”ATER UNICA E’ UN RISCHIO PER L’AQUILA” PELINI, ”GIU’ LE MANI DAI NOSTRI FONDI”

di Filippo Tronca

31 Gennaio 2015 08:03

L'Aquila - Video

L'AQUILA – “L’assessore Donato Di Matteo e il governo regionale devono essere connessi alla realtà, non possono non avere contezza del disagio che vive questo territorio. Ed è dunque impensabile che i fondi per ricostruire le case popolari danneggiate dal sisma vengano utilizzati altrove”.

Prende posizione Fabio Pelini, assessore all’Assistenza alla popolazione del Comune dell’Aquila, a seguito del duro scontro in Giunta regionale che ha visti contrapposti Pierpaolo Pietrucci, consigliere aquilano del Partito democratico, e Di Matteo, assessore regionale ai Lavori pubblici, pescarese e democrat anche lui.

Il timore di Pietrucci è in sostanza quello che con la fusione delle cinque Aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater) in un unico ente regionale, progetto portato avanti in prima persona da Di Matteo, saranno “scippati” al capoluogo i fondi che il ministero dell’Economia e delle finanze trasferisce all’Ater aquilana,  fondi che serviranno a ricostruire l’ingente patrimonio di edilizia residenziale pubblica, 900 alloggi classificati E, quasi tutti ancora in attesa dell’avvio dei lavori, o comunque per far fronte a un disagio sociale crescente di quell’ampia fetta di popolazione che una casa a prezzi di mercato non se la può neanche lontanamente permettere.





L’emergenza casa, come evidenziato da AbruzzoWeb, è drammatica anche a Pescara dove il Comune in dissesto finanziario ha un bisogno disperato di nuovi alloggi per fare fonte a una domanda di casa che sta letteralmente esplodendo.

Ma ragiona Pelini, la soluzione non è certo quella di rischiare di togliere risorse indispensabili al capoluogo abruzzese terremotato.

“All’Aquila – afferma Pelini – c’è un gravissimo ritardo nella ricostruzione delle case popolari, tanto che il sindaco Massimo Cialente pochi giorni fa ha lanciato un accorato appello al governo affinché si sblocchino finalmente i fondi necessari. In lista di attesa ci sono 800 famiglie e nessun alloggio Ater è a disposizione, è per questo che cercheremo di utilizzare per soddisfare queste domande anche gli  appartamenti del Progetto C.a.s.e., che si stanno liberando”.

Lo stesso Progetto C.a.s.e., che ha costi di manutenzione altissimi, sarà  al centro di un bando di imminente uscita, rivolto a single e coppie a basso reddito, ma non così basso per entrare nelle graduatorie Ater.





E ancor prima, in via prioritaria, ai beneficiari del Contributo di autonoma sistemazione, il Cas, che termina a marzo, e che faranno domanda di un alloggio.

“I conti tornano – assicura Pelini – dei 700 beneficiari del Cas, hanno fatto domanda di un alloggio del C.a.s.e. meno di cento nuclei familiari sfollati. Possiamo da subito soddisfare questa domanda, poi la speranza è che la ricostruzione proceda in modo tale da far fronte ad altre esigenze”.

 

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