ARCIVESCOVO PESCARA: ''A GESTIRE SOGGETTI ACCREDITATI, NON COOPERATIVE''

AUTISMO: ARCIVESCOVO VALENTINETTI, ”NON SPECULIAMO SU SOFFERENZE”

14 Aprile 2016 17:41

Regione - Cronaca

PESCARA – “Non speculiamo sull’autismo e su nessun’altra sofferenza”.

Interviene così monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, per chiarire la sua posizione dopo l’articolo di AbruzzoWeb che ha svelato il ricorso presentato dalla Fondazione Paolo VI, onlus di cui il presule è presidente, al Tribunale amministrativo regionale d’Abruzzo contro l’azienda sanitaria Avezzano-Sulmona-L’Aquila.

L’azione giudiziaria è stata condotta assieme a un’altra Fondazione privata del Vastese, “Il Cireneo”, presieduta da Germana Sorge e vicina all’arcivescovo di Chieti, monsignor Bruno Forte.

Nell’istanza al Tar si chiede la revoca della gara per l’affidamento da 400 mila euro all’anno per 2 anni più 2 dei servizi psicoeducativi del Centro per adulti con autismo in apertura a Pratola Peligna (L’Aquila), bandita dalla delibera numero 2273 del 30 dicembre 2015.





Per tutta risposta, l’associazione dei familiari Autismo Abruzzo Onlus ha scritto addirittura a Papa Francesco, per informarlo dell’incredibile vicenda: “Niente affari sulla pelle delle persone con autismo”, sono sbottati i genitori.

“Non siamo interessati specificatamente alla struttura di Pratola, come riferito dalla stampa locale – risponde il presule – ma come Fondazione abbiamo scelto, non da soli, di ricorrere alla magistratura amministrativa non per ottenere l’affidamento diretto del centro peligno, ma affinché, nel rispetto delle leggi nazionali e regionali poste a presidio dell’attività sanitaria, lo stesso possa essere affidato a soggetti accreditati pubblici o privati e non a Cooperative prive del presupposto necessario per esercitare qualsiasi attività sanitaria, ossia l’accreditamento”.

Posizione rispettabile, ma è consequenziale che se fosse accolto il ricorso del vescovo, presentato con una gara in corso, e se quindi venisse annullata la delibera che la bandisce e fossero escluse le cooperative non accreditate, resterebbero sul campo solo i “titolari di una specifica posizione concessoria e contrattuale, con la Regione Abruzzo e il servizio sanitario”, per l’erogazione, in regime di accreditamento, di prestazioni sanitarie riabilitative”, come si legge nel ricorso.

Ovvero proprio le due fondazioni ricorrenti.





“L’unico interesse che ci riguarda – prosegue il presule – è il benessere di chi si rivolge alle nostre strutture e tanto abbiamo investito in questi anni, in risorse umane, tecnologiche ed economiche, per prestare servizi riabilitativi adeguati e per rispondere sempre ai requisiti richiesti per l’accreditamento”.

Secondo Valentinetti, “nonostante le difficoltà, lavoriamo sempre per l’eccellenza, cercando di formare i dipendenti alla professionalità e all’attenzione umana e non capisco per quale motivo dovremmo rinunciare a offrire il nostro servizio specialistico. Non si può insinuare, sempre e per di più senza motivo – scrive – che dietro la gestione di fondi e di denaro ci possano essere interessi personali o guadagni facili”.

L’arcivescovo, che da qualche mese ha “preso in mano” la fondazione Paolo VI, specificando la volontà di essere sempre più “un’attività sociale ispirata dalla carità” è “amareggiato dalla situazione”, ma “continueremo a operare nel settore con lealtà e con attenzione – conclude Valentinetti – senza lasciarci abbattere da giudizi infondati e, talvolta, deontologicamente discutibili”.

In merito a quest’ultimo strale, questo giornale ribadisce di aver fatto solo onestamente il proprio lavoro, citando documenti ufficiali, ovvero il ricorso, e sviluppando le logiche conseguenze del suo possibile accoglimento.

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