MA IL PERCORSO E’ DIFFICILE SE NON IMPOSSIBILE: TEMPI LUNGHI E POCHI POSTI

BREXIT: CADONO EUROPARLAMENTARI INGLESI E PICCONE ENTRA A BRUXELLES, ‘SONO PRONTO’

di Alberto Orsini

25 Giugno 2016 13:07

Regione - Politica

L’AQUILA – Basta un Brexit e Filippo Piccone ti diventa europarlamentare.

Questo uno dei tantissimi, possibili sviluppi di una rivoluzione epocale per tutta l’Europa, ma che tocca da vicino l’Abruzzo, confermato ad AbruzzoWeb dall’interessato che comunque predica prudenza.

Anche perché il referendum di per sé non dispone nulla già da oggi, indica solo una volontà popolare che andrà seguita: l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e, quindi, la decadenza degli europarlamentari britannici, andranno concretizzate con successivi atti.

“Io a Bruxelles al posto degli inglesi non più europarlamentari? Tecnicamente dovrebbe essere così – spiega Piccone – e molto più a breve dei 2 anni previsti per l’uscita: penso che non appena notificheranno l’esito del referendum, non avranno più diritto di voto in aula, c’è un meccanismo per cui si accelera. Staremo a vedere”.

L’ex sindaco di Celano, senatore del Pdl prima e deputato di Ncd oggi, deve ancora realizzare bene la portata di una vicenda che oltre all’Europa rischia di cambiare anche il suo cursus honorum politico.

“Se così è va bene, spero che accada subito perché potrebbe essere anche una bella opportunità per il territorio: manchiamo da troppo tempo e non c’è voce nostra lì sopra”.

La presenza di un europarlamentare abruzzese viene ritenuta “fondamentale, perché in Abruzzo non arriva un finanziamento europeo se non quelli che passano della Regione, ma quelli diretti mancano da illo tempore, non c’è voce del territorio in Europa”.





“Ci sono molte opportunità, ma spesso le perdiamo perché non c’è filo conduttore tra territorio ed Europa, c’è una distanza abissale che va colmata – rincara – e se la situazione andasse in questo verso avremmo la possibilità di perseguire alcuni obiettivi che oggi sembrano impossibili”.

Al suo posto, a Montecitorio, entrerebbe il primo dei non eletti, Massimo Verrecchia, suo stretto collaboratore da una vita.

Piccone non ha parlato con i leader nazionali del suo partito, come Angelino Alfano o l’altra abruzzese Federica Chiavaroli: “Ancora non sento nessuno, lo farò lunedì, per ora sto solo cercando di capire alcuni tecnicismi”.

A questo punto perde consistenza l’ipotesi diffusa da rumors politici di un suo ritorno in Forza Italia, con tanto di riunioni sui tavoli delle trattative.

“Io torno? E chi lo ha detto? Non io. Voglio tornare in un centrodestra armonico e combattivo e chiaro, questo sì, appena ci sarà io ci sarò, comunque si chiami”. No, quindi, alla virata di Ncd verso un’alleanza strutturale con il Partito democratico: “Non è per me, e anche con qualche punto esclamativo”.

MA IL PERCORSO E’ DIFFICILE SE NON IMPOSSIBILE

Piccone farà bene a fare i suoi conti, comunque, perché il suo ingresso nell’Europarlamento non è facile, anche a fronte di una defezione molto ingente, quella dei 73 deputati di nazionalità inglese.

Una defezione che non è già esecutiva, ma andrà ratificata con modalità tutte da capire.





A quel punto, i 73 posti andranno ripartiti tra i 28 Stati membri, non con una semplice divisione ma a seconda del peso specifico: all’Italia, quindi, potrebbero spettare 2 o 3 posti a seconda dei calcoli.

Ancora, quei posti andranno nuovamente divisi tra le cinque circoscrizioni elettorali per il voto europeo: Nord-occidentale, Nord-orientale, Centrale, Meridionale (che comprende l'Abruzzo) e Isole.

E infine, se dopo tutte queste divisioni spetterà qualcosa alla circoscrizione Meridionale, la lista Nuovo centro destra-Unione di centro, che vede Piccone primo dei non eletti con 42.773 preferenze, dovrà fare i conti con quelle che l’hanno preceduta: in ordine, Partito democratico, Movimento 5 stelle e Forza Italia.

Per non dire dei tempi. Ai sensi dell'articolo 50 del trattato sull'Unione europea, uno Stato membro può notificare al Consiglio europeo la sua intenzione di separarsi dall'Unione e un accordo di ritiro sarà negoziato tra l'Unione europea e lo Stato.

L'accordo è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio e stabilisce le modalità per l'uscita, tra cui un quadro di riferimento per future relazioni dello Stato interessato con l'Unione. L'accordo deve essere approvato dal Consiglio, che lo delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento europeo.

Tempi biblici, anche perché è la prima volta e si tratta di procedure mai sperimentate prima: difficile sapere, quindi, in quale di quei momenti temporali avverrà il ritiro degli europarlamentari e la loro surroga con quelli di altre nazioni, e in quanto tempo.

Insomma, a dispetto delle dichiarazioni del deputato alfaniano, il percorso sembra difficile se non impossibile.

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