CINGHIALI E LUPI: ALLEVATORI ABRUZZESI DA MARTINA CHIEDONO ABBATTIMENTI

27 Febbraio 2017 07:13

Regione - Cronaca

L'AQUILA – C'era anche il comitato spontaneo degli allevatori abruzzesi, giovedì scorso a Roma, a manifestare in piazza della Repubblica contro l’aumento del numero dei cinghiali e dei lupi sull’appennino e nelle aree circostanti.

“Le regioni più organizzate e con un elevato numero di allevatori sono state la Toscana, la Puglia e la Liguria che da anni promuovono la battaglia contro i predatori che hanno devastato gli allevamenti estensivi”, si legge in una nota del comitato, che ha fatto parte della delegazione ricevuta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.

“La proposta più rilevante e che interessa la collettività è quella finalizzata alla ricerca per la eliminazione degli incidenti mortali causati dai cinghiali e quella di stabilire, quindi, un numero massimo di ungulati oltre il quale va previsto l’abbattimento per il mantenimento del giusto equilibrio”.

Il comitato ha ricordato l'ultimo incidente che si è verificato  tra Navelli e Bussi con la distruzione, dopo il ribaltamento, di due automobili, e il ferimento dei loro occupanti, tuttora in ospedale.





“Il numero dei lupi è in aumento con femmine prolifiche con un incremento ogni anno del 30% per le nascite, arrivando all’attuale presenza di 2000 esemplari sull’Appennino centrale”, aggiunge il comitato nella nota.

“Gli allevatori non vogliono gli indennizzi, ma soprattutto non vogliono i lupi in quanto gli indennizzi non ristorano tutti i danni”.

“L’allevatore, quando al mattino controlla la mandria e non trova il puledro, il vitello e le pecore, gira tutto il giorno e se non riesce a reperire i resti non viene indennizzato, quindi non viene effettuata la denuncia con la conseguenza di una statistica  falsata”.

“Nel caso in cui li lupo 'mangia' gran parte dell’animale predato ed i resti non sono sufficienti a giustificare il riconoscimento dell’indennizzo – spiegano – l’allevatore perde sia il capo animale che l’indennizzo”.

“Quando viene indennizzato il danno, il riferimento della liquidazione è quello del prezzo degli Enti Parco e non secondo il prezzo di mercato”, per questo il comitato evidenzia che “lo smaltimento della carcassa è a cura dell’allevatore che deve reperire il carro frigorifero autorizzato e la pala meccanica per effettuare il caricamento sul mezzo e smaltire il rifiuto a Roma per farlo bruciare in quanto a L’Aquila non risulta esserci un impianto idoneo”.





Il costo di tale operazione ammonta a circa  2.500 euro.

“Qualora l’allevatore non curi la corretta procedura di smaltimento della carcassa, quest’ultimo viene denunciato per abbandono di rifiuti con tutte le conseguenze di un procedimento penale”.

“Il comitato richiede interventi urgenti perché gli allevatori non possono più sopportare tale devastazioni per i fanatismi mal celati da gli affari europei sul lupo”, continua la nota.

“Il Comitato – conclude – ritiene che il lupo non causi tanti danni quanti quelli dei finanziamenti europei che ruotano intorno al predatore 'ben strumentalizzato' e non rispettato come tale”.

 

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