REGIONE: ASSESSORE SANITA' REPLICA AD ACCUSE DI DIETROFRONT SU PROVVEDIMENTO DI GIUNTA DI LUNEDI' SCORSO SU CASE DI CURA. ''NON C'E' STATA BOCCIATURA TAVOLO MONITORAGGIO DELLE NORME DEL GIUGNO SCORSO''

CLINICHE PRIVATE: VERI’, ”NESSUN REGALO, NUOVA DELIBERA E’ SOLO UN CHIARIMENTO”

di Filippo Tronca

17 Ottobre 2019 08:24

Regione -

PESCARA – “Non è un dietrofront, è una delibera esplicativa, nessuno ha mai pensato di fare regali alle cliniche private, di allentare i controlli, di consentire sforamenti dei tetti di spesa, come insinuato da qualcuno”.

Parola di Nicoletta Verì, assessore regionale alla Sanità, della Lega, che così replica per la prima volta sul caso sulla sanità privata aperto nel giugno scorso con il via libera a norme che hanno fatto gridare molti allo scandalo per maglie allentate su budget e controlli nei confonti delle case di cura.

E chiuso con quella che è stata considerata una marcia indietro con la delibera approvata lunedì scorso dalla Giunta regionale abruzzese del presidente, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, che come si legge in un suo comunicato stampa, è stata varata “per ovviare a possibili dubbi interpretativi”.

Il chiarimento, secondo la Verì, è sui quanto previsto dalla delibera 348 del 18 giugno, in cui era stato confezionato uno schema di contratto, secondo molti assai “generoso”, con le cliniche private accreditate, in cui ci sarebbero state concessioni su controlli, su prestazioni e posti letto occupati, consentendo una maggiore elasticità nei tipi di ricovero, da un reparto all'altro, oltre al fatto che si sarebbero reso “più agevole sforare i tetti dei rimborsi pattuiti con le Asl, senza dover fornire giustificazioni”.

A bocciare i passaggi salienti della delibera è stato del resto il Tavolo di monitoraggio del ministero della Salute del 30 luglio, a cui è sottoposto l’Abruzzo nonostante l’uscita dal commissariamento, che aveva prescritto, tra le altre cose “l'oscillabilità fino al 20% del tetto mensile del budget”, di cui viene esplicitamente chiesta l'eliminazione nello schema del contratto. Come pure il criterio della “non interscambiabilità dei posti letto tra le Aree funzionali medica e chirurgica”, consentendo invece la sola intercambiabilità nell’ambito di una stessa area. Come del resto stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato. 

È arrivata poi la delibera del 14 ottobre, e l'assessore Verì ad esplicita domanda nega che sia stato l'esito di quella che per lei non è affatto una bocciatura, ma una richiesta di chiarimento.

Prossimo passaggio il nuovo Tavolo di monitoraggio, che lo stesso assessore annuncia che sarà convocato per fine novembre, e in cui si dovrà arrivare anche alla definizione del piano di riordino della rete ospedaliera abruzzese. Un passaggio ritenuto basilare per una regione che a Roma è tornata nell’occhio del ciclone dopo la uscita a fine 2016 dal commissariamento per il deficit in cui era finita nel 2008.

All'ordine del giorno, però ci sarà anche la nuova delibera sulle cliniche private.





“Con questo ulteriore atto di giunta – prosegue l'assessore la Verì – non facciamo altro che precisare, chiarire, esplicitare quanto era comunque previsto nella delibera del 18 giugno. Ovvero la rigorosa verifica del tasso di occupazione giornaliera nelle cliniche, e ovviamente della legittimità e la congruità delle prestazioni svolte, l’invalicabilità del tetto di spesa annuo, e il ricorso all'oscillabilità del fatturato solo in casi eccezionali e con obbligo di tempestiva comunicazione alla Asl di appartenenza. È prevista poi la non interscambiabilità dei posti letto tra un reparto e l'altro”.

Insomma: si è trattato di un grosso equivoco, a sentire l'assessore Verì.

Sia da parte del Tavolo di monitoraggio, che dai parte dei critici del provvedimento. Davvero pochi, a dire la verità, quelli usciti allo scoperto.

Praticamente solo l'ex consigliere regionale Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che ha lanciato bordate in un conferenza stampa nel caldo agostano, e che ieri ha esultato per il goffo “dietrofront” della giunta di centrodestra dopo le ” bastonature” del Ministero.

Silenzio invece da centrosinistra e Movimento 5 stelle. L'ex assessore alla Sanità Silvio Paolucci, ora capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale, contattato da Abruzzoweb, ha spiegato che “prima di esprimersi vuole leggere la nuova delibera”, che ancora non è stata pubblicata sul sito della Regione.

“A chi ci accusa di aver voluto fare regali alle cliniche private, e ora parla di dietro front, semplicemente non aveva letto bene la nostra delibera. Ora abbiamo fugato definitivamente il rischio di incomprensioni”, chiosa ancora la Verì, di professione psicologa, che in questi mesi spesso al centro delle polemiche, che difende come una leonessa il suo operato e la sua trasparenza.

COSA AVEVA SCRITTO IL TAVOLO DI MONITORAGGIO

La “Riunione congiunta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza”, è lo strumento con il quale il ministero della Salute e il welfare, monitora in modo occhiuto e inflessibile la spesa sanitaria abruzzese, ancora “convalescente”, dopo il commissariamento durato dal 2009 al settembre 2016, costato misure lacrime e sangue ai cittadini, per ripianare un deficit sanitario enorme accumulato in anni di vacche grasse e spese allegre e senza adeguati controlli, comprese quelle a favore delle cliniche private.

Il Tavolo di monitoraggio, si legge nella relazione, ha bocciato senza appello, innanzitutto, “l'oscillabilità fino al 20% del tetto mensile del budget”, di cui viene esplicitamente chiesta l'eliminazione nello schema del contratto. Si è chiesto in sostanza di tener fermo quanto previsto “nella delibera di giunta 634 del 2017 in cui si prevedeva che a garanzia della previsione di spesa concordata con il contratto a tutela della continuità nell'erogazione delle prestazioni di ospedalità le parti convengono che il tetto annuale di spesa e frazionato in mensilità con l'obbligo non superamento dei limiti progressivi mensili conoscibilità mensile non superiore al 10% il tetto mensile”.





E la regola per la quale “per motivate esigenze comunque segnalate e autorizzate dalla Asl di afferenza territoriale delle singole case di cura, può essere riconosciuto una occasionale ed eccezionale oscillabilità compresa tra il 10% e il 30%, a condizione che non compatti l'erosione anticipata del tetto massimo annuale assegnato”.

Il Tavolo di monitoraggio, ha ricordando poi i contenuti della sentenza del Consiglio di Stato, che ha rilevato come “l'accreditamento non riguarda la struttura accreditata, ma i posti letto, suddivisi per disciplina, presenti all'interno della stessa struttura, pertanto non è possibile variare la destinazione del singolo posto letto rispetto alla patologia per la quale è stato accreditato”.

E inoltre che “la flessibilità del sistema della destinazione dei posti letto nelle strutture accreditate è un'esigenza di medio-lungo periodo ancorata ai tempi della pianificazione e delle sue revisioni sicché, senza una formale riconsiderazione del numero e della distribuzione dei posti letto, resta ferma, nell'ambito di ciascuna area funzionale omogenea, la loro ripartizione quantificazione per singole discipline accreditate” così come è stata fissata nella tabella allegata alla legge regionale 6 del 2007″.

Un'evidenza, che per il Tavolo di monitoraggio è stata disattesa dalla delibera incriminata.

“La stessa esigenza di flessibilità – si legge infatti nella relazione – non può invece intendersi come facoltà della struttura privata di operare in deroga al numero di posti letto assegnati alle singole discipline secondo uno schema variabile non predefinito, rimesso la sua piena discrezione, e quindi di assai difficile previsione e controllo da parte dell'ente regionale. Avallare il libero interscambio dei posti letto vorrebbe dire vanificare il fine della programmazione dei ricoveri, e consentire alla struttura accreditata di prescindere dalle prestazioni delle attività concordate per specifica tipologia e quantità con la Asl”.

Si legge anche che i rappresentanti della Regione Abruzzo (non specificati), nel corso della riunione, “hanno fatto presente che la programmazione è vetusta e pertanto con la bozza di contratto in esame si è cercato di colmare il gap tra programmazione e produzione/bisogni assistenziali”. I rappresentanti del Ministero hanno però ribattuto che “le argomentazioni portate alla Regione non sono condivisibili, in quanto un'eventuale vetustà dell'offerta ospedaliera, trova soluzione nell'adozione di un nuovo atto di programmazione ospedaliera, che come noto deve essere valutato ha sentito da apposito tavolo ministeriale e successivamente essere approvato dai medesimi tavoli comitato”.

E ancora: “la Regione deve programmare la propria produzione sulla base dei fabbisogni di salute prevedendo ex-ante la programmazione dei ricoveri, e non lasciare alla struttura privata accreditata la facoltà di operare in deroga. Tale comportamento appare lesivo della funzione di previsione e controllo da parte dell'ente regionale”.

Da qui la richiesta, che suona quasi come un ordine perentorio, di eliminare, nello schema del contratto, anche la parte che prevede l'utilizzo flessibile dei posti letto accreditati. (f.t.)

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