IL SINDACO PUO' PUNTARE AL TERZO MANDATO SE SI VERIFICANO CONDIZIONI

COMUNE L’AQUILA: CIALENTE RICANDIDATO SE CADE IL CONSIGLIO ENTRO NOVEMBRE

di Alberto Orsini

31 Luglio 2014 08:30

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – Quella del 23 novembre 2014 è una data segnata con circoletto rosso sui calendari di tutto il centrosinistra aquilano: è infatti l’ultimo giorno in cui, se cadesse il Comune capoluogo, Massimo Cialente potrebbe ricandidarsi sindaco dell’Aquila per un sorprendente terzo mandato.

Uno scenario a oggi da fantapolitica, eppure non sono pochi gli ambienti dell’amministrazione in generale e della maggioranza in particolare in cui in queste piovose settimane estive si evoca questa fantomatica possibilità.

Premesso che, oltre a candidarsi, le elezioni Cialente dovrebbe anche rivincerle per la terza volta, a chi conviene questo finale? Certo non ad alcuni consiglieri “peones”, di centrosinistra come di centrodestra, miracolati dal voto e che difficilmente tornerebbero a sedere in aula in caso di nuove elezioni comunali.

Forse non gioverebbe nemmeno allo stesso sindaco, tentato più da una nuova (e rilassante) avventura in Parlamento, magari con ritorno alla Camera dei deputati, alla scadenza del suo attuale mandato, ossia dal 2017, quando avrà 65 anni, che non dal proseguire e allungare di quasi un triennio la lotta fisica e psichica per la ricostruzione fino al 2020, quando di candeline ne spegnerà 68.

A ben vedere, a giovarne sarebbe soprattutto il Partito democratico, forte del 41% in Italia alle ultime Europee e del 25% in Abruzzo alle Regionali, che potrebbe schiacciare sul nascere i germogli del centrodestra, ancora alle prese con una difficile riorganizzazione e una classe dirigente rasa a zero in attesa che i giovani prendano piede, ma anche i piccoli partiti della coalizione di centrosinistra, che più volte hanno dato fastidio a Cialente con iniziative consiliari e mediatiche.

La cornice di questa vicenda è fissata dal Testo unico degli enti locali (Tuel), il decreto legislativo 267/2000 che all’articolo 51 comma 3, sulla durata e le limitazioni dei mandati degli amministratori, recita: “È consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie”.

Quest’ultimo aspetto è fondamentale, altrimenti qualsiasi sindaco potrebbe dimettersi di proposito e, in caso di nuova vittoria alle elezioni, prolungare di 2 anni e mezzo il proprio mandato a bella posta.





Dopo aver bissato il successo del 2007, Cialente è entrato di nuovo in carica il 22 maggio 2012, facendo due rapidi conti si arriva appunto al prossimo 23 novembre come ultima data utile per questo scenario improbabile ma teoricamente possibile.

Sono numerosi i casi in cui il Comune cade per motivi diversi dalle dimissioni volontarie del sindaco, tutti normati sempre dal Tuel, in particolare all’articolo 141.

Molti di questi sono impensabili  e comunque non sarebbero funzionali a una eventuale ricandidatura cialentiana: lo scioglimento coatto per infiltrazioni mafiose, o per atti contrari alla Costituzione, per gravi e persistenti violazioni alla legge o gravi motivi di ordine pubblico.

Ancora, non porterebbe certo a un Cialente-ter la decadenza del Consiglio comunale per l’impossibilità di surroga (sostituzione) di consiglieri dimissionari, per la mancata approvazione in tempo del bilancio (i termini sono successivi alla deadline di novembre), la mancanza di strumenti urbanistici a 18 mesi dall’elezione (il Prg c’è, ancorché vecchio di quarant’anni).

Ecco che l’unico viatico a uno scenario che porterebbe alla terza candidatura è la dimissione della metà più uno dei consiglieri comunali, che necessita di un “tradimento” di almeno 5 consiglieri eletti con la maggioranza due anni fa.

In opposizione ci sono, infatti, 12 consiglieri, e per superare la metà più uno dei 32 compreso il sindaco attualmente presenti in aula ci vogliono 5 transfughi decisi a sfiduciare Cialente.

Al momento non ci sono segnali in tal senso, ma se qualche ribelle come Ermanno Giorgi, vice presidente del Consiglio eppure passato al gruppo misto in polemica con il primo cittadino, o gli insofferenti di Alleanza per l’Italia Pierluigi Mancini e Giuseppe Ludovici sostenessero la “congiura”, basterebbe solo un paio di altri nomi pescati tra gli insospettabili per concretizzare lo scenario.

I PRECEDENTI ADDII DEL SINDACO

Cialente si era già dimesso la prima volta quasi al termine del suo primo mandato, nel marzo 2011, a conclusione di un lungo periodo in cui la sua maggioranza perdeva pezzi e non riusciva a votare i provvedimenti.





A metà del guado aveva ‘occupato’ simbolicamente palazzo Margherita, il Municipio devastato dal terremoto del 6 aprile 2009, lanciando un appello sul ritardo dei fondi per la ricostruzione.

Le dimissioni le aveva ritirate alla scadenza dei 20 giorni, presentandosi in Comune alle 8.30 di domenica mattina e costringendo agli straordinari il segretario generale Vincenzo Montillo.

Nei mesi successivi, spesso nei casi di polemica politica più aspra il sindaco è arrivato a minacciare di andarsene e mandare tutti a casa.

Perfino nel giugno 2012, solo un mese dopo essere stato confermato per altri 5 anni, il nuovo affondo, “se Gianni Chiodi rimane come commissario per la ricostruzione vado via io”.

A maggio 2013 la clamorosa protesta della fascia tricolore, rispedita al Quirinale a Giorgio Napolitano (il capo dello Stato gliel’ha fatta riavere qualche giorno dopo), e dei tricolori ammainati da tutti gli uffici pubblici, con appunto la nuova minaccia di dimissioni.

Nel settembre 2013, dopo nuovi sfaldamenti nella sua coalizione, l’avvertimento: “Non ho più la maggioranza, se si va avanti così sarà giusto ridare la parola ai cittadini”.

Poi, l’11 gennaio, qualche giorno dopo l’arresto ai domiciliari del vice sindaco, Roberto Riga, e di altri 3 per l’inchiesta sulle presunte tangenti nella ricostruzione, le dimissioni sono arrivate davvero.

E quando sembrava che Cialente stesse per gettare la spugna definitivamente, facendo passare i 20 giorni di tempo, il 22 è arrivata la retromarcia, con l’aggiunta di un nuovo numero 2 della Giunta, l’ex procuratore e nuovo vice sindaco Nicola Trifuoggi.

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