ALTRI 10 ANNI PER RICOSTRUIRE I PAESI, ”OTTIMISMO ED EVITARE SPOPOLAMENTO”

di Filippo Tronca

5 Aprile 2016 08:25

L'Aquila - Video

L'AQUILA – “La ricostruzione dei paesi del cratere potrà terminare, se si mantiene questo ritmo e ancora meglio migliorandolo, tra dieci anni: in termini di progetti approvati nel 2022-2023, in termini di cantieri chiusi nel 2024-25”.

Non è una profezia, ma una proiezione basata sui numeri di Paolo Esposito titolare dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del “cratere” (Usrc) composto dai 56 comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, “questo come dato medio, poi si dovranno fare verifiche sui singoli comuni”.

Paesi spesso capolavori di architettura medievale, custodi di una civiltà rurale che l’anima dell’Abruzzo montano e profondo. Accomunati dall'epocale destino dello spopolamento, causato da un progresso che ha reso questi luoghi marginali rispetto all'economia delle pianure e delle città, accelerato in sola notte dal sisma, che ha deserficato case, piazze e strade.

La ricostruzione diventa, per questi paesi, la pietra angolare di un definitivo declino o di un loro rinascimento.

Riconfermato per 3 anni, con una vacatio durata 3 mesi che ha bloccato mandati di pagamento e cantieri, Esposito ha diffuso i dati aggiornati al 30 marzo 2016.

Il più significativo è che, a 7 anni dal sisma, la ricostruzione del cratere è a un quinto del cammino, e che con 1,4 miliardi sono state ristrutturate 4.126 abitazioni inagibili (classificate “B”, “C”, “E”, oltre che migliaia di “A”), su una stima di 23.240.

Nei comuni fuori il cratere invece sono state riparate 1.165 abitazioni su una stima di 3.800.

Per essere conclusa, la ricostruzione ha bisogno di altri 3 miliardi di euro per la ricostruzione privata e di circa 300 milioni di Euro per i danni da sisma degli edifici e beni pubblici.

Per il 2016 non ci saranno problemi finanziari per la ricostruzione privata: a disposizione ci sono 346 milioni, più un residuo di 60 milioni degli anni precedenti, che garantirà la copertura del fabbisogno di tutti i progetti che saranno approvati e che diventeranno cantiere.





Altri 10 anni, è lecito però chiedersi, non rischiano di essere fatali per paesi dove buona parte della popolazione è anziana, dove nascono pochissimi bambini, e da cui i giovani vanno via perché non ci sono, a oggi, concrete occasioni di lavoro?

Una domanda che interroga il senso stesso della ricostruzione, oltre i numeri e proiezioni quantitative.

“Tenuto conto del lavoro che svolgo – risponde Esposito – debbo essere ottimista, ed è per questo che, nel mio dialogo con le amministrazioni locali, invito sempre a moltiplicare gli sforzi, a fare presto, perché il rischio dello spopolamento esiste, e va combattuto su più fronti, in primis dando certezze sulla ricostruzione, che è uno dei compiti chiave dell' Usrc”.

Intanto, aggiunge da tecnico Esposito, “ritengo molto utile avere una proiezione realistica della durata presunta del processo di ricostruzione e un monitoraggio costante dell’andamento dei lavori e del flusso economico. Per esempio – illustra – se analizziamo i grafici si può notare che da 2013 ad oggi si è avuta un'impennata del valore contributi concessi”.

” Nel 2013 il ritmo di concessione dei contributi era di 11 milioni di euro al mesi in media, oggi siamo sui 30 milioni al mese. Il che significa che la macchina comincia a girare a pieno regime, che stiamo andando nella giusta direzione”, assicura.

“Questi paesi un giorno saranno sicuramente ricostruiti – aggiunge dunque Esposito – e sono sicuro che sarà un'opera di cui potremo tutti essere orgogliosi, gli amministratori locali in primis che sono quotidianamente impegnati tra mille criticità. Ci aspettiamo comuni ricostruiti con rigorosi criteri di sicurezza sismica, con un patrimonio storico e architettonico restaurato e riqualificato, sicuramente funzionali, anche se questo ovviamente dipende anche dalla capacità progettuale dei professionisti e dalle scelte delle singole amministrazioni comunali”.

“Sono però convinto, e lo dico da abruzzese – precisa – che l'azione amministrativa con gli strumenti a disposizione e azioni efficaci per stimolo delle attività economiche e sociali può dare un futuro a questi paesi”.

“È essenziale inoltre – conferma  Esposito – dotare di questi paesi di servizi essenziali. Per questa ragione ritengo importantissima la ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, grazie ai 139 milioni di euro del 'Piano Scuole Abruzzo: il Futuro in Sicurezza'. I cantieri conclusi a oggi, a tal proposito, hanno un valore di 4,8 milioni di euro, per un numero di 18 interventi, altri 25 interventi, per un valore di 23,4 milioni di euro sono in corso, e altrettanti sono in fase di affidamento”.

Secondo il responsabile dell'ufficio, “ricostruire o mettere in sicurezza una scuola significa scommettere sul futuro di un territorio, sui bambini che nasceranno o arriveranno comunque in quel territorio, e sulla concreta possibilità per le famiglie di poter restare a vivere nel territorio, avendo appunto una scuola raggiungibile quotidianamente”.

Nel cratere sismico, i sindaci e i cittadini, non hanno mai superato del tutto una paura, quella che il governo, alle prese con la crisi economica e con tante altre priorità ed emergenze da affrontare, rischi nel tempo di disinteressarsi della ricostruzione di un angolo d’Italia, che non fa più notizia, che non ha santi in paradiso, e non ha un significativo potere contrattuale ed elettorale.





Oggi finalmente in paesi abbandonati e ridotti in macerie, si vedono finalmente le gru svettare, il silenzio è rotto dal vociare degli operai e dal rumore delle betoniere. Per l’esattezza ci sono 602 canteri attivi nei comuni del cratere e 634 nei comuni fuori il cratere. Ma domani sarà così?

“Smentisco questo timore – risponde Esposito – ricordo che ci sono risorse economiche stanziate per la ricostruzione dal governo nella legge di stabilità 2015  pari a 5 miliardi, un segnale importantissimo in termini di certezza in fase programmatoria. A Roma non ho riscontrato alcun ripensamento né cedimento rispetto a questi obiettivi”.

Piuttosto, confessa, “quello che mi chiedono come titolare dell’ufficio per la ricostruzione sono monitoraggi dettagliati sul 'tiraggio', ovvero sul ritmo di utilizzo di questi fondi, sul numero di progetti approvati e di cantieri che si aprono di conseguenza, sulla edilizia privata, pubblica e scolastica”.

E da questo punto di vista è importante, in termini di monitoraggio, un'altra cartina, dove i Comuni del “cratere” sono contrassegnati con differenti colori. Azzurro per 41 territori, dove il tiraggio è ottimale, ovvero dove il 100 per cento dei fondi  trasferiti dall'Usrc si trasforma prontamente in concessioni contributi e, quindi, cantieri.

Ma ci sono anche alcuni comuni contrassegnati con il colore rosso, con un tiraggio inferiore al 50 per cento dell'assegnato:  sono i quelli di Pietracamela e Fano Adriano in provincia di Teramo, e Poggio Picenze in provincia dell’Aquila.

Ci sono poi comuni contrassegnati con il colore giallo, dove il range è compreso tra il 50 e l’80 per cento. Sono i comuni Cagnano Amiterno, Tornimparte, Castel di Ieri, Collarmele, Gagliano Aterno in provincia dell’Aquila, e Montebello di Bertona in provincia di Pescara.

“In alcuni Comuni – conferma Esposito – ci sono stati effettivamente maggiori problemi relativi alla capacità di impegnare i fondi trasferiti, il loro numero però sta diminuendo, e questo è un buon segnale. A proposito di chiusura pratiche va tuttavia riscontrata una criticità legata al fatto che soffriamo a livello di uffici territoriali per il problema della mancanza di personale, inferiore a quello previsto dalla legge, e all’ effettivo fabbisogno”.

“A maggio 2016, però, saranno finalmente sboccate le assunzioni di una decina di addetti in graduatoria del concorso Ripam, e questo rappresenterà un importante aiuto, oltre ad una serie di azioni che coordineremo con il Tavolo dei sindaci”, conclude.

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