INTERVISTA AL PAPA' DEL GIOVANE ROSETANO DEL TRIO CHE HA VINTO SANREMO ''MIO FIGLIO TRA DE ANDRE', DALLA, BOCELLI, SINATRA E JUSTIN TIMBERLAKE''

”CON IL VOLO VINCE IL BEL CANTO ITALIANO” GINOBLE SR., ”GIANLUCA RAGAZZO UMILE”

di Roberto Santilli

22 Febbraio 2015 10:37

Teramo -

ROSETO DEGLI ABRUZZI – “La vittoria a Sanremo ha un sapore particolare. Perché puoi prenderti applausi ovunque nel mondo, ma a casa tua tutto ha un sapore particolare. Adesso, spero che si sia capito che ‘Il Volo’ è uno dei simboli del bel canto italiano, quel bel canto di cui dobbiamo andare fieri. Come per le altre nostre eccellenze, dalla moda, al cibo, alla Ferrari”.

Ercole Ginoble potrebbe parlare solo ed esclusivamente di suo figlio Gianluca, il baritono che a vent’anni s’è preso il Festival di Sanremo insieme a Piero Barone e a Ignazio Boschetto, “Il Volo”, con la canzone “Grande amore”.

Invece, da abruzzese di Roseto degli Abruzzi (Teramo), un rosetano fiero e  umile, da ex operaio che sa cosa vuol dire lavorare duro, tiene a bada i facili entusiasmi, quelli che fanno scivolare nel ridicolo.

Ha esultato, sì, papà Ercole, papà manager, che però non invade mai lo spazio vitale del figlio.

Ha esultato e pure tanto papà Ercole. “con mia moglie che quasi voleva nascondersi. Ma in platea, in quella platea, non potevo non esultare insieme agli altri. È stato un tripudio, i ragazzi sono stati meravigliosi ed era giusto dedicargli l’ovazione”.

La vittoria al teatro Ariston è roba fresca, “ci sentiamo contenti”, contenti davvero, lui, sua moglie Leonora, il più piccolo di casa Ginoble, Ernesto – come nonno Ernesto, altro umile orgoglioso di casa Ginoble – che gioca a calcio da adolescente.

Una vittoria a voce tonante, quella di qualche giorno fa.

Gianluca, racconta papà Ercole, “ama il grande cantautorato italiano, lo ha sempre amato. Le ‘mie’ tracce, diventate le sue, erano Fabrizio De André, Francesco Guccini, Lucio Dalla. E poi, lui ha tirato dritto con Andrea Bocelli, fino a quell’esordio da piccolino nel programma “Ti lascio una canzone”. Lo ha conosciuto a Dallas poco tempo fa, Bocelli. Il suo mito. O meglio, uno dei suoi miti, perché nella sua anima e nella sua tecnica ci sono Frank Sinatra, Dean Martin, quella immensa musica lì. Oltre a quello che gli permette la sua giovane età, da Bruno Mars, a Justin Timberlake. Il suo è un universo molto vario”.





A Sanremo, però, la critica storceva il naso.

“Ma la folla ha capito, il televoto è stato determinante. E in teatro, il pubblico ha dato ragione al Volo. Eravamo lì con loro, a volare con loro”.

In quel festival che è stato il più visto degli ultimi dieci anni, “vuol dire che qualcosa ha funzionato”.

“Bisogna sempre ricordarsi che Sanremo è la canzone italiana, non c’è spazio per gli esperimenti, pur di grande qualità come quelli tentati da Fabio Fazio. Marlene Kuntz, Marta sui tubi, tanto per citare chi sa fare musica di alto livello, non sono da Sanremo. A Sanremo devi mettere gente che sia adatta a Sanremo, non da ‘nicchia’ anche se bravissima. Sul palco dell’Ariston, la qualità deve essere altissima, ma adatta al pubblico di Sanremo, che ama il bel canto italiano. In questo, la ‘ricetta’ del conduttore Carlo Conti ha funzionato perfettamente”.

Dunque, la consacrazione in Italia “dopo anni di successi in giro per il mondo. Gianluca, Piero e Ignazio sono entrati, con merito, in quella lista di rappresentanti del bel canto italiano che tanto piace al mondo intero. Mi sono reso conto, accompagnando Gianluca in giro per il mondo, che l’Italia è ancora il Paese di Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Armani, Valentino, Dolce&Gabbana. Il Paese del mangiare e del bere di qualità. Però, ufficialmente manca il bel canto. C’è chi come gli inglesi ha esportato il rock. Noi dovremmo pensare a esportare anche la nostra canzone, come fatto con Bocelli, che ha saputo mischiare la sua voce da tenore al pop di qualità, Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. Altrimenti continueremo a tenerci dei grandissimi di casa nostra come Vasco e Ligabue, ma sempre e solo all’interno dei nostri confini”.

Mentre Gianluca, assicura papà Ercole, “continua a comportarsi come se nulla fosse accaduto. Com’è giusto che sia, anche se comincia a capire che può diventare complicato (ride) andare a mangiare una pizza con gli amici senza essere riconosciuto. Ma lui è un ragazzo davvero tranquillo, questa notorietà non lo ha scalfito minimamente. Ed è bello che sia così, perché solo restando se stessi si può essere compresi e apprezzati. Anche perché, chi è riuscito ad arrivare così in alto praticamente solo col talento e con la passione, perché Gianluca da piccolo ha studiato pochissimo canto, giusto qualche lezione, non può che restare genuino”.

Parole semplici, che in qualche modo stridono con l’enorme successo del Volo all’estero, prima della perla sanremese e quindi italiana.
 
Cinque anni di successi enormi, dal Sud America, agli Usa, all’Asia, ovunque nel mondo. Vittoria al Billboard Award, Trecento concerti in circa quattro anni, l’Italia rappresentata al premio Nobel nel 2012.

Manca David Letterman, poi gli altri talk show Usa li hanno fatti tutti, anche Jay Leno.

Per non parlare delle trasmissioni sudamericane, seguite da centinaia di milioni di persone.





E ancora, 12 concerti con Barbra Streisand, duettando con lei.

“Mancava la coccarda tricolore, la nostra, quella dell’orgoglio nazionale. Gianluca, Piero e Ignazio pensavano che fosse difficile farsi comprendere qui, a casa loro. Devo ammettere che non riesco a capire perché questa musica sia ancora snobbata, vista ed ascoltata con la puzza sotto al naso. Eppure, il bel canto di Domenico Modugno ha resistito negli anni. Ed oggi è ascoltato anche da chi è appassionato di una musica che non ci azzecca niente con ‘Volare’ o con ‘Vecchio frac’. Speriamo che Il Volo abbia davvero rotto gli argini”.

Nel frattempo, Gianluca, Piero e Ignazio sono di nuovo giramondo. Con quella serenità che a Gianluca hanno regalato papà Ercole e mamma Leonora.

“Con Barbara Vitale e Michele Torpedine le cose andranno sempre bene, sono manager che li seguono benissimo, passo dopo passo. Anch’io sto ‘studiando’ da manager (ride ancora, ndr) osservando Torpedine, è un mestiere che mi piace, che mi appassiona”.

Ma l’Abruzzo c’è e ci sarà sempre.

A cominciare da mercoledì 25 febbraio, alle 17.30, giorno in cui i ragazzi del Volo saranno ospiti alla libreria Feltrinelli di Pescara per presentare e autografare il loro nuovo album  il cui preordine su iTunes negli scorsi giorni era ai primi posti della classifica degli album.

Soddisfazioni enormi, come quella di essere nominato ambasciatore di Roseto degli Abruzzi nel mondo.

“Col bel canto che ha fatto emozionare tutti noi. Sono ragazzi semplici e straordinari, come la nostra musica. Quella che dovremmo far conoscere di più in giro per il mondo”.

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