FATALE LA SPACCATURA CON FORZA ITALIA, ''IMPOSSIBILE APPROVARE IL BILANCIO, MAGGIORANZA DIVERSA DA QUELLA DEL 2015, TROPPI CONDIZIONAMENTI ESTERNI''

COMUNE DI CHIETI: SI E’ DIMESSO IL SINDACO DI PRIMIO, ”NON STO QUI A FARE IL BURATTINO”

17 Giugno 2019 13:48

Chieti - Politica

CHIETI – Il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, ex Forza Italia, si è dimesso. Lo ha fatto oggi in mattinata, dopo aver convocato una riunione di giunta urgente, e poi una conferenza stampa. Nel giorno in cui il Consiglio Comunale avrebbe dovuto votare il bilancio, ma con i numeri fortemente in bilico. 

Fatale è stata la spaccatura con i cinque consiglieri dissidenti di Forza Italia, il capogruppo Marco D’Ingiullo, Maura MicomonacoEmiliano VitaleMaurizio Costa ed Elisabetta Fusilli, tutti espressione dell’assessore regionale di Forza Italia alle Attività produttive Mauro Febbo, considerato grande regista della caduta di Di Primio. I cuqnue hanno deciso di non partecipare alla seduta odierna, per l'approvazione del bilancio.  In forse anche i voti dei tre consiglieri dell’Udc.

Nella conferenza stampa il sindaco ha precisato di “aver fatto ritirare le delibere in Consiglio Comunale, anche se c’erano forse i numeri. Il bilancio avrebbe fruttato 37 milioni di lavori. L’ho fatto per rispetto di chi ha sempre condiviso il lavoro per la città. Città che amo. Ma non sto qui a fare il burattino e non sono prigioniero di nessuno”.

“Una parte della maggioranza – ha aggiunto- ha reso inevitabile questa decisione. Quella maggioranza uscita dalle urne del 2015, oggi in aula non è più la stessa, condizionata dall'esterno. Non ci sono le condizioni per approvare il bilancio, e dunque mi dimetto da sindaco”. 

E ha poi rincarato la dose: “Non c'è possibilità di trattare con il ricatto, poiché loro sono manovrati da qualcuno che dietro dice di comandarli, tant'è che oggi giustamente non sono venuti in Consiglio, e io non sono uno che si fa certo comandare. Il centrodestra perde la grande occasione di fare pulizia al proprio interno togliendo logiche che non possono appartenere a persone serie. Io credo di aver fatto tutto ciò che potevo, di aver dato a questa città tempo, amore, passione, credo di aver dato anche progetti finanziati e non chiacchiere, come fa qualcuno”.





Di Primio, circondato dagli esponenti della sua giunta e da alcuni consiglieri di maggioranza, è apparso visibilmente commosso. 

La caduta di Di Primio fa seguito a quella del sindaco di Avezzano, anche lui del centrodestra, Gabriele De Angelis, vittima allo stesso modo dei conflitti interni alla maggioranza.

Di Primio, al suo secondo mandato, è stato rieletto sindaco nel 2015 con il 55% dei voti. Dopo un passato in Alleanza nazionale e Nuovo centro destra, nel 2017 ha aderito a Forza Italia.

Di Primio si era già  dimesso a metà settembre 2018, convinto di potersi candidare a presidente della Regione Abruzzo per la coalizione di centrodestra.

Ipotesi poi tramontata con la scelta fatta sui tavoli romani di Marco Marsilio di Fratelli d'Italia. Di Primio ha dunque ritirato le dimissioni a inizio ottobre,  ma è stata questo passaggio l'inizio della fine. 





Due i fattori scatenati, o alemeno ufficiali, di una crisi che era da tempo nell'aria: il passaggio dell'assessore Nicoletta Di Biase a Fratelli d'Italia,  candidata con Forza Italia alla Regione, ma senza il benestare di Febbo. E di cui Fi ha chiesto le dimissioni dalla giunta. 

E poi la richiesta, da parte dei forzisti, della stabilizzazione di 48 precari storici della municipalizzata Teateservizi, che si occupa della riscossione dei tributi. 

Di Biase ha rimesso le deleghe nelle mani del sindaco ma resta assessore, la stabilizzazione non ha avuto luogo, anche perchè si dimesso il neo amministratore unico Giovanni D’Amico

“Io non è che non voglio fare il sindaco, mi è rimasto un anno e lo faccio quasi da dieci e continuo a fare anche a dispetto di coloro che adesso stanno facendo problemi. Qui c'è una grave responsabilità della classe dirigente regionale – ha detto ancora il sindaco dimissionario – che sta mandando a casa un'amministrazione di una città capoluogo di centro destra a un anno dalle elezioni come se Teramo non stesse in questa regione. Io non posso dire altro che Teramo docet: se non avete ancora compreso che dare spazio a chi fa i ricatti e le bande armate poi porta a perdere le elezioni, vuol dire che non avete compreso una lezione abbastanza banale che dà la vita politica”.

“Non credo che ci siano le condizioni in questo momento neppure per pensare a un ritiro delle dimissioni. Questo vorrebbe dire la sottoscrizione di un patto di fine mandato dove non c'è gente che scappa o sì nasconde dietro qualcuno: io non parlo più con gente che non è il segretario di un partito o un consigliere comunale, sono stufo di avere incontri e dialoghi con chi non è né consigliere comunale né segretario di partito ma viene ad alzar voce nelle riunioni. Questo non è un metodo che mi appartiene, non ho mai avuto nessuno comandato da me, ho avuto solo gente che ha scelto di stare con me e io non ho avuto questo nelle ultime due-tre settimane. Finché non ci saranno quelle condizioni è impossibile anche parlare di un percorso diverso dal tornare tutti a casa e dal rivederci a maggio dell'anno prossimo alle elezioni comunali”, ha concluso Di Primio. 

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