''ASSUNZIONE AL MUSEO DI SULMONA E BANDO ALLA ASL DI TERAMO SONO SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG''. DUBBI SUL MECCANISMO DEI REQUISITI AD HOC

”BANDI DELLE PROVINCE CON IL TRUCCO” LE ACCUSE DI UN ESPERTO DEL LAVORO

di Filippo Tronca

3 Febbraio 2016 07:30

Regione - Cronaca

TERAMO – “Le procedure di assunzione effettuate dalle rispettive Province al Museo di Sulmona (L'Aquila) e alla Asl di Teramo vanno annullate, perché ci sono problemi di regolarità sia sul tipo di avviso pubblico emanato che sull'utilizzo distorto delle qualifiche professionali, e sono episodi che rappresentano solo la punta di un iceberg”.

A chiederlo con forza è Venanzio Cretarola, imprenditore che per quasi 20 anni si è occupato di politiche per il lavoro e servizi per l'impiego presso il Ministero del Lavoro e come rappresentante dell'Unione nazionale delle Province. Salito alla ribalta delle cronache perché come amministratore unico di Teramo Lavoro, la società in house della Provincia, è finito a processo per abuso d'ufficio, truffa e falso, accuse da cui è stato assolto lo scorso 4 novembre insieme agli altri imputati, l'ex presidente della Provincia Valter Catarra e l'ex direttore del Personale e oggi sindaco di Bussi sul Tirino (Pescara) Salvatore Lagatta.

Il riferimento di Cretarola è a due concorsi finiti nell’occhio del ciclone a Sulmona e a Teramo, ma che potrebbero essere solo la punta di un iceberg di un fenomeno, che riguarda altri Enti e concorsi con il “trucco”, a danno di migliaia di disoccupati abruzzesi, anche disabili, che sono stati esclusi dalle selezioni pubbliche, senza avere nemmeno la possibilità di far valere le loro ragioni.

Il primo caso, denunciato da un disoccupato di Pratola Peligna (L'Aquila), Marco Petrella, che ha anche portato le carte in Procura, riguarda un bando per assunzioni alla Asl di Teramo del dicembre del 2015, emanato dalla Provincia attraverso il suo centro per l’impiego, riservato ad “addetti all'immissione dati”, per il quale si contesta il fatto che dalla graduatoria sia stata esclusa una serie di figure professionali del tutto simili, diverse solo “terminologicamente” a quella di addetto all'immissione dati.

In questo modo, tre quarti dei candidati sono stati esclusi dal bando.

A Sulmona, invece, ad essere ferocemente contestata è l’assunzione a fine dicembre 2015 del figlio di un dipendente comunale al Museo gestito dal Comune.

Anche qui, il meccanismo fa capo alla Provincia.





Le polemiche scaturiscono dal fatto che l'avviso pubblico per l'assunzione indicava una qualifica, “custode museale”, che non corrisponderebbe a quella utilizzabile in base alla classificazione ufficiale delle professioni adottata dal Ministero del Lavoro e dai Centri per l'Impiego provinciali, col vincitore che in questo caso sarebbe l'unico ad averla acquisita dopo aver lavorato nel medesimo museo per tre mesi.

Le altre tipologie di “custode” sono state escluse a priori.

Sulla procedura di assunzione al Museo comunale di Sulmona è stata avviata una inchiesta, anche a seguito di lettere che annunciavano con largo anticipo il vincitore.

Per Cretarola, questi due episodi “rappresentano solo una parte di una gestione opaca dei bandi e delle assunzioni effettuate dalle Province e dai Centri per l’impiego, sono molti altri i casi in cui vengono 'deformati' o 'modellati' a piacimento le norme e i regolamenti interni per predeterminare gli esiti dei concorsi e delle procedure di assunzione”.

Cretarola, in una lettera pubblica che ha fatto seguito alla sua assoluzione, aveva evidenziato che gli attacchi e le dencunce nei suoi confronti che hanno poi avuto come conseguenza l'inchiesta  giudiziaria “sono iniziati subito dopo aver segnalato gravi illegittimità nelle procedure pubbliche di inserimento al lavoro dei disabili. Sull’argomento sono anche stato ascoltato dalla Polizia giudiziaria come persona informata dei fatti, ma di quell’inchiesta non se ne sa più nulla”.

“Queste procedure – spiega dunque l’esperto – sono gestite tuttora dalle Province, che però in base alle ultime riforme avrebbero dovuto cedere queste competenze amministrative alle Regioni o allo Stato, ma che invece continuano ad esercitare un ruolo determinante ad esempio nelle assunzioni cosiddette 'numeriche', quelle cioè che prevedono assunzioni in enti pubblici per qualifiche inferiori al diploma superiore, per le quali quindi si richiede solo la terza media o al massimo un diploma professionale. In questi casi, l'ente che intende assumere deve chiedere alla Provincia una graduatoria dei disoccupati che aderiscono a specifici avvisi pubblici, graduatoria redatta in base ai criteri classici del collocamento come anzianità di iscrizione, reddito e carico di famiglia”.

La scelta finale, insomma, la fa l'Ente che assume, ma effettuando unicamente la cosiddetta selezione “attitudinale” e non “comparativa”, controllando solo se i primi della graduatorie sono in grado di svolgere la mansione richiesta e non procedendo, come nei concorsi pubblici veri e propri, a verificare chi è il “più bravo” mediante prove scritte ed orali come nei concorsi per chi possiede un diploma superiore o una laurea.

Ed è qui che l’abuso e il tentativo di favorire qualcuno si anniderebbe.





Entrando nel merito del bando contestato della Provincia di Teramo, Cretarola osserva che “limitando l’idoneità alla sola qualifica di 'addetto all'immissione dati', sono stati fatti fuori candidati che avevano qualifiche riconosciute come quelle di operatore di computer per l'immissione dati, codificatore dati meccanografici, operatore di consolle, operatore di data entry, addetto inserimento dati, video-terminalista per l'immissione dati”.

“È veramente incomprensibile – commenta – come sia possibile escludere da una procedura pubblica addirittura chi possiede un titolo professionale riconosciuto con Corsi regionali, riservando la partecipazione solo a coloro che scrivono nella domanda 'Immissione dati' consegnando una dichiarazione di un qualunque datore di lavoro privato che affermi che il medesimo ha svolto tale attività per soli tre mesi”.

Anche perché, assicura Cretarola, “basta una semplice telefonata all'Istat per farsi confermare che è illegittima l'esclusione di qualifiche solo 'terminologicamente' diverse, ma tutte facenti parte della stessa codifica utilizzata per emanare l'avviso pubblico della Asl su autorizzazione della Provincia che approva la procedura”.

L’auspicio dunque è quello di un “intervento ad ogni livello per scongiurare il perpetuarsi di procedure illegittime che ledono i diritti di migliaia di disoccupati, in particolare dei disabili”.

Nella sua denuncia pubblica, il disoccupato Petrella evidenzia infine una seconda anomalia del bando della Asl di Teramo relativo alle tempistiche: chi aveva partecipato al bando ha scoperto infatti della sua esclusione leggendo le graduatorie sul sito della Asl venerdì 18 dicembre 2015, con solo due giorni di tempo per fare ricorso, il sabato e la domenica successiva, quindi in prossimità delle feste natalizie.

Un esempio di come diventa quasi impossibile far valere le proprie ragioni da parte di disoccupati e disabili che non hanno disponibilità economiche per battaglie legali lunghe e costose. Anche perché, evidenzia Cretarola, ad essere a dir poco carenti sono i meccanismi di controllo interni alla filiera istituzionale.

“Chi deve controllare la correttezza delle procedure – spiega – è soprattutto il dirigente competente della Provincia, che quindi si controlla da solo. La Regione Abruzzo ha funzioni di indirizzo e controllo, ma di fatto non le ha mai esercitate e non ha mai approvato le norme applicative demandatele dallo Stato fin dal 1999. Il Ministero del Lavoro potrebbe e dovrebbe avere voce in capitolo mediante le Direzioni territoriali ma non mi risulta che siano mai intervenute”.

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