TRENTESIMO VIAGGIO NEL CRATERE: SINDACO SALUTARI, ''TROPPA BUROCRAZIA''

CASTELVECCHIO SUBEQUO, ”RICOSTRUZIONE RIPARTE CON L’ATENEO”

di Silvia Santucci

26 Settembre 2011 08:07

L'Aquila -

CASTELVECCHIO SUBEQUO – Castelvecchio Subequo è comune della provincia dell’Aquila di 1.079 abitanti.

Sorge alle pendici del monte Sirente e vanta o, forse sarebbe meglio dire “vantava”, un centro storico ricco di elementi di notevole importanza storica, artistica e culturale.

Questo piccolo quanto raro patrimonio tra le montagne è però in stato di abbandono.

La burocrazia, come spiega ad AbruzzoWeb nella trentesima tappa del “Viaggio nel cratere” il sindaco del paese, Pietro Salutari, frena i lavori e per ora, almeno in centro storico, tutto è fermo.

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Quante vittime e quali danni ha fatto il terremoto?

Fortunatamente di vittime non ce ne sono state nonostante i danni siano stati molti, soprattutto in centro storico, dove ci sono stati tre crolli totali e il 90 per cento degli edifici è classificato E. Al di fuori del centro storico, invece, la situazione è nettamente migliore, con circa una ventina di abitazioni danneggiate gravemente su 600.

Com’è stata risolta l’emergenza abitativa?

Subito dopo il sisma è stata allestita una tendopoli, gestita dalla Protezione civile di Biella, che ha ospitato circa 170 persone, di cui almeno 80 erano veri e propri sfollati che abitavano nel centro storico. Dopo aver smantellato la tendopoli, è stata concessa l’autonoma sistemazione fin quando, nello stesso dicembre 2009, sono stati costruiti 13 Map (Moduli abitativi provvisori, ndr) ed eseguiti i lavori necessari a otto alloggi popolari, inutilizzati prima del terremoto, e due comunali, anch’essi non disponibili prima del sisma ma resi utilizzabili solo in seguito all’intervento della Protezione civile.

In questo modo, circa 40 persone sono state sistemate nei Map e ad altri otto nuclei familiari sono state assegnate le case dell’Ater; sono rimaste tre famiglie che, al momento, ricevono i contributi dell’autonoma sistemazione e che, quindi, sono ancora da sistemare.

Quali sono le condizioni della zona rossa? Potrà essere ristretta a breve?

Il centro storico è quasi completamente chiuso, solo una minima parte è stata resa accessibile dopo i puntellamenti e la messa in sicurezza degli edifici ma, nella parte chiusa, nonostante qualche intervento, ci sono ancora macerie, case crollate e diversi situazioni di precarietà come qualche edificio deve ancora essere demolito. Adesso che l’emeregenza è passata, ci troviamo nella fase decisiva ma è tutto legato al piano di ricostruzione, quella vera.

A tale proprosito, devo ammettere che non sono molto fiducioso perché i tempi saranno lunghi e ci sono molto questioni da affrontare. In particolare, l’ordine degli ingegneri ha fatto ricorso al Tar nazionale e regionale nei confronti dei Comuni aquilani di Castelvecchio Subequo e Barisciano e di quello teramano di Arsita perché siamo stati i primi a firmare una convenzione con l’università sull’affidamento dei piani di ricostruzione. Il 28 settembre il Tar si pronuncerà sulla questione e si deciderà se dare la sospensione a quest’iniziativa o far procedere i lavori.





A che punto è il piano di ricostruzione nel suo Comune?

Al centro storico l’università stava avviando un egregio lavoro ma è stata bloccata e adesso è tutto fermo. Per gli aggregati “E”, anche al di fuori del centro, non è stata terminata neanche la parte progettuale. Siamo riusciti, però, a eseguire interventi sulle scuole primarie e di infanzia che, però, non si trovano in centro. Entrambe avevano, infatti, riscontrato una parte inagibile o alcune lesioni ma, o sfruttando la parte agibile, come è accaduto nella scuola di infanzia, o facendo dei lavori su una trave di quella primaria, è stato possibile riaprire entrambe, già dallo scorso anno. 

A oggi, qual è il problema più urgente da affrontare?

Dietro questa ricostruzione c’è troppa burocrazia! Basti pensare che solo per rendere attuativo un progetto c’è bisogno dell’approvazione del Genio Civile, della Province e della Regione. Si dovrebbe trovare una strada più corta o proporre altre soluzioni per velocizzare i tempi.  Per il resto, tutti gli interventi urgenti sono legati al piano di ricostruzione e, naturalmente, alle risorse economiche che ci auguriamo non mancheranno.

Cosa vorrebbe dire al commissario per la ricostruzione?

Arrivati a questo punto, gli chiederei di andare incontro all’amministrazione sui tempi e sugli aspetti burocratici e di snellire gli iter che i cittadini devono intraprendere; per fare un esempio, a volte, solo per avere risposta Regione occorrono due o tre mesi. Nella fase di prima emergenza si è lavorato abbastanza celermente, ma adesso i tempi si sono allungati e va fatto qualcosa.

Quanto ci vorrà per ricostruire il suo paese?

Io mi auguro che non sia più di 15 anni ma penso che non sia un obiettivo raggiungibile, più che altro, per questione di risorse; i lavori, d’altra parte, sono enormi: solo per sistemare palazzo Castellato sono stati  finanziati un milione e 700 mila euro… Vi lascio immaginare quanti soldi ci vorranno per mettere apposto tutto il centro storico.

Per quanto ci riguarda, appena si concluderà la vicenda col Tar, spero che riprenderanno i lavori dell’Università di Pescara, in modo da recuperare il tempo perduto. I tempi dipenderanno anche da noi: cercheremo di stare dietro ai tecnici e di fare tutto il possibile anche se, c’è da riconoscere, che alcuni progetti nono sono affatto semplici e impiegheranno periodi più lunghi.

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