AREE BIANCHE: SI VA AL TAR, LA PROVINCIA REPLICA: ”NESSUNA MELINA”

di Alberto Orsini

3 Marzo 2011 08:03

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Un milione di euro di risarcimento contro la “melina” della Provincia dell’Aquila sulle “aree bianche”, quelle con un vincolo urbanistico decaduto che dovrebbero essere nuovamente normate dal Comune o, in subordine, dall’amministrazione provinciale, per poter essere utilizzate e che invece, per l’inerzia degli Enti, vengono assegnate a commissari ad acta, che si occupano di risolvere i singoli casi, senza curarsi della pianificazione complessiva cittadina.

Ad annunciare la richiesta di risarcimento record è la proprietaria di una delle tante aree a vincolo decaduto, che si scaglia contro l'amministrazione provinciale accusandola di aver perso tempo negli iter procedurali e burocratici. Bordate vengono lanciate al presidente, Antonio Del Corvo, e al dirigente di settore, Francesco Bonanni.

Ma la Provincia replica prontamente e rimanda al mittente le accuse, parlando di coerenza e correttezza dei tempi e delle procedure e accusando anzi i proprietari stessi di aver presentato documenti non precisi, fotocopie invece che tavole del piano regolatore, e di aver accampato “pretese assurde”.

Nella nota, non firmata, l'amministrazione difende a spada tratta l'operato tanto di Del Corvo quanto di Bonanni. I proprietari del terreno, intanto, hanno annunciato di voler sporgere querela nei confronti dell'ente per le frasi contenute nel comunicato della Provincia dell'Aquila.

I PROPRIETARI CHIEDONO I DANNI

A chiedere alla Provincia il risarcimento record con un ricorso al Tar sono, stanchi dei soliti lacci e lacciuoli, i proprietari dei terreni che si trovano nel quartiere di San Sisto, nella periferia del capoluogo, giusto di fronte al complesso sportivo di Verdeaqua: in quella zona, la procedura per ridisciplinare le aree si trascina infatti dal 2006, un vero caso di scuola.

La clessidra è partita a maggio di cinque anni fa, quando la richiesta di normare di nuovo quelle aree è stata fatta recapitare all’amministrazione comunale e, per conoscenza, a quella provinciale.

Tre anni dopo, al termine di una lunga battaglia di carte bollate, il commissario ad acta ha depositato la delibera di adozione di variante al piano regolatore generale (Prg), che sembrava poter avviare a una conclusione positiva la vicenda. E invece no.

È qui che è entrata in gioco la Provincia che, secondo i proprietari, ha fatto “melina”, perdendo e facendo perdere ulteriore tempo. Secondo quanto previsto dall’articolo 44 della legge regionale 11 del 1999, infatti, l’Ente deve sostituirsi al Comune se quest’ultimo se ne sta con le mani in mano invece di dare una nuova disciplina alle aree con un vincolo decaduto.

Ebbene, nel caso di San Sisto, la Provincia non è intervenuta. Successivamente è stato nominato dal Tar come commissario ad acta proprio il dirigente del settore Urbanistica della Provincia che, tuttavia, dopo molti mesi è stato sostituito dal Tribunale proprio per non aver fatto nulla.

Infine, l'amministrazione provinciale è intervenuta nella fase finale del procedimento per il rilascio del parere di non contrasto con il Piano territoriale di coordinamento, nel quale si dovrebbero verificare i possibili effetti sovracomunali di un intervento edilizio.

“La Provincia – spiega la proprietaria Violanda Di Bonaventura – ha chiesto al Comune gli elaborati grafici della variante, di cui però abbiamo scoperto che era già in possesso. Inoltre, lo scorso giugno ha convocato l’amministrazione comunale alla conferenza di consultazione senza avvertire il commissario, la cui presenza era strettamente necessaria, causando un ulteriore ritardo”.

Non è finita. Una volta convocata correttamente la conferenza, il 22 settembre 2010, “il verbale è stato trasmesso dalla Provincia al Comune solo il successivo 9 novembre, con un incomprensibile ritardo di quasi due mesi! Infine – conclude amareggiata la donna – a un anno di distanza dalla richiesta ha rilasciato il parere solo dopo la citazione in Tribunale avvenuta lo scorso febbraio”.

“Abbiamo dovuto impugnare il parere – prosegue la Di Bonaventura – per violazione di legge, incompetenza ed eccesso di potere. La Provincia ha subordinato l'approvazione della Variante a un lunghissimo procedimento, la cui durata presumibile è di altri due o tre anni. Non solo, ha rimesso in capo al Comune le prerogative che il Tribunale gli ha sottratto”.

Come tanti altri, i proprietari dei terreni di San Sisto sono esasperati e lanciano strali contro l’amministrazione provinciale. “Il presidente Antonio Del Corvo in questo caso non è stato garante del rispetto delle regole. Quanto a Francesco Bonanni, ex assessore all’Urbanistica – il rimprovero – ai nostri tecnici ha detto di essere all’oscuro di tutta la vicenda, quindi di quello che accadeva nei suoi uffici e dei ritardi che si accumulavano: un quadro tutt’altro che gratificante”.





Anche perché Bonanni, attuale dirigente del settore Territorio della Provincia, dovrebbe essere perfettamente a conoscenza della problematica delle aree bianche, visto il suo “pedigree” di ex assessore e di dirigente di settore. Bonanni è anche il “papà” del nuovo piano regolatore generale del Comune dell’Aquila, concepito e poi abortito durante il decennio di amministrazione del sindaco Biagio Tempesta.

LA REPLICA DELLA PROVINCIA: ''NESSUNA MELINA''

La Provincia dell'Aquila non ci sta e rifiuta le accuse di “melina” scagliate da Violanda Di Bonaventura, proprietaria di una delle tante aree a vincolo decaduto del capoluogo, quella di San Sisto, che attende da anni di essere ridisciplinata.

In una nota non firmata, l'amministrazione afferma di non aver perso tempo nell'iter procedurale, ma che anzi, “gli uffici hanno esaminato la pratica in discussione in maniera del tutto analoga a tutte le altre”, “in perfetta coerenza con i tempi e le procedure”, “non avendo mai assunto atteggiamenti né dilatori né di favore”.

La Provincia infine ribalta anche gli strali, accusando i proprietari di aver voluto surrogare durante l'iter tecnico le tavole del piano regolatore con fotocopie non in scala.

Per l'amministrazione provinciale, infine, “l’unico appunto che i proprietari possono attribuire ai funzionari e tecnici della Provincia forse è quello di non essere accondiscesi alle assurde pretese che gli stessi hanno accampato”.

IL TESTO COMPLETO DELLA NOTA

L’amministrazione provinciale dell’Aquila si vede costretta a intervenire presso gli organi di stampa per precisare la propria posizione in merito al procedimento di variante urbanistica avente a oggetto la riclassificazione di alcune aree “a vincolo decaduto” in località San Sisto del Comune dell'Aquila.

Procedimento avviato a seguito della nomina di un commissario ad acta da parte del Tar Abruzzo. Il presente intervento si rende necessario, in particolare, per smentire le gravi inesattezze riportate nelle dichiarazioni della proprietaria, signora Violanda Di Bonaventura, a tutela di una corretta informazione, che i cittadini hanno il diritto di avere.

Innanzitutto, va precisato che la vigente legislazione nazionale e/o regionale non individua procedure speciali per l’assegnazione di una nuova destinazione urbanistica alle parti del territorio comunale dove sono decaduti i vincoli preordinati all’esproprio (cosiddette “zone bianche”), le procedure, quindi, sono quelle ordinarie dato che la riclassificazione costituisce a tutti gli effetti una variante al piano regolatore generale rispetto alla quale le competenze della Provincia si sostanziano in una analisi di merito ai fini della verifica della rispondenza con il piano territoriale di coordinamento provinciale, con gli altri strumenti sovraordinati di governo del territorio e con tutte le norme vigenti in materia urbanistica.

Gli uffici hanno esaminato la pratica in discussione in maniera del tutto analoga a tutte le altre pratiche agli stessi assegnate, in perfetta coerenza con i tempi e le procedure previste dalle leggi in vigore, non avendo mai assunto nei confronti di nessuno atteggiamenti né dilatori né di favore.

Quanto detto è facilmente verificabile esaminando la documentazione esistente presso gli uffici provinciali e presso gli uffici del Comune dell’Aquila. Non corrisponde al vero, in particolare, che la Provincia avrebbe fatto “melina” arrivando a chiedere atti integrativi di cui era in possesso.

Chi conosce la materia urbanistica e le procedure amministrative, sa bene che le varianti al piano regolatore generale devono essere riportate sulle Tavole del Prg stesso, redatte, così come prescrive la legge, in scala adeguata, le quali non possono essere surrogate, come si è preteso si fare nel caso di specie, con semplici fotocopie, oltretutto non in scala, “cucite” sulla deliberazione del commissario ad acta.

Per quanto riguarda i tempi, la proprietaria dimentica, per esempio, che gli elaborati cartografici richiesti dalla Provincia in data 13 aprile 2010 sono stati trasmessi dal Comune dell’Aquila solo in data 26 novembre 2010. Dimentica che il commissario ad acta è stato nominato dal Tar in sostituzione del Consiglio comunale e che, quindi, ordinariamente non è chiamato a partecipare alle consultazioni tecniche.

L’unico appunto che i proprietari possono attribuire ai funzionari e tecnici della Provincia forse è quello di non essere accondiscesi alle assurde pretese che gli stessi hanno accampato.





Per il lettore poco pratico della materia, è necessario chiarire che i principi che sorreggono tutta l’impostazione della pianificazione urbanistica sono volti alla tutela dell’interesse generale anche se questo per avventura possa configgere con qualche interesse particolare, tant’è che i Comuni hanno la facoltà di imporre vincoli espropriativi su aree determinate allorché le stesse sono ritenute indispensabili per il reperimento di infrastrutture pubbliche, come spazi a verde, parcheggi, scuole, eccetera, necessarie a una migliore qualità della vita nei centri urbani.

E se la legge attribuisce ai privati il diritto ad avere una nuova destinazione urbanistica in conseguenza della mancata attuazione di tali previsioni, non gli assegna tuttavia il diritto ad acquisire una destinazione necessariamente edificatoria, in quanto il Comune mantiene comunque il diritto di pianificare il territorio avendo come punto di riferimento l’interesse generale e la tutela dell’assetto complessivo del piano regolatore.

Orbene, nel caso della signora Di Bonaventura la variante urbanistica prevedeva la trasformazione edificatoria di due ampie zone, ciascuna avente una superiore superiore a un ettaro, con l’applicazione di indici edificatori più che doppi rispetto a quelli usualmente applicati in casi analoghi.

La stessa, evidentemente poco o male informata sul contenuto di quelle regole il cui rispetto essa stessa reclama, non tiene conto che un commissario ad acta, anche se nominato dal Tar, non è dotato di poteri assoluti e che la trasformazione di così ampie zone di territorio deve essere necessariamente subordinata a piani di lottizzazione o piani particolareggiati, e questo non perché lo voglia questo o quell’altro funzionario ma perché lo impone la legge.

Al contrario di quanto la stessa afferma, il presidente della Provincia non sarebbe stato garante del rispetto delle regole se avesse fatto in modo che il dirigente Francesco Bonanni e gli uffici avessero accettato le sue richieste.

Infine, va detto che l’ingegner Bonanni non ha mai dichiarato a nessuno di essere all’oscuro della vicenda, non foss’altro perché è il firmatario del provvedimento finale.

Il presente intervento è diretto anche a quelle persone che credono che le regole esistenti sono solo quelle che le favoriscono, mentre le altre sono solo “burocrazia” o “eccesso di potere”.

I PROPRIETARI DEL TERRENO ANNUNCIANO QUERELA

I proprietari del terreno in questione annunciano querela.

Dopo aver preso visione del comunicato stampa della Provincia dell'Aquila, infatti, annunciano una querela nei confronti dell'Ente per alcune frasi, ritenute offensive e diffamatorie, contenute all'interno della missiva.

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