BUFERA NEL PDL AQUILANO: LA FRONDA SI ORGANIZZA, NEL MIRINO CHIODI E PICCONE

29 Dicembre 2011 15:11

L'Aquila -

L’AQUILA – Bufera nel Popolo della libertà aquilano.

Dopo alcuni mesi di silenzio una parte importante del partito si è incontrata ieri sera in un ristorante dell’Aquila per organizzare una fronda contro il presidente della Regione, Gianni Chiodi, e il coordinatore abruzzese del Pdl, il senatore Filippo Piccone.

Alla cena erano presenti l’assessore regionale alla Protezione civile Gianfranco Giuliante, il consigliere regionale Luca Ricciuti, l’assessore provinciale alla Viabilità Guido Liris, i consiglieri comunali del gruppo di Forza Italia Franco MuccianteEnzo Lombardi e Adriano Perrotti, i capigruppo di Alleanza nazionale, Vito Colonna, e dei Liberaldemocratici, Alfonso Tiberi, i dirigenti locali del Pdl Alfonso Magliocco e Roberto Santangelo e il dirigente regionale pidiellino e vice presidente della Gran Sasso Acqua, Salvatore Santangelo.





A Chiodi si addebita una gestione troppo allegra delle risorse per l’emergenza, come già detto velatamente da Giuliante in una conferenza stampa della scorsa settimana, cosa che è stata ribadita questo pomeriggio in un incontro con i giornalisti.

Nel mirino gli incarichi, molto ben retribuiti, concessi nell’ambito dell’emergenza: saggi, consulenti ed esperti che costano un sacco di soldi ma che rendono poco in termini effettivi, aspetti analizzati anche da AbruzzoWeb nell’ambito dell’inchiesta “I costi della governance”.

Lo spunto parte dal richiamo fatto dal premier, Mario Monti, durante il vertice di ieri sera in cui lo stesso Chiodi e il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, hanno spuntato una proroga di circa tre mesi delle spese per i precari e i benefici assistenziali previsti per il “cratere”, purché, ha chiesto il governo, siano razionalizzate e ridotte le uscite, che per il 2011 sono state pari a circa 350 milioni.

A Piccone, invece, la fronda aquilana rimprovera la volontà di tirare per le lunghe sulle primarie, con l’obiettivo di non farle. Lo scopo, secondo gli insorti, è di procedere a un’investitura “dall’alto” dei candidati più graditi al duo coordinatore-governatore: l’avvocato Antonio Milo ad Avezzano (L’Aquila) e il vice presidente del Consiglio regionale Giorgio De Matteis all’Aquila.





Per cui ieri sera c’è stato chi non ha lesinato accuse al vetriolo ai due e ha proposto di autodeterminarsi per rilanciare sulle consultazioni popolari.

I più duri, paradossalmente, sono stati gli ex forzisti del Pdl, partito dal quale provengono tanto Piccone quanto Chiodi. La strategia è chiara: i nomi di Milo e De Matteis hanno creato più di un mal di pancia ed entrambi, per motivi diversi, non hanno intenzione di passare per le forche caudine delle primarie, con il rischio di bruciarsi.

In particolare, nel capoluogo, De Matteis non ci pensa nemmeno a esporsi al “fuoco amico” di Giuliante & co. e potrebbe scegliere di giocarsi la carta della corsa in solitaria con liste civiche che fanno riferimento a lui e il solo aiuto di qualche ‘quinta colonna’ del Pdl.

Una decisione che riceverebbe una decisa accelerata se fosse chiaro, come sembra, che una fazione consistente del movimento berlusconiano, che Chiodi e Piccone lo vogliano o meno, è decisa a rompere il giocattolo. (pi.bi.)

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: