CALA IL SIPARIO SUL CIAPI: REGIONE DECIDE LIQUIDAZIONE ENTE FORMAZIONE IN AGONIA

di Filippo Tronca

16 Luglio 2019 07:11

Regione - Politica

L'AQUILA – Anni di agonia, di quello che doveva continuare ad essere uno strumento di sviluppo e crescita professionale, lastricati da polemiche politiche, promesse salvifiche, proteste inascoltate di decine di dipendenti lasciati senza stipendio anche per tre anni.

E ieri è arrivata la parola fine per il Ciapi, il Centro interaziendale addestramento professionale industria, ente partecipato interamente dalla Regione Abruzzo, che in oltre quarant'anni di attività ha formato 40 mila lavoratori.

A dichiarla, la parola fine, una delibera di giunta dell'assessore al Lavoro della Lega Piero Fioretti, che ha approvato il progetto di legge regionale per l'estinzione della fondazione Ciapi da trasmettere in Consiglio. Obiettivo l'immediato scioglimento, “al fine di evitare ulteriori ricadute economiche e finanziarie negative per la Regione”. 

Verrà, quindi, nominato un commissario liquidatore da individuare tra soggetti esterni all'amministrazione.





Tutto sommato, arrivati a questo punto, è anche una buona notizia per i pochi dipendenti rimasti, visto che il commissario dovrà fare cassa, e dare priorità al pagamento delle loro spettanze, e del Tfr. 

Le risolute intenzioni, nei confronti del Ciapi, da parte della maggioranza di centrodestra di Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, si erano già palesate nel consiglio regionale del 30 maggio, dove era stato presentato un emendamento alla norma “Semplificazione del sistema regionale mediante abrogazione di leggi regionali”, che prevedeva proprio il taglio di 600 mila euro destinati a pagare gli stipendi ai lavoratori dello sfortunato ente. Norma fatta approvare nella legislatura precendente, per metterci l'ennesima pezza. 

Una levata di scudi si è però registrata sia da parte del centrosinistra, con Sandro Mariani, che da parte del Movimento 5 stelle, con Domenico Pettinari che la definisce un'azione “vergognosa e senza precedenti. La più vergognosa mai vista da quando ho memoria di una Giunta regionale”.

“Erano stati già stanziati i soldi nel bilancio dell'anno scorso per una somma pari a 600mila euro. Gli stessi che la Lega, in un precedente Consiglio regionale, aveva deciso di spostare ad altra destinazione e su cui sono intervenuto spingendoli a ritirare il documento in sede di consiglio. Il centro destra – ha aggiunto Pettinari – probabilmente pur di non dare i soldi ai dipendenti, che aspettano da tre anni lo stipendio, ha chiuso la società”. 

“Parliamo di 30 dipendenti, e quindi 30 famiglie, che in questo momento stanno scoprendo la notizia che li riguarda. Famiglie trattate come oggetti. Una cosa mai vista che avviene negli stessi giorni in cui questa Giunta ha stanziato soldi per salvare carrozzoni come i Centri Unici per la Ricerca e l'Arap o Abruzzo sviluppo. Milioni di euro stanziati per salvare le società partecipate e questa, che di stanziamenti non aveva neanche bisogno, viene chiusa”. 





“Se avessero chiuso tutte le partecipate allora avremmo potuto pensare ad una programmazione, ma chiudere solo il Ciapi dimostra, ancora una volta, che ci sono figli e figliastri – incalza -. Mi meraviglio che il centrodestra, che mentre governava il centrosinistra di Luciano D’Alfonso diceva ci voler salvare il Ciapi, ora lo liquidi colpendo al cuore i dipendenti. Metteremo in piedi manifestazioni a sostegno dei dipendenti del Ciapi. Quello che sta succedendo e ingiusto”.

“Dicano chiaramente cosa hanno intenzione di fare e spieghino il perché di questo autentico scippo ai danni dei lavoratori – ha tuonato Pettinari -. Se lo ritengono un ente inutile abbiano il coraggio di dichiararlo pubblicamente e facciano partire un percorso di riassorbimento delle professionalità all'interno di altri uffici di Regione Abruzzo, ad esempio in quelli destinati alla ricostruzione che hanno necessità di essere rinforzati!”.

La risposta è arrivata con la delibera di giunta: il Ciapi è un ente inutile, e sarà liquidato. 

Una cosa però era chiara  a tutti da tempo: il Ciapi non aveva più margini di manovra. Non potendo pagare gli stipendi infatti non poteva presentare il Durc, il documento di regolarità contributiva, e così non poteva nemmeno partecipare a bandi pubblici, europei in particolare, che avrebbero garantito delle entrate sostanziose e magari di pagare un po’ di stipendi e ridurre la montagna del debito.

Nel 2016 il presidente Luciano D’Alfonso aveva annunciato di rilanciare l’ente, definendolo una “struttura strategica”. Poi non se ne fatto nulla. E lo stesso D'Alfonso tornando sull'argomento, prima di dimettersi per andare a fare il senatore, aveva dichiarato che “il Ciapi è stato concepito nell’altro secolo, è fatto da persone straordinarie che devono reinterpretarsi, perché oggi la formazione va fatta dentro le aziende, non più in un luogo sconnesso”.

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