ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA: QUANTE FUSIONI ANNUNCIATE MAI CONCLUSE!

di Alberto Orsini

19 Novembre 2014 08:30

Regione - Economia

L’AQUILA – Vanno molto di moda le fusioni, tra le associazioni di categoria abruzzesi. Snellire gli organigrammi, rendere più efficiente l’organizzazione, quantomeno sulla carta, adeguarsi alla moda italica della spending review.

Peccato che, nel 2014 che va in archivio, nessuno dei tentativi annunciati, neanche quelli che hanno avuto un via libera formale, sia andato in porto e non c’è una sola riunificazione che, a oggi, si possa dire perfezionata.

“Fusioni fredde” che, molto spesso, nascondono una situazione di stallo, tra conflitti più o meno latenti, invidie, gelosie, recriminazioni. Non sono casi isolati, è una tendenza strutturale.

L’ultima associazione a «scottarsi» con l’argomento fusione, in ordine di tempo, è stata Confindustria, che nella Giunta regionale di qualche giorno fa ha rimesso in scena l’Abruzzo a due velocità: da una parte, le provinciali Chieti e Pescara vogliono un solo ente regionale subito.





Dall’altra, L’Aquila e Teramo da inizio anno hanno cominciato a fondersi, dando vita alla “Confindustria Gran Sasso”, che ha già un presidente in pectore, l’aquilano Fabio Spinosa Pingue, e non ci sta a essere messa subito in archivio, ma di fatto ancora non esiste.

Per dipanare la matassa bisognerà passare da un’unione adriatico-teatina e poi sfidarsi sullo scenario regionale.

A partire dalla presidenza, con Mauro Angelucci in prorogatio da mesi e un toto-nomi che ancora non si scatena. Lo stesso Pingue ha annunciato la discesa in campo, il chietino Paolo Primavera ancora no anche se tutti lo danno per sicuro ai nastri di partenza.

Anche le Camere di commercio dovrebbero ridursi da quattro a due. O almeno questo a fine luglio ha approvato la Giunta regionale sulla base di un progetto di Unioncamere con la promessa di tempi brevi. Ma poi è andata in tutt’altro modo.





Le provinciali di Chieti e di Teramo, infatti, hanno i presidenti in scadenza. Difficili le conferme di Silvio Di Lorenzo e Giustino Di Carlantonio. Intanto si dovranno rinnovare quelle poltrone, e non potrà succedere prima di gennaio, poi verranno messe sul tavolo le due aggregazioni.

La Camera pescarese, che ha ottobre ha confermato Daniele Becci, e quella dell’Aquila, che ha il mandato di Lorenzo Santilli in scadenza a fine 2015, sono invece già in rampa di lancio, ma per ora aspettano e scalpitano.

Confcommercio rivendica la primogenitura di un’idea di fusione, anche fuori dagli schemi: nel 2012 era Pescara a chiamare Teramo, poi non se n’è fatto più nulla. Ora si è d’accordo su unioni più tradizionali ma anche qui ci sono dissonanze. Pescara e L’Aquila hanno già dato l’ok, all’appello mancano Chieti e Teramo. Si convinceranno quando verranno tutelate le «eccellenze» dei rispettivi territori, in termini di uffici e servizi.

A chiudere il quadro c’è Confartigianato che, per superare gli annosi campanili, alza il tiro: un’inedita unione tra Abruzzo e Molise a ricostituire la Regione sparita nel 1963. Con lo scopo sbandierato di unificare anche i Consorzi fidi e acquisire potere contrattuale con le banche. Ma pure questo sarà tema del 2015.

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