BUSSI: LO STUDIO, SOSTANZE CANCEROGENE SU PIANTE E ACQUE, ESCALATION IN UN ANNO

di Alberto Orsini

16 Gennaio 2017 20:31

Regione - Cronaca

L’AQUILA – Valori delle sostanze tossiche e cancerogene nelle acque sotterranee vicina alla mega discarica di Bussi sul Tirino (Pescara) aumentati anche di 14 volte in un anno. Piante di melo cotogno o di pioppo che contengono fino a cinque sostanze potenzialmente portatrici di cancro.

Questi gli allarmanti verdetti dello studio svolto nell’estate 2015 dall’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta) dopo la chiamata di alcuni privati cittadini che abitano a valle del sito Montedison oggetto del processo di Appello in corso all’Aquila in queste settimane, con sentenza in arrivo a fine gennaio, dopo le 19 assoluzioni in primo grado del 2014.

Il documento, secondo quanto si è appreso, è stato presentato da tempo alla procura della Repubblica di Pescara. Inoltre, pur non facendo parte degli atti processuali, è stato citato nell'udienza di oggi dall'avvocato dello Stato Cristina Gerardis, attualmente direttore generale della Regione Abruzzo, nel suo lungo intervento. Le difese degli imputati sono insorte ma il collegio giudicante ha invitato a spiegare il riferimento e ora si attende di sapere se lo studio entrerà nel processo.

L'udienza si è conclusa con la richiesta record di risarcimenti per 1,8 miliardi di euro agli imputati.





Si tratta di analisi integrative e che mostrano dati aggravati su diverse sostanze nocive rispetto a quelle che la stessa Arta aveva svolto proprio nel 2014 commissionate dall’allora commissario straordinario, Adriano Goio, poi deceduto.

In definitiva, si denuncia un rischio sanitario-ambientale “superato, sia per la salute umana, sia per la protezione della risorsa idrica sotterranea” e un sistema di messa in sicurezza di emergenza che “non è in grado di contenere la contaminazione all’interno dei confini del sito e pertanto deve essere integrato”.

A firmare il rapporto, il dirigente Roberto Cocco, il responsabile dell’unità operativi Siti inquinati e discariche, Lucina Luchetti, e il collaboratore tecnico professionale Antonio Diligenti, che hanno svolto tre sopralluoghi, ad aprile, maggio, giugno 2015, nell’abitazione della famiglia Di Virgilio, che si trova a un tiro di schioppo dalla discarica e altrettanto vicino al letto del fiume Pescara.

Nel tronco della citata pianta di melo cotogno, l’Arta denuncia “concentrazioni elevate di alifatici clorurati cancerogeni e potenzialmente cancerogeni”. In particolare, Clorometano per 6.071 migrogrammi per ogni chilogrammo (μg/Kg); Bromometano per 432 μg/Kg; Diclorometano per 508 μg/Kg; Triclorometano per 483 μg/Kg; Tetracloroetilene per 76 μg/Kg.





In un successivo sopralluogo, su un pioppo sono state riscontrate Triclorometano per 142 μg/Kg e Tetracloroetilene per 178 μg/Kg.

Quanto alle acque sotterranee, sono stati trovati “numerosi superamenti” dei parametri di legge per numerose sostanze: Bromodiclorometano, Triclorometano, Cloruro di vinile, 1,1-dicloroetilene, Tricloroetilene, Esaclorobutadiene, Tetracloroetilene, Sommatoria organoalogenati, 1,2-dicloroetilene, 1,1,2-tricloroetano, 1,2,3-tricloropropano, 1,1,2,2-tetracloroetano, Tetraclorometano, Esacloroetano, 1,1,1,2-tetracloroetano.

Sempre sulla base dei dati Arta, facendo un raffronto, in 14 mesi, nella stessa area, il Triclorometano, ovvero il cloroformio, composto nocivo alla salute umana e all’ambiente, fortemente sospettato di essere cancerogeno, è aumentato da 2,35 a 28,4 microgrammi per litro (μg/L).

Il cloruro di vinile, tossico e cancerogeno, da 15,4 a 25,4 μg/L. Il Tricloroetilene, noto come trielina, da 40,3 a 83,5 μg/L. Il Tetracloroetilene da 64,4 a 190 μg/L. L’Esacloroetano, da 0,775 a 5,9 μg/L.

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