ARTE: DI NINO DA MEDICO AD ARTISTA, E ADESSO DIPINGE LE CHIESE E I PALAZZI DELLA TRANSUMANZA

2 Ottobre 2015 08:44

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

L'AQUILA – Un viaggio lungo i paesaggi e gli scorci architettonici situati lungo le vie del tratturo.

È quanto raffigurato nei lavori dell'abruzzese Mario Di Nino che sono stati esposti al Palazzetto dei Nobili dell'Aquila, per la mostra inserita nell'ambito della Perdonanza celestiniana “Chiese e Palazzi della transumanza”.





Nato a Pratola Peligna (L'Aquila) 73 anni fa, Di Nino è un ex ginecologo che, per anni, ha lavorato all'opedale di Avezzano (L'Aquila). Da sempre interessato all'arte, una volta andato in pensione ha deciso di rimettersi in gioco e di dedicarsi a totalmente questa sua passione iscrivendosi ai corsi dell'Accademia di Belle Arti del capoluogo, dove ora sta addirittura per conseguire una laurea specialistica.

E poco meno di un mese fa tutte le sue opere sono state esposte per la mostra al Palazzetto dei Nobili riscuotendo, come l'artista stesso tiene a raccontare “un discreto successo anche tra gli aquilani più veraci”.

Si tratta, più precisamente, di una serie di raffigurazioni incentrate sulle emergenze artistiche, civili e religiose che si snodano lungo la via del tratturo, tutte realizzate con varie tecniche d’incisione, tra cui maniera nera, acquatinta, acquaforte e puntasecca, utilizzando inchiostri preparati personalmente da Di Nino e che il docente di grafica dell’Accademia di Belle Arti del capoluogo, Fabio Di Lizio, ha voluto definire un documento importante di “un territorio e un senso di appartenenza affettiva che, già dai disegni preparatori rigorosamente eseguiti sul posto, raccontano quella linea indelebile che lega l’uomo al suo ambiente e ai suoi ricordi”.





“L'insieme dei miei lavori costituisce un viaggio tra le chiese, i palazzi e gli angoli più caratteristici della Regione – spiega lo stesso Di Nino ad AbruzzoWeb – in cui ad essere vivo è il ricordo, inteso soprattutto come quel filo invisibile che tiene unito l'uomo con l'ambiente in cui vive”.

Un tema, quello del ricordo, particolarmente apprezzato, soprattutto nell'ambito delle raffigurazioni incentrate sull'Aquila centro e sugli altri luoghi colpiti e devastati dal terremoto del 2009. Interessante, a detta dello stesso artista, è stato infatti “notare come molti dei visitatori aquilani della mostra a un certo punto non riuscissero più a riconoscere nemmeno quei luoghi in cui sono nati e in cui hanno vissuto per anni”.

“Il successo della mostra – ha concluso Di Nino in tal senso – mi ha confermato come il ricordo sia una delle componenti fondamentali della storia, della cultura e dell'economia di un luogo. Una componente che va quindi valorizzata e coltivata in continuazione, in quanto rappresenta a tutti gli effetti l'unione che intercorre tra l'essere umano e tutto ciò che lo circonda”.

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