BANDO GAL PROROGATO PER ”RAGIONI POLITICHE”, BAGARRE E RISCHIO PARALISI

di Filippo Tronca

16 Settembre 2016 08:33

Regione - Politica

TERAMO – Un bando regionale prorogato a poche ore dalla sua scadenza, senza neanche la firma del dirigente preposto, su richiesta di “organi di decisione politica”.

Il sospetto da parte di chi aveva presentato domanda nei tempi, che l'incredibile decisione sia stata voluta per favorire territori e ambienti politici “amici” del centrosinistra teramano, in primis dell’assessore regionale all’agricoltura, Dino Pepe.

Il rischio concreto che tutto vada a finire a carte quarantotto, a seguito di esposti e ricorsi.

Potrebbe rivelarsi un vero pasticcio, il bando regionale che assegna 24 milioni di euro del Piano di sviluppo rurale per progetti dei Gruppi di azione locale (Gal), che scadeva il 9 settembre, ma che all’ultimo momento, a poche ore dalla chiusura dei termini, è stato prorogato di tre giorni, su richiesta, si legge a chiare lettere nella determina del dipartimento Politiche agricole, “degli interessati”, e degli “organi di decisione politica dell'ente”.

Questa proroga avrebbe consentito al Gal Terreverdi teramane, che riunisce enti, comuni e soggetti privati in particolare della Val Vibrata, di presentare la sua domanda il 12 settembre, in aggiunta a quelle di altri sette Gal e aventi requisito, che lo avevano fatto entro i termini,  alcuni dei quali hanno già annunciato di andare in Procura.

A denunciare il caso, e a urlare allo scandalo, i consiglieri regionali di Forza Italia Mauro Febbo e Paolo Gatti di Forza Italia che pronosticano uno scenario da incubo, ovvero il blocco del bando, e dunque dell’attività dei Gal abruzzesi, a causa di una pioggia di esposti e ricorsi, sia nell’ipotesi che il bando di proroga venga ritirato, sia che venga confermato.

La vicenda sta intanto creando non poco imbarazzo in maggioranza, davanti alle insinuazioni di chi evidenzia che sia i soggetti beneficiari della proroga, sia i politici coinvolti nella vicenda, in virtù delle loro deleghe e incarichi, a cominciare dall’assessore Pepe, condividono la stessa appartenenza geografica. E spesso anche la stessa appartenenza politica.

“Siamo al surrealismo – incalza Gatti – In 17 anni di attività amministrativa è la prima volta che leggo in una determina che una proroga venga concessa a poche ore dalla scadenza, e udite udite, su richiesta dei diretti interessati, di non precisati “organi di decisione politica dell'ente,  quando la politica da queste procedure tecniche  dovrebbe rimanerne fuori”.

“Un bando – ricorda Gatti – può essere prorogato solo per impedimenti oggettivi, riconosciuti dai tecnici. La politica semmai può segnalare  l’esistenza di questi impedimenti oggettivi. Ci troviamo davanti ad una forzatura che non ha precedenti nella storia amministrativa dell’Abruzzo, e non solo, visto che non ho notizie di bandi rimandati senza valide ragioni a poche ore dalla loro scadenza”.





Nella determina si legge che la proroga è concessa “preso atto dell'avvenuta presentazione di richieste nel senso di differire il termine di scadenza al 12 settembre 2016, della cui rappresentazione si sono fatti portatori tanto gli interessati, quanto gli organi di decisione politica dell’ente”.

E ritenendo che “un breve differimento del termine, non sia incompatibile con la pur complessa procedura di valutazione delle strategie, soprattutto se circoscritto a giornate nelle quali l'attività amministrativa è sospesa”.

In nato la proroga ha interessato il weekend da sabato 10 a lunedi 12 settembre.

Resta il mistero, a leggere la telegrafica delibera, su quali sarebbero questi “organi di decisione politica dell’ente”.

Un indizio lo offre il consigliere Febbo, che ha fatto richiesta agli uffici della Regione, della copia di una lettera inviata pochi giorni prima della scadenza del bando da Claudio Ruffini, segretario particolare del presidente della Regione Luciano D'Alfonso, ex consigliere regionale e presidente della Provincia di Teramo.

Una lettera regolarmente protocollata e il cui contenuto, assicura Febbo, sarebbe proprio la richiesta di proroga del bando al Dipartimento politiche agricole.

Altra stranezza, più volte rimarcata in questi giorni, è che la determina di proroga non porta la firma del dirigente preposto,  Giuseppe di Fabrizio, ma del capo dipartimento Antonio Di Paolo, il più alto in grado del settore.  

Solo una settimana prima il dipartimento aveva respinto una richiesta di proroga del bando inviata da parte di potenziali beneficiari.

A presentare domanda entro i termini, con domande inviate entro il 9 settembre,  arrivate e protocollate tra il 12 e 13 settembre, sono stati il Gal Gran Sasso Velino, il Gal Italico Alto Sangro, il Gal Terre aquilane, il Gal Terre pescaresi, il Gal Maiella verde, la Camera di commercio di Chieti, la Gran Sasso Laga di Montorio al Vomano (Teramo).





Il 12 settembre avrebbe fatto domanda, avvalendosi della proroga, anche il Gal Terreverdi teramane, costituito nell’estate 2016, con capofila la Confederazione italiana agricoltori (Cia) L’Aquila-Teramo, e a cui hanno aderito i Comuni teramani di Alba Adriatica, Ancarano, Bellante, Castellalto, Castilenti, Cellino Attanasio, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Morro D’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Nereto, Notaresco, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Silvi, Torano Nuovo, Tortoreto.

Ed ancora la Provincia e Camera di Commercio di Teramo, Cna, Coldiretti, Copagri, Confesercenti, Consorzio Bonifica Nord Teramo-bacino Tronto, Tordino, Vomano e Consorzio Colline teramane,

Non si esclude che in virtù della proroga, siano arrivate anche altre domande.

Febbo, il primo a sollevare il caso, annuncia che “se ricorreranno i termini non esiteremo a denunciare i fatti alle autorità competenti. Si dovrà spiegare come evitare i ricorsi giudiziari”.

Ma a muoversi potrebbero essere ancor prima i presidenti di altri gal, ovvero Bruno Petrei, presidente Gal Gran Sasso Velino, Rocco Giancarlo Di Micco, presidente Gal Terre Aquilane , Vincenzo Margiotta, presidente Gal Abruzzo Italico Alto Sangro, che il giorno stesso della proroga, il 9 settembre, in una breve ma infuocata lettera evidenziano che la proroga  “altera la par condicio e la leale concorrenza tra i soggetti interessati alla risposta del bando”, annunciando  un esposto alla Procura della Repubblica ed agli organi di controllo europei sul Psr, e chiedendo che “venga immediatamente revocata, annullata e/o privata di ogni effetto tale determina in regime di autotutela”.

Del resto il bando mette a disposizione fino 3 milioni di euro per ciascun progetto di sviluppo economico, sociale e occupazionale nelle aree rurali, con un incremento del 20 per cento, qualora nel territorio interessato siano presenti i comuni coinvolti nella strategia “Aree interne”.

Con una platea maggiore di beneficiari le fette della torta da 24 milioni rischiano però di diventare più piccole.

“Temo che la frittata sia oramai fatta” pronostica infine Gatti, riferendosi al fatto che arrivati a questo punto, “se la delibera non sarà annullata, i Gal che si sentono discriminati, andranno per le vie legali. Se invece sarà annullata ad adire per vie legali potrebbero essere proprio coloro che hanno presentato domanda avvalendosi della proroga. In entrambi i casi si rischia la paralisi e il blocco del bando”.

 

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