BARATTELLI: GUIDO BARBIERI, ‘CONCERTI IN MEZZO ALLA GENTE’

di Laura Biasini

18 Gennaio 2012 08:07

L'Aquila - Cultura

L’AQUILA – Dal primo ottobre è il nuovo direttore artistico della Società aquilana dei concerti “Bonaventura Barattelli”, lo storico ente musicale fondato nel 1946 da Nino Carloni, che fece dell’Aquila uno dei centri musicali più importanti in Italia.

Guido Barbieri è un personaggio di primo piano della critica musicale e della musicologia italiana, affianca alla critica e alla ricerca l’attività di scrittore, oltre a essere voce storica di Radio Rai Tre, per la quale è conduttore di importanti trasmissioni radiofoniche e collaboratore di numerose testate giornalistiche tra cui Il Messaggero, La Repubblica e Il Gazzettino di Venezia.

Dal 1984 insegna Storia della musica ed Estetica musicale nei conservatori italiani, tra cui anche il Conservatorio dell’Aquila.

Barbieri, si occuperà di predisporre la 67ª stagione che inizierà a ottobre 2012, per tutto il 2013.

Nonostante la carenza di spazi causata del sisma del 6 aprile 2009 e i problemi di natura finanziaria, legati al rischio di mancanza di fondi per la cultura a partire proprio dal 2013, il nuovo direttore artistico è molto fiducioso sull’esito della prossima programmazione.

La notevole competenza del pubblico aquilano in campo musicale, infatti, sembra fare la differenza ogni anno di più.

E per il 2013, proprio per assecondare le esigenze di una popolazione disorientata dalle problematiche del post-sisma, la musica uscirà dai luoghi deputati alla cultura e andrà incontro alla gente, con iniziative all’interno degli spazi della quotidianità come i centri commerciali, i veri luoghi simbolo della nuova vita sociale, ma anche il terminal degli autobus, le piazze del mercato.

L’istituzione Barattelli è molto prestigiosa in Italia. Come ha preso la notizia della sua nomina?

Ho sentito subito la grande responsabilità di un ruolo così importante. Guardando l’elenco dei miei predecessori, anche se in epoche diverse nel corso della storia, mi sono chiesto: “Me lo meriterò?”. Si tratta di una compagnia eccellente, devo dire! Personalità del calibro di Giorgio Battistelli, Roman Vlad, Goffredo Petrassi, Alessandro Mastropietro.

Quali crede saranno le maggiori difficoltà che si troverà ad affrontare?

Il problema più serio è di natura strettamente pratica e logistica: gli spazi. È ovvio che fare musica in questo momento all’Aquila è diventato difficile, non ci sono gli spazi adeguati alla programmazione musicale della Barattelli.





Mi riferisco in particolare alla musica da camera che richiede delle location adeguate, non per scrupolo filologico ma perché è un genere di musica che richiede una cassa armonica appropriata. Non si può pensare di eseguire un componimento di Handel o di Cage nell’auditorium della Guardia di Finanza o negli spazi di una banca.

La Barattelli ha avuto problemi a seguito del sisma, specie di natura economica?

Il budget a nostra disposizione è costituito in parte da fondi ministeriali, nello specifico dal Fondo unico per lo spettacolo, in parte da fondi destinati dagli enti locali. In più bisogna considerare i contributi degli sponsor privati, sui quali d’ora in poi è necessario puntare se si vuole evitare il ridimensionamento dell’istituzione.

Comunque la contribuzione straordinaria prescritta a seguito del sisma del 6 aprile 2009, da suddividere tra tutte le istituzioni culturali del capoluogo, è stata prolungata di un anno, garantendo così la copertura finanziaria per tutto il 2012. I problemi probabilmente si presenteranno per il 2013; a partire da febbraio prossimo, infatti, dovremo affrontare il problema.

In passato ha insegnato presso il conservatorio “A. Casella”. Conosce bene L’Aquila e la sua realtà?

Ho lavorato presso il conservatorio dell’Aquila e tornandoci ora dopo molti anni e sopratutto dopo il sisma, ho riscontrato uno stravolgimento totale dell’”orologio” della città, delle abitudini degli aquilani.

Prima la giornata di ognuno era impostata su una convergenza dall’esterno verso l’interno, dalla periferia verso il centro storico, ora i flussi hanno cambiato direzione, con una conseguente disgregazione della vita sociale.

La cosa più sconvolgente è sicuramente la sera. Ricordo le dolci serate aquilane (dolci nonostante il freddo) in cui ci si incontrava per prendere un caffè anche in tarda serata, prima di andare a letto, ora non c’è più niente di tutto questo.

Crede che dopo il sisma il panorama culturale del capoluogo abbia subìto un cambiamento?

Paradossalmente è cambiato in meglio. Prima del terremoto, nella campagna abbonamenti della Barattelli si poteva arrivare a 350 adesioni, ora siamo oltre le 700. Questo significa che, nonostante il pubblico sia costretto a dei veri e propri viaggi fino all’auditorium della Guardia di Finanza, con tutte le difficoltà e i disagi che ciò comporta, la musica è diventata una necessità.

Quindi si può dire che la musica, in particolare dopo il sisma, abbia assunto un ruolo importante nella ripresa della vita sociale aquilana?





Certo. Prima c’era il bar, ora ci sono i concerti. La musica ha sempre avuto un ruolo sociale importante e sembra che ora, specie all’Aquila, si possa parlare di un avanzamento notevole in questa direzione. Ovviamente questo cambiamento ha riguardato tutte le istituzioni culturali, non solo la Barattelli.

Mi appassiona molto vedere questa strana struttura “molecolare” in cui si articola il panorama culturale aquilano; Piazza d’arti, per esempio, un insieme di prefabbricati segno della volontà di “rimettere le lancette” a posto secondo dei ritmi di normalità, senza però volere o potere dimenticare le macerie e le persone che a causa del terremoto hanno perso la vita.

All’Aquila si avverte una strana ma commovente tensione tra la volontà di ricordare e l’esigenza dell’oblio.

Si sta già muovendo per l’allestimento del cartellone della stagione concertistica 2012-2013?

Assolutamente sì. Avremo nomi importanti, ma il mio desiderio, per la prossima stagione, riguarda la volontà di assecondare il mutamento delle abitudini sociali che la popolazione aquilana sta affrontando. Vogliamo far uscire la musica e portarla proprio lì dove la gente vive.

Non sappiamo ancora come chiamare l’iniziativa, forse “Barattelli off” oppure “Barattelli fringe”, ma l’idea è quella di avvicinare qualsiasi tipo di pubblico, anche quello non appassionato di musica, trasponendo la nostra programmazione in luoghi non convenzionali, come le piazze del mercato, il terminal degli autobus, i centri commerciali, ovviamente in collaborazione con altre istituzioni come il Conservatorio.

Il repertorio sarà sia quello storico della musica antica, sia quello legato a filoni di cinema, danza e spettacolo, con gruppi solisti e orchestre, e sono previste collaborazioni con l’Istituto sinfonico abruzzese, con i Solisti aquilani, con il Muspac e altre istituzioni e strutture votate alla crescita culturale della realtà aquilana.

Come considera il pubblico aquilano?

È un pubblico da sempre abituato ad ascoltare i migliori musicisti dal mondo a livello nazionale e internazionale. L’Aquila ha sempre avuto una forte vocazione specie alla musica contemporanea. Il pubblico del capoluogo ha un’enorme competenza nel campo musicale acquisita nel tempo.

Quale apporto vorrebbe dare alla crescita dell’istituzione che dirige?

Vorrei contribuire a rendere la musica sempre più un bisogno sociale, allargando l’orizzonte del suo consumo anche a coloro che non si sono mai relazionati con essa.

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