CASO PALAMARA, NUOVI ELEMENTI: LEGNINI, ‘LUCA DOBBIAMO DIRE QUALCOSA SULLA NAVE’

28 Maggio 2020 11:52

Italia - Politica

L'AQUILA – “Dobbiamo dire qualcosa sulla nave”.

“Ok, sono pronto”.

Il caso Palamara continua a tenere banco: Il magistrato, indagato per presunta corruzione al processo di Perugia, è il protagonista di alcuni scambi di messaggi in chat, finiti agli atti dell'indagine a suo carico, con Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, oggi commissario per l’emergenza sisma del Centro Italia.





Nei giorni scorsi Legnini ha tenuto a precisare che “Mai avrei potuto orientare Repubblica né nessun altro: non ne avevo il potere”; l'ex numero due del Consiglio superiore della magistratura dal 2014 al settembre 2018 in quota Pd sotto il governo Renzi, dunque, in una lunga intervista ha chiesto scusa al quotidiano Repubblica, sostenendo di aver pronunciato “una frase infelice”.

Ma oggi emergono nuovi elementi nella vicenda.

Il 24 agosto 2018, secondo quanto riporta La Verità – Legnini scrive a Palamara subito dopo l'iscrizione nel registro degli indagati di Matteo Salvini, per la vicenda della nave Diciotti: “Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave”. 

Luca Palamara, pm ex presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), finito nella bufera, risponde: “Ok, sono pronto”, ma Legnini sembra avere fretta: “Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma”.





Il pomeriggio successivo la nota esce e il caso della nave Diciotti viene messo all'ordine del giorno del plenum del Csm. La nota: “Le vicende relative al trattenimento a bordo della nave Diciotti, hanno fatto registrare interventi di esponenti del mondo politico e delle istituzioni, anche in relazione agli accertamenti giurisdizionali in corso. La verifica del rispetto delle norme è doverosa nell'interesse delle istituzioni”.

Segnale, che – si legge sulle colonne del quotidiano La Verità – conferma la volontà di attaccare Matteo Salvini, come scritto nello scambio di messaggi tra Palamara e Auriemma: “Ha ragione…ma ora bisogna attaccarlo”.

Dopo la pubblicazione delle intercettazioni, dall'Abruzzo era partito un attacco frontale dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione, Sara Marcozzi, ex collega di scranno all’Emiciclo: “Questo non è certo ciò che ci si aspetta da quello che si dice un ‘uomo delle istituzioni dall’alto profilo’. Il M5S dovrebbe seriamente riflettere sulla opportunità di chiederne le dimissioni dall’importante ruolo che gli è stato di recente affidato”, aveva tuonato Marcozzi invocando, dunque, una sorta di dietrofront del suo stesso Governo che ha nominato commissario per la ricostruzione post terremoto del Centro Italia, Legnini, candidato a fine mandato Csm, alla presidenza della Regione per il centrosinistra alle elezioni abruzzesi del 10 febbraio 2019.  

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