C.A.S.E. TOUR/GIGNANO, SIEPI CURATE, POCA SOCIALITA’

5 Agosto 2011 08:38

L'Aquila -

A oltre due anni dal terremoto, il progetto C.a.s.e. è una realtà urbana e sociale giocoforza accettata dagli aquilani.

Nelle 19 aree sono stati realizzati 185 edifici, per un totale di circa 4.500 appartamenti che a oggi ospitano circa 15 mila persone.

Alcuni abitano alloggi vicini alle loro case di un tempo, quelle che hanno perso, altri hanno cambiato completamente zona della città o addirittura paese.

Disagi e comfort si dividono quasi equamente, mentre le famiglie del capoluogo cercano di abituarsi a passare la vita in queste abitazioni.

Come si abita oggi nel progetto C.a.s.e.? Per avere il quadro della situazione e vagliare sentiti dire positivi e negativi, AbruzzoWeb ha lanciato una rubrica che periodicamente porterà i lettori dentro le piastre e gli alloggi.

Tra problemi, speranze, disagi e comodità. Buona lettura.





C.A.S.E. GIGNANO – LA SCHEDA
Palazzine:  4
Appartamenti:  96
Persone a oggi:  310
Cosa va: Cosa non va:
1. Estetica pregevole degli alloggi 1. Guasti alle tubature
2. Giardini molto curati 2. Isolamento che incide sulla socialità
3. Appartamenti comodi 3. Disagi per il trasporto pubblico

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di Federica Tazza

L’AQUILA – Qualche dissenso sulle strutture, sulle tubature, sulla posizione geografica che non è delle migliori per quanto riguarda la vita sociale, ma l’opportunità di aver ritrovato una degna dimora dopo l’apocalisse del 6 aprile del 2009 fa degli abitanti del progetto C.a.s.e. di Gignano (L’Aquila) persone soddisfatte della loro non più provvisoria condizione.

Sebbene qualcuno dimostri una sorta di conflitto interiore, che oscilla sulla consapevolezza di essere stati più fortunati di qualcun altro, e l’apatia forzata indotta dalla difficile ripresa delle attività culturali e ricreative del capoluogo, la vita al plesso di Gignano 1 non è poi tanto male.

“Dobbiamo ringraziare Dio per questo tetto sulla testa – afferma Simonetta Smeraldo, mamma – anche se la desolazione che regna qua intorno qualche volta porta con sè un po’ di tristezza. Per quanto riguarda l’aspetto estetico le case sono belle, i giardini sono curati, le tubature, però, a volte fanno qualche scherzetto: proprio la sera di Natale se n’è rotta una, facendo così allagare tutta casa. Qua siamo dimenticati da tutti, gli autobus passano una volta ogni tre ore, e non c’è un punto di ritrovo nella zona”.

“Non passa un autobus e gli orari sono assurdi – dice Roberta, figlia adolescente di Simonetta – però rispetto a qualche altro plesso, come quello di Sant’Antonio, stiamo molto meglio, anche se qui si socializza poco”.





“I ragazzi si sono ormai rifugiati nell’alcol. Non c’è niente da fare!”, sospira la donna ascoltando le parole della figlia.

“A me piace vivere qua – afferma Floriana Ruocco, mamma di una bambina diversamente abile – La casa è comoda, e la bimba è stranamente tranquilla da quando siamo arrivati a Gignano 1. Dopo sette mesi di albergo, sto bene, non mi lamento”.

“Per quello che è successo mi è andata bene – dice Marco Pasqua, giovane papà – si potrebbe fare qualcosa di più perché i riferimenti, se c’è qualche problema a casa, non ci sono, non si sa bene a chi rivolgersi, di chi sia la competenza, del Comune o di non so chi. Però per i bambini qua è molto gestibile, i posti sono raccolti, e posso tenerli sempre sott’occhio”.

“Io sto bene – spiega Maria Ferraresi – almeno finché non mi ricostruiscono casa. Il 14 aprile 2009 mi hanno demolito l’abitazione con tutto quello che c’era dentro, quindi ringrazio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che non ci ha fatto passare l’estate senza un posto dove andare”.

C’è qualcun altro invece che non la pensa così.

“Non sono molto soddisfatta – dice Angela, una signora di una certa età – Si, è vero, rispetto al camper, è molto meglio, però le case sono state fatte troppo in fretta. Gli infissi, le tubature, malgrado la manutenzione sia passata a controllare, funzionano male. Appena siamo arrivati c’è stata una fuga di gas, qualche rubinetto perde ancora”.

“Questi appartamenti sono stati voluti da Berlusconi – ha specificato la signora, che trae la sua conoscenza dettagliata dai libri – I progetti si trovavano sul tavolo di Bossi a Milano, stavano solo aspettando di ‘appiopparli’ a qualcuno. Quindi, l’importante era realizzare i progetti, trovargli una location, e per questo le case sono state fatte in fretta. Inoltre il prezzo che hanno pagato, 2.700 euro al metro quadrato, è troppo alto, tanto che molti credono che lo si poteva ridurre a 1.700. Ma la gatta frettolosa fece i figli ciechi”.

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