COMUNE MONTESIVANO: MUSA VS PAGANO, ”DISTRUGGE FORZA ITALIA”

8 Gennaio 2015 08:11

Pescara - Politica

L'AQUILA – “Pagano sta distruggendo Forza Italia, e voglio proprio vedere come riuscirà a cacciarmi dal gruppo, e da un partito allo sbando, al quale sono regolarmente iscritta, a differenza di quello che Pagano sostiene”.

Un fiume in piena, un’autentica furia, Manola Musa, la consigliere ribelle di Forza Italia al comune di Montesilvano (Pescara), che torna a scagliarsi contro il presidente regionale del partito, Nazario Pagano, e contro il sindaco Francesco Maragno.

Contattato da questo giornale sulla vicenda, l'ex presidente del Consiglio regionale non ha voluto rilasciare la minima dichiarazione sull'affaire-Musa, lasciando campo libero agli strali nei suoi confronti.

La Musa e l'altro consigliere forzista Antony Aliano, due dei sette componenti del gruppo azzurro, criticano praticamente dal giorno dopo le elezioni di maggio 2014, il primo cittadino che, a settembre, è arrivato a dimettersi, insinuando che quasi tutto il gruppo di Fi rispondesse più alle lobby e agli interessi personali, che al programma elettorale.

Poi Maragno ha ritirato le dimissioni, ma il clima nella maggioranza non si è certo rasserenato, con continue risse in Consiglio e interne.

Da qui l’intervento di Pagano, che vuole l’espulsione dal gruppo della Musa e di Aliano, sottolineando anche che i due non sono tesserati a Fi.





La risposta clamorosa della Musa è stata quella di rendere pubblico un vecchio accordo risalente alla campagna elettorale delle Comunali del 2012, sottoscritto da lei, candidata sindaco per il Popolo delle libertà, e Maragno, allora candidato sindaco della lista civica di centrodestra il Polo dell'Alternativa. 

Il documento stabiliva, in caso di vittoria, di attribuire a Maragno il 5 per cento dei componenti dei Cda, il 50 per cento dei dirigenti che fossero stati nominati, il vice sindaco, il presidente del Consiglio, due assessori e un componente dello staff dell’eletto. 

Accordo che restò carta straccia perché poi, ai ballottaggi, vinse il candidato del centrosinistra, Attilio Di Mattia.

Tre anni dopo, però, la Musa torna alla ribalta come la 'pecora nera' del gruppo di Forza Italia, ma con nessuna intenzione di fare passi indietro, o di tornare mansueta all’ovile.

“Pagano al massimo può cacciare qualcuno da casa sua – sbotta – Mente nel dire che non sono tesserata perché la tessera l’ho fatta davanti a lui e ho lasciato io 50 euro alla segreteria. La tessera materialmente ancora non ce l’ho in tasca, aspetto che mi sia recapitata via posta, ma il mio nome non può non comparire nell’elenco dei tesserati”.

E dunque, prosegue, “per espellermi dal partito, Pagano dovrà portarmi davanti ai probiviri. E lì mi difenderò con i denti”.





Non solo. “Non credo sia nemmeno tecnicamente possibile cacciarmi dal gruppo consiliare, perché sono stata eletta con il simbolo di Forza Italia e sono stata votata da tanti cittadini, i soli a cui rispondo politicamente e moralmente – obietta – E ricordo poi a Pagano che, nel gruppo di Forza Italia, la maggioranza dei componenti la pensa come me, pur senza esporsi: è fortemente scontenta dell’operato del sindaco”.

La Musa, insomma, assicura che il fronte critico contro Maragno non si limiti solo a lei e ad Aliano, ma abbia come aderenti anche i consiglieri Stefano Di Blasio, Claudio Daventura e Deborah Comardi, quest’ultima capogruppo, alla quale Pagano ha pubblicamente chiesto la testa della Musa.

Allineati a Maragno (e Pagano) rimarrebbero dunque solo Umberto Di Pasquale, presidente del Consiglio comunale, e Carlandrea Falcone

“Anche in questa occasione – incalza la Musa – Pagano ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza: non ha saputo unire, ma solo dividere. Già a settembre ha sbagliato a schierarsi con Maragno a seguito delle sue dimissioni, invece di difendere i consiglieri del suo partito, accusati delle peggiori infamità da un sindaco che si crede un dittatore”.

“La verità era ed è che noi in Consiglio abbiamo chiesto il differimento della prima rata Tari, siamo contrari a dare in gestione la farmacia comunale, siamo stati contrari all’allargamento della Giunta, con due assessori e un dirigente – elenca – Ma Maragno ignora la nostra contrarietà, i nostri fondati argomenti, e vuole fare solo e sempre di testa sua, forte anche dell’appoggio di Pagano”, prosegue polemicamente la Musa.

A dover fare un passo indietro, conclude, “non sono certo io, ma Pagano, perché mi pare evidente che non sappia dirigere il partito, e infatti il suo appoggio acritico a Maragno ha un solo motivo: Pagano sia spetta che Maragno e suoi lo appoggino nel prossimo congresso provinciale a Pescara e poi in vista di un eventuale congresso regionale”, conclude. Filippo Tronca

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