BIOGRAFA NON AUTORIZZATA DI RENZI, ”NON VIENE A L’AQUILA? NON GLI FREGA”

di Roberto Santilli

5 Maggio 2015 08:06

L'Aquila -

L’AQUILA – “Cittadini aquilani e del resto d’Abruzzo terremotato, non fatevi illusioni: se Renzi non è ancora venuto da voi è perché o non gliene frega niente dei vostri problemi, oppure perché sente puzza di contestazione. Lui è un marchio, un prodotto pubblicitario, una figura hollywoodiana, vuole solo il plebiscito. Nei posti più difficili in genere manda qualche ‘scarsone’ della sua squadra”.

La prima biografia (non autorizzata) su Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario nazionale del Partito democratico, l’ha firmata Enrica Perucchietti, giovane giornalista e scrittrice torinese.

Con Il lato b di Matteo Renzi (Arianna editrice, 2014), la Perucchietti ha voluto far sapere agli italiani “chi è in realtà questo giovane fiorentino che ha puntato tutto sull’immagine e su una miriade di promesse vane e di ammiccamenti pubblicitari, coperto e autorizzato dai suoi padroni che vanno dagli Usa, all’Europa, a Gerusalemme, passando per il ‘giglio magico’ della sua città, Firenze”.

Il nome del premier è da tempo accostato a quello dell’Aquila, capoluogo abruzzese centro e simbolo più corposo del “cratere” sismico che vive una ricostruzione a singhiozzo.

La stessa ricostruzione che, secondo la “fanfara” del Partito democratico aquilano, regionale e nazionale e da carte ufficiali (sulla cui affidabilità alcuni dubbi permangono), “può finalmente spiccare il volo perché i soldi ci sono e il merito è nostro e del governo di Roma”, con 6,2 miliardi previsti, 5,1 dei quali nuovi stanziamenti nell’ultima finanziaria.

Ma la legge di stabilità copre solo un triennio e quindi le risorse certe sono 2,2 miliardi, comunque notevoli, anche se andrà verificata di volta in volta la copertura di cassa, ovvero i soldi in contanti da trasferire sui conti correnti per far partire i lavori, e in tal senso ci sono già stati problemi di recente.

Renzi, però, da quando è premier, cioè dal 22 febbraio 2014, ha costantemente evitato di mettere piede in Abruzzo.

Nonostante, al netto delle beghe e delle varie correnti e faide interne, il “suo” Partito democratico si sia preso la Regione Abruzzo dopo 6 anni di centrodestra e nonostante all’Aquila il Pd sia ancora alla guida della città dopo le vittorie del centrosinistra del 2007 e del 2012.





E allora, ecco il recente intervento del vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, piddino, a sparigliare in qualche modo la carte della questione degli annunci sulla visita che, di volta in volta, sono usciti dalle bocche degli esponenti di spicco del Pd abruzzese.

Dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che ha annunciato una telefonata della segreteria del premier alla sua che invitava a prepararsi per il 20 aprile, data disattesa; al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, che ha annunciato un paio di volte la visita, sempre disatteso; alla senatrice Stefania Pezzopane, che pure si è avventurata salvo diventare molto più prudente negli ultimi tempi.

Fino al già citato Lolli, che ha preso posizione dopo le “scoppole” verbali incassate in Consiglio comunale dalla fuggitiva Paola De Micheli, sottosegretario di Stato all’Economia con delega alla Ricostruzione dell’Aquila, in una recente seduta straordinaria che l’ha vista protagonista per solo un’oretta prima di dileguarsi per partecipare ad altre riunioni.

“Se pioveranno insulti, Renzi non verrà”, la terza tesi di Lolli, in sostituzione delle ormai abusate “lui non fa passerelle come gli altri politici che sono venuti all’Aquila” e “ha trovato i soldi, a che serve la visita?”.

“Non c’è da stupirsi – il pensiero ad AbruzzoWeb della giornalista e scrittrice – è fatto così, Lolli ha semplicemente spiegato nel ‘migliore’ dei modi come ragiona il capo. Renzi è un presuntuoso cui non frega niente di tante cose. E poi, come tutti i presuntuosi, pretende applausi, adorazione. Del resto, parliamo dello stesso Renzi dei bimbi ‘ammaestrati’ che cantano per lui a scuola, un Silvio Berlusconi in versione jeans e maniche di camicia tirate su. È stato piazzato come premier a 39 anni, si considera l’ultima speranza per l’Italia, un vero e proprio Dio”.

“Invece – prosegue – è ‘solo’ il servo di vari potentati economico-finanziari, è il bravo bimbo che va in Germania dalla cancelliera Angela Merkel a far vedere quanto è bravo a fare i compitini a casa salvo poi, davanti alle telecamere italiane, mostrare muscoli che non ha. Siamo sempre lì: deve mantenere viva l’immagine, il marchio registrato. E molti italiani gli credono pure, perché si sentono rassicurati dalle valanghe di spot pubblicitari che lui spaccia per mosse politiche. Le sue ‘sparate’ erano celebri a Firenze, quando è stato presidente della Provincia e sindaco. Poteva smentirsi da premier?”.

“Dietro di lui, comunque – precisa la Perucchetti – ci sono poteri molto forti con delle idee economiche e sociali ben precise. Renzi è e resta un uomo di potenti lobby, tra cui quelle della finanza speculativa, in un partito ‘di sinistra’, è e resta un premier che è stato messo lì da chi comanda sul serio per completare quelle riforme che altri prima di lui, vedi Berlusconi, che nel 2011 ha pagato con il siluramento dall’alto, non hanno completato. E non va dimenticato che si è circondato di personaggi a dir poco ambigui come lo statunitense Michael Leeden, come non va dimenticata la fitta rete di pesanti ‘ombre’ di sponsor e finanziatori che lo sostengono, da Davide Serra, a Paolo Fresco, a Marco Carrai. Tra poteri sovranazionali e vecchi e nuovi amici italiani, sono tanti quelli che lo proteggono”.

Ma la definizione non si ferma qui.

Infatti, secondo la giovane giornalista, Renzi “è il vero realizzatore del Piano di rinascita democratica di Licio Gelli”, mister P2, una delle figure più controverse della storia d’Italia.





“Renzi più di Berlusconi, che tra l’altro ha pagato non solo l’aver disubbidito a un certo punto agli ordini del business sovranazionale, ma anche l’amicizia politica col premier russo Vladimir Putin e col leader libico Muammar Gheddafi, due figure odiate dagli Usa e da chi comanda davvero in Europa”.

Eppure, sospetta Perucchietti, “la sua assoluta presunzione e la sua sfacciataggine potrebbero in qualche modo creargli dei problemi coi padroni che serve. Renzi è un enorme, incoerente egocentrico. Ed avendo attorno a sé esclusivamente delle nullità come il ministro Maria Elena Boschi e tanta altra gente che lo fa sentire un gigante, corre il rischio di uscire dal recinto che gli è stato imposto. Non è una questione di coraggio, ma, lo ripeto, di assoluta presunzione e di sfacciataggine”.

Nel frattempo “nell'Unione Europea e con gli Stati Uniti continua a comportarsi da servo. Non ha alcuna autorità, è uno schiavo e si è visto. Vuole continuare ad essere il numero uno dei vassalli in Italia e a sentirsi comunque un Re in mezzo a quelle mediocrità della sua squadra. E attenzione, perché Renzi odia a morte chi può impensierirlo e fa di tutto per asfaltarlo”.

Un esempio calzante a tal proposito per la giornalista riguarda il tentativo di Massimo D'Alema, pezzo grosso del Pd oggi nella minoranza, di rialzare la cresta.

“Guarda caso – fa notare – appena si è mosso per dargli fastidio è scoppiato lo scandalo sugli appalti della Cpl Concordia. Un po' strana come tempistica”.

“E così – commenta con amarezza – lo spettacolo continua in perfetto stile Hollywood. Siamo passati da Ronald Reagan a Barack Obama: il primo imparava le battute a memoria, il secondo legge il gobbo. Oggi Renzi va in giro con Twitter e le slide. Alla fine, però, sono dei burattini. Ma fin quando, almeno in Italia, tanta gente non finirà col culo per terra, chi è al potere non avrà paura di niente”.

“Il mio libro – ammette poi Perucchietti – è stato sostanzialmente ignorato dai media. Siccome siamo nel mondo degli spot pubblicitari, certi temi non fanno comodo e quindi vengono tenuti fuori dai grossi giri, un modo moderno di censurare”.

“Eppure sono finita in video sul blog di Beppe Grillo, peccato che quel video fosse stato girato mesi prima – conclude – proprio nel periodo della finta pace fra Renzi e il leader del Movimento 5 Stelle. Ma si sa, da quelle parti non si comanda dal basso, bensì dall'alto. Se Gianroberto Casaleggio, che è il padrone assoluto del M5S, non vuole, i pur bravi e volenterosi grillini non possono farci niente. La politica ormai è fango, chi vuole starci deve infangarsi. E chi potrebbe cambiare le cose prima o poi viene fatto fuori dal giro, anche con accuse prive di fondamento. Perché tanto conta l'immagine, non la realtà”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: