CHIETI – Nonostante le contestazioni Forest Oil va avanti. Manca solo l’ultima autorizzazione perché la società americana possa partire con la realizzazione dell’impianto di produzione e trattamento del gas nei pressi del monte Pallano, nel territorio comunale di Bomba (Chieti).
A dire l’ultimo sì, dopo quelli dei ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture (il cui nulla osta emesso nel dicembre 2010), della sovrintendenza ai beni paesaggistici e della sovrintendenza ai beni archeologici, manca solo la Regione che deve esprimere un parere da inviare nuovamente in sede ministeriale.
Nell’attesa Forest Oil, che ha già investito nel progetto circa 20 milioni di euro (a fine investimento i milioni saranno circa 85), si prepara e attraverso il proprio sito internet (http://lavoro.forestbomba.it) inizia a cercare potenziali fornitori locali.
È quanto ha fatto sapere stamane in conferenza stampa il general manager della Forest Cmi spa, Giorgio Mazzenga, nel corso di una conferenza stampa nella sede teatina di Confindustria alla presenza del presidente Paolo Primavera e del vice direttore Ivano Calabrese, che hanno sostenuto apertamente il progetto.
L’iniziativa è però nettamente avversata dalla popolazione locale, preoccupata sia per l’impatto ambientale sia per la tenuta della diga sul lago. Mazzenga ha avuto modo di rassicurare a riguardo attingendo a una serie di studi ad hoc assegnati a due luminari: (Marr del Massachussetts intitute of technology di Boston e Jamiokoski, presidente del comitato per la salvaguardia della torre di Pisa).
Gli studi hanno evidenziato che il fenomeno della subsidenza (ovvero il tanto temuto abbassamento del terreno), al termine dei 14 anni di attività del nuovo impianto, avrà un impatto minimo, al massimo di 7 centimetri. L’area, inoltre, verrà monitorata costantemente e se gli studi non dovessero avere ragione, la Forest si è detta pronta anche ad interrompere le attività.
Per quanto riguarda le tecnologie impiegate nel processo di depurazione del gas, che pure hanno creato allarme, il direttore ha detto che utilizzerà una biotecnologia che si fonda sull’utilizzo di batteri, nel pieno rispetto dell’ambiente.
Dalla nascita di questo impianto, secondo quanto riferito in conferenza stampa, il territorio può guadagnare in due modi: sia perché avrà a disposizione più gas (il giacimento potrebbe addirittura aumentare del 50% le riserve italiane di gas) sia perché creerà nuova occupazione.
In particolari nell’arco dei due anni di realizzazione dell’impianto e dell’anno che servirà per smantellarlo, dopo i 14 anni previsti di estrazione, la previsione è di 140 nuovi posti di lavoro all’anno. Mentre soltanto 20 saranno quelli che serviranno per la gestione dell’impianto.
“Per la realizzazione della nostra centrale – ha detto Mazzenga – privilegeremo le ditte locali. Ci servono aziende che si occupano del settore energetico e petrolifero ma anche di quello dei trasporti, dell’edilizia, della movimentazione di terra e di altri servizi accessori. Le ditte interessate possono iniziare a mandare la documentazione richiesta al nostro sito internet”.
A breve verrà aperta anche una sezione che riguarda i curricula dei singoli lavoratori. (ar.ia.)
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