NASTRINI ROSSI ABRUZZESI, ''ERA PREVEDIBILE, ORA CORRERE AI RIPARI'' TRE QUARTI DEGLI INSEGNANTI ABRUZZESI HA EVITATO I TRASFERIMENTI

BUONA SCUOLA: CLASSI SENZA DOCENTI ORARI ACCORCIATI, CAOS ANCHE IN ABRUZZO

3 Ottobre 2016 08:01

Regione -

CHIETI – Scuola chiusa in anticipo ogni giorno a metà mattinata per mancanza di insegnanti a causa della “buona scuola” renziana.

Accade nell’istituto alberghiero di Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, e la difficile ma obbligata scelta è stata presa dalla dirigente, Giovanna Ferrante, che ha suo malgrado deciso di anticipare la fine delle lezioni alle 11.30, perché non riesce ancora a riempire tutte le caselle nel corpo docente.

E questo a causa dei ritardi e disagi causati dai trasferimenti “coatti” in altre regioni imposto dalla legge 107 del 2015, conosciuta come Buona scuola, a circa 400 prof abruzzesi, in buona parte, circa 300, riusciti rimanere in Abruzzo almeno per quest’anno, grazie al fatto che hanno figli, famiglie e genitori anziani da cui non possono distaccarsi. Ma questo giro di valzer è avvenuto a scuola iniziata, creando inevitabilmente il caos.

E infatti il caso estremo di Villa Santa Maria è solo la punta di un iceberg: tanti sono i dirigenti delle scuole abruzzesi che sono stati costretti a coprire i posti ancora vuoti, chiedendo straordinari agli insegnanti disponibili, modulando gli orari nelle singole classi con ingressi posticipati e uscite anticipate, o ancora chiamando supplenti per metterci una pezza.





A esprimere solidarietà alla dirigente Ferrante con una lettera che AbruzzoWeb pubblica integralmente, il coordinamento di docenti in mobilità Nastrini rossi abruzzesi, che assieme a quelli di Puglia, Sicilia e Campania, si sono battuti contro i trasferimenti anche a centinaia di chilometri dal luogo di residenza.

“Ora per fortuna molti di noi sono rimasti in Abruzzo, sui 400 previsti sono andati in altre regioni solo un centinaio, in buona parte single – spiega la portavoce abruzzese, Francesca Carusi – ma, com'era inevitabile, si stanno creando situazioni di fortissima difficoltà negli istituti scolastici, visto che molti di noi, già con le valigie in mano, a ridosso dell’inizio della scuola, destinazione le regioni del Nord, solo da pochi giorni  hanno ottenuto il congelamento del trasferimento e l’assegnazione nei plessi abruzzesi è ancora in corso”.

“Per questo abbiamo espresso la nostra solidarietà alla dirigente Ferrante, anche lei è vittima di una riforma profondamente sbagliata nei tempi e nei contenuti”, aggiunge.

Una riforma pagata anche dagli studenti, in particolari quelli disabili. “Molti posti di sostegno rimangono ancora vacanti con danno enorme agli alunni disabili che hanno assoluta necessità di una didattica specializzata e di un docente che lo segua con costanza – denuncia la Carusi – garantendone l’inclusione nel contesto scolastico”.

Domani, martedì 4, i sindacati nazionali Cgil, Cisl e Uil del comparto scuola e Snals hanno richiesto un incontro al Ministero dell’Istruzione, università e ricerca per discutere le criticità della buona scuola, chiedendo di rivedere tutto il meccanismo della mobilità, deciso dal contestatissimo algoritmo, ovvero il software utilizzato dal Miur per assegnare a ciascun insegnante, con un calcolo automatico, l’istituto scolastico di destinazione.





Lo stesso che, per esempio, come già raccontato da AbruzzoWeb, ha deciso che Luigi e Linda, un bimbo piccolo, insegnanti da anni a Pescara, si dovevano trasferire da un giorno all'altro nel Nord Italia, lui in una scuola a Varese, lei a Ferrara, a 320 chilometri di distanza.

“Invieremo un documento ai sindacati – annuncia la portavoce dei Nastrini rossi – gli stessi che hanno vergognosamente avallato questa riforma, e questa volta ci auguriamo che assumano questa volta una posizione chiara e a nostra tutela”.

La richiesta principale è che venga cancellato il cosiddetto vincolo triennale, ovvero l’obbligo di trasferirsi l’anno prossimo nelle sedi assegnate dall’algoritmo.

“Il trasferimento o meglio la permanenza nel nostro territorio vogliamo chiederlo subito, e non essere costretti l’anno prossimo a fare le valige – conclude la Carusi – Del resto non si capisce perché se quest’ anno ci hanno dato ragione, lasciandoci nei nostri luoghi di residenza, in quanto abbiamo famiglie, figli e genitori, l’anno prossimo questo principio non debba più valere”. Filippo Tronca

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