L'AQUILA – In attesa di vederla illuminata a brevissimo col tricolore per l'adunata nazionale degli Alpini, la Fontana Luminosa torna a risplendere e a regalare cascate d'acqua.
Ad uno dei simboli più belli della storia del Novecento dell'Aquila sono state infatti tolti cerotti e bende post-sisma ed ora la Fontana è di nuovo viva lì, in piazza Battaglione Alpini, a pochi metri da uno degli accessi al centro storico, quello su corso Vittorio Emanuele.
Ed è subito amore, un amore mai passato, mai svanito, tant'è che in tanti, non solo aquilani, mentre il cantiere della ricostruzione fa rumore nella polvere e nel bel sole di maggio, mettono mano alle fotocamere per fotografare e farsi fotografare davanti alla Fontana, con alle spalle il Gran Sasso versione primaverile, con poca neve rimasta a segnarlo.
Impossibile, per chi conosce L'Aquila, dimenticare che la Fontana Luminosa, “classe” 1934, opera dello scultore Nicola D'Antino, ha rappresentato e a modo suo continua a rappresentare uno dei luoghi d'incontro più popolari (“ci vediamo alla Fontana” è una frase che rappresenta l'aquilanità più profonda), un crocevia di gente, di autobus, di arrivi e partenze, di innamoramenti, di litigi, di sbornie diurne e notturne, di gran giornalismo (proprio lì c'era la storica redazione aquilana del quotidiano il Messaggero).
E allora, mentre la città continua a prepararsi in vista della tre giorni dell'Adunata nazionale degli Alpini – 15, 16 e 17 maggio – la Fontana si riprende ciò che il terremoto le aveva tolto.
Dopo la riapertura di San Bernardino e con il ripristino di diversi palazzi dentro Corso Vittorio Emanuele, piazza Regina Margherita e via Garibaldi, L'Aquila, pur se a macchia di leopardo e con tutte le difficoltà volontarie e involontarie, si sta pian piano rimettendo in piedi.
Ora, però, bisogna fare in modo di aumentare la “pressione” per far sì che aquilani e non, al di là della folla di operai al lavoro, si riprendano il centro storico anche di giorno.
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