CALCIO: DAVIDE DI FABIO, E’ AQUILANO IL ‘PICCOLO BUFFON’

di Alessia Lombardo

11 Settembre 2011 09:50

L'Aquila -

L’AQUILA – Ha salutato a 15 anni il capoluogo d’Abruzzo per rincorrere la sua grande passione per il calcio.

Quattro anni dopo, Davide Di Fabio ha le idee chiare: diventare il prossimo portiere della Juventus.

Simpatico e determinato, l’estremo difensore classe ’91, di strada ne ha già fatta tanta, ma vuole proseguire il suo cammino fino a Torino.

Scoperta la propria vocazione per la porta da piccolissimo nel Fossa Valle Aterno, si è trasferito a 15 anni a Gubbio. Sono seguiti poi tre anni di grandi emozioni a Milanello.

Acquistato dal Milan, infatti, il portiere aquilano, in forza prima negli Allievi poi nella Primavera, ha osservato da vicino i big rossoneri come Christian Abbiati, cercando di cogliere i loro segreti.

Arrivato quest’anno al Sassuolo in serie B, il “numero 1” abruzzese, come terzo portiere della prima squadra, vive da vicino il campionato cadetto, facendosi trovare pronto per un eventuale esordio.

Tranquillo quando si parla di calci di rigore, Di Fabio sembra avere il fattore in più dell’ incoscienza giovanile nel proteggere la propria porta.

Con sacrificio e determinazione, cercando di assorbire insegnamenti in ogni dove, il baby portiere si gode il viaggio per diventare un grande campione. Una meta lontana, ma non impossibile.

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Quando hai capito che saresti finito in porta?

Non l’ho mai capito! (ride) Per sbaglio, in allenamento a 8 anni, sono finito tra i pali e non sono più uscito…

Quali i vantaggi e gli svantaggi per chi gioca come estremo difensore?

Il vantaggio è sicuramente quello di ricoprire il ruolo più bello, mentre lo svantaggio è la pressione che si ha durante la partita. Se è battuto il portiere è finita!





Calci di rigore. Croce o delizia?

Io li vivo bene, solitamente sono tranquillissimo. In realtà, se ci si pensa, la responsabilità è poca: la palla o gonfia la rete o non entra.

Restiamo sul “dischetto”. Come si individuano la traiettoria del tiro e il lato dove tuffarsi?

È principalmente una questione legata all’istinto. Si guarda il viso dell’avversario e si cerca di intravedere il lato che sceglierà, poi ci si butta.

Tutto ha avuto inizio nel Fossa Valle Aterno, formazione dilettantistica aquilana, raccontaci…

Ho iniziato a giocare con questa società a sei anni. A quell’età non ci sono ruoli definiti, si gioca un po’ ovunque e anch’io ero in mezzo al campo, poi qualche anno più tardi c’è stata la “scoperta” della porta. A 15 anni un osservatore mi ha notato e, dopo un provino, sono andato al Gubbio, allora in C2, giocando negli Allievi nazionali con il preparatore Riccardo Tumiatti nella stagione 2007-2008.

A soli 19 puoi già vantare esperienze importanti. Oggi sei a Sassuolo, ma per tre anni hai respirato l’aria di “Milanello”, dopo una stagione a Gubbio. Cosa si prova a stare vicino ai “mostri sacri” del calcio?

A Milano sono stato tre anni. Nella stagione 2008-2009 ho giocato con la formazione degli Allievi nazionali e il preparatore dei portieri è stato Luigi Romano, poi le successive due stagioni, 2009-2010 e 2010-2011, sono stato nella Primavera rossonera con il preparatore Beniamino Abate. È stata una cosa favolosa: il top del top. Nelle amichevoli in famiglia noi portieri non giocavamo mai perché in entrambe le porte andavano quelli della prima squadra. Le grandi emozioni però non mancavano: spesso ci incrociavamo e mangiavamo insieme. Nonostante la loro bravura sono persone umane anche loro: Christian Abbiati in particolare aveva una particolare simpatia nei miei confronti.

Salutata la Milano rossonera ti sei trasferito a Sassuolo (Modena) per una nuova sfida. Sei il terzo portiere della prima squadra, che milita tra i cadetti, ma il sabato giocherai con la Primavera. Che campionato ti aspetti?

Tutta la settimana sono in prima squadra e mi trovo molto bene, sono ragazzi tranquilli. Il sabato andrò in campo con la Primavera e mi aspetto un campionato molto difficile perché ci sono squadre molto più organizzate come Fiorentina e Juventus. Tornando ai ‘grandi’, per ora osservo e quando sarà il mio turno mi farò trovare pronto.

Nessuno è eroe in patria. Si è mai incrociata la tua strada con quella dell’Aquila Calcio?

In realtà sono stato contattato più volte dalla società rossoblù, ma non c’è mai stato niente di concreto. L’ultimo contatto c’è stato questa estate, ma avevo già firmato con il Sassuolo.

C’è qualcuno a cui devi dire grazie per il percorso che hai fatto finora?





Sicuramente alla mia famiglia che mi è stata sempre vicina. Alla società Fossa Valle Aterno, che mi ha permesso di intraprendere un cammino così bello, e a ogni mister che mi ha allenato perché ognuno mi ha insegnato qualcosa.

Sei fuori casa da quando avevi 15 anni.. sei rimasto in contatto con la tua L’Aquila?

Certo, i miei amici mi seguono e mi chiamano spesso.È rimasto un bel rapporto. 

Come si valorizzano al meglio i giovani?

Bisogna soprattutto dare fiducia concedendo loro spazio fin da piccoli. Occorre sin da subito fornire l’opportunità di scendere in campo. È normale che possano sbagliare, ma l’importante è metterli alla prova.

Hai altre passioni oltre al calcio?

Sì mi piacciono i motori, soprattutto le macchine.

E la patente?

Non ti ci mettere anche tu! (ride) Ancora non ce l’ho, ma sto studiando per prenderla qui a Sassuolo. A Milano mi sono diplomato in Ragioneria, ma non ho avuto l’opportunità di studiare per la patente perché avevo ritmi serrati con gli allenamenti. Sono già alla seconda lezione di scuola guida.

Torniamo al calcio. Qual è portiere a cui ti piacerebbe assomigliare?

Senza dubbio Gigi Buffon.Sono juventino e sicuramente da grande mi piacerebbe indossare la maglia della Juve, sarebbe un sogno che si realizza.

Come si fa ad andare avanti nel mondo dorato del pallone?

È fondamentale farsi scorrere addosso la tensione e restare lucidi. La competizione è molta e non bisogna cedere a nervosismi controproducenti.

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