Pingue e l’altro aspirante alla poltrona, Paolo Primavera. Ufficialmente il documento era firmata da Ercole Cordivari, presidente teramano, dai due protagonisti Pingue, presidente aquilano, e Ballone, vice presidente teramano, infine da Marco Fracassi, futuro presidente aquilano.

Nella lettera di intenti si ricordava che “nel rispetto di una rotazione ormai consolidata la presidenza è espressione della territoriale di Teramo”, la quale “ha candidato Agostino Ballone”, ma “anche Confindustria Chieti, contravvenendo a una regola ormai consolidata, ha candidato alla presidenza Paolo Primavera” e “tale iniziativa ha determinato una situazione di stallo”.

Di qui l’accordo con Ballone che “ha deciso di ritirare la propria candidatura a condizione che anche il candidato di Chieti faccia un passo indietro” e Cordivari “preso atto della decisione ha proposto a Pingue di candidarsi per i primi due anni di mandato 2014-2016 riservando a Confindustria Teramo e segnatamente a Ballone i successivi due anni di mandato 2016-2018”, con un “impegno vincolante per le due associazioni nonché per i futuri presidenti e rispettivi organi interni”.

Nella rilettura a oggi di questi fatti c’è chi ritiene, e anche Pingue ha molti sospetti, anche se non lo dichiara ufficialmente, che quel periodo ‘cuscinetto’ servisse non solo a sbloccare l’impasse, ma anche come tempo vitale per Ballone per liberarsi da una incompatibilità: in principio, infatti, la sua candidatura era stata rifiutata perché aveva ricoperto in passato una carica nel direttivo di un’associazione di categoria legata a Confcommercio, la Fiavet.

Una volta rimosso questo problema, la sorpresa di un Pingue tolto di mezzo e che oggi, pur non lanciando accuse dirette, sente odore di complotto nel parere di uno dei componenti del collegio dei probiviri, l’avvocato teramano Massimiliano Colangelo, che nel dicembre 2014 ha stroncato la sua candidatura definendola “illegittima, inopportuna”.

Pingue ha fatto ricorso, vincendolo, ma poi, come ricorda lui stesso in una nota, “a ricorso vinto in data 21 gennaio 2015 il ricorrente, nonostante 3 probiviri su 5 abbiano accettato le cose scritte dal proboviro di Teramo financo contro il diritto societario, ha deciso di ritirare la candidatura ufficializzandola al Consiglio direttivo di Confindustria L’Aquila già in data 5 Febbraio e fatta consegnare dal presidente Fracassi prima dell’inizio alla Giunta di Confindustria Abruzzo avvenuta in data 15 febbraio”.

Alla fine il 30 marzo è stato eletto Ballone, ma per acclamazione, e dopo un ricorso di Pingue presentato a fine giugno, questa elezione è stata annullata.





Un’elezione che, ha scritto infatti Pingue nel ricorso ai probiviri confederali e al loro segretario, Federico Landi, è avvenuta “in violazione della norma statutaria inderogabile che prevede che l’elezione stessa avvenga a ‘scrutinio segreto’. In particolare, l’elezione sarebbe avvenuta ‘per acclamazione’”.

I probiviri hanno indagato e hanno interrogato Ballone, questi il 6 luglio sulla propria elezione ha ammesso: “Devo comunicare che, purtroppo, la stessa non è avvenuta per scrutinio segreto ma all’unanimità e per acclamazione” anche se, si è giustificato, “non essendo componente di Giunta di Confindustria Abruzzo, non avevo assoluta cognizione, anche perché non ne ero stato messo a conoscenza, delle regole ‘tecniche’ che presiedono l’ultimo atto, quello della votazione”.

Roma il 7 luglio non ha potuto che annullare, “il ricorso pervenuto allo scrivente Collegio sabato 27 giugno 2015 è dunque accolto in quanto pienamente fondato” e con una “forte censura per tutti i presenti alla riunione, in particolare, verso i presidenti e la tecnostruttura che avrebbero dovuto evidenziare il difetto di legittimità che andava a prodursi attraverso la modalità dell’acclamazione”.

Il Collegio ha chiesto a Cordivari, vice presidente più anziano, di assumere la reggenza e convocare al più presto nuove elezioni, mentre ha detto sì a una ricandidabilità per Ballone.

A quel punto Confindustria Abruzzo ha dovuto dare comunicazione pubblica della cosa e lo ha fatto in una nota del 9 luglio in cui si è ricordato con stizza che “il ricorso è stato avanzato per un vizio puramente formale” e che “il ricorrente, Fabio Spinosa Pingue, si candidò a suo tempo alla presidenza di Confindustria Abruzzo, in alternativa al Cav. Agostino Ballone, ma la sua candidatura non trovò il necessario consenso”.

Pingue, irato, ha scritto al reggente Cordivari, denunciando la falsità della postilla, essendo la sua una “candidatura unica e unitaria, peraltro sollecitata e richiesta dal presidente Cordivari e controfirmata nell’ottobre del 2014 dal Sig. Agostino Ballone (e quindi non in alternativa )”.

La risposta è stata una chiusura totale, con la sottolineatura che le sue istanze Pingue le ha “inoltrate senza il necessario filtro della sua territoriale di appartenenza a cui sarebbe stato preferibile fare riferimento”.

Ma da Roma lo “speciale Collegio dei Probiviri confederali che sta vigilando sulla nuova situazione di criticità determinatasi in Confindustria Abruzzo” ha bacchettato questa replica a una “legittima e fondata richiesta di chiarimento e rettifica”, esprimendo “netta censura per i contenuti della comunicazione del presidente reggente” e disponendo “l’immediata attivazione di quanto richiesto dal past president”.

Una vera e propria reprimenda concretizzata dal successivo comunicato del 17 luglio in cui “a parziale rettifica del comunicato” Cordivari ha ammesso che “Pingue era stato invitato dalle territoriali abruzzesi, su proposta della territoriale teramana, a proporre la propria candidatura per la presidenza della Confindustria Abruzzo” e che “la legittima candidatura fu ritirata autonomamente con atto ufficiale presso il consiglio direttivo” e quindi “non fu, come erroneamente riportato, alternativa ad altre in seguito presentate”.

Il bilancio di Pingue è disastroso. “In questi mesi ho vinto tre ricorsi, quello contro il parere su di me dei probiviri, quello contro l’elezione di Ballone e in più mi è stata data ragione da Roma anche su un falso commesso verbalmente dal direttore Giuseppe D’Amico nel rassicurare, dopo il mio esposto, che l’elezione del 30 marzo fosse avvenuta nel pieno rispetto delle regole. Questo – conclude – dimostra che in Confindustria Abruzzo c’è un difetto di etica e di moralità ed è ora di porci rimedio”.

Una cosa è certa: i prossimi atti avranno i vertici nazionali molto attenti e vigili.

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