ABRUZZO ENGINEERING: DE CRESCENTIIS, ”LA PROVINCIA ESCE; GRATIS? VEDREMO”

di Alberto Orsini

30 Luglio 2015 08:31

Regione - Politica

L’AQUILA – “L’amministrazione provinciale deve alleggerire tutti i carichi possibili e immaginabili e quindi anche nel caso di Abruzzo Engineering, tenendo sempre a mente il destino dei lavoratori, faremo in modo che non rientri più fra le compagini partecipate della Provincia”.

Lo annuncia ai microfoni di AbruzzoWeb il presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio De Crescentiis, confermando la volontà di disimpegno, peraltro obbligata dopo la riforma del suo ente, dalla società partecipata della Regione Abruzzo, che qualche settimana fa ha approvato la variazione di bilancio per salire dal 60 al 90% del capitale sociale, rilevando la quota del 30% di Selex Service Management, società del gruppo Finmeccanica, transando il debito da 30 milioni pagando un sesto, 5 milioni.





La Provincia mollerà la sua parte, ma non gratis, sembra di intuire dalle parole del presidente.

“Lo dovremo vedere in sede di trattativa con la Regione perché abbiamo tante difficoltà su quel tavolo – spiega – Dovremo lavorare spalla a spalla, ma a fronte alta, arrivando all’obiettivo che è quello di fare in modo che la Provincia non sia più in quella società”.

Abruzzo Engineering era nata nel 2006 dalle ceneri di Collabora, società della Provincia, con un accordo tra l’allora presidente, Stefania Pezzopane, la Regione di Ottaviano Del Turco e il colosso industriale statale che era guidato da Pierfrancesco Guarguaglini.





Doveva servire a portare Internet veloce in tutto Abruzzo, abbattendo il digital divide, ma l’Europa ha bloccato l’affidamento diretto di commesse non ritenendola “in house” a causa della proprietà non del tutto pubblica e dell’assenza di “controllo analogo” sugli atti dell’azionista di maggioranza.

Questa impasse ha provocato la crisi e la messa in liquidazione da parte dell’allora governatore, Gianni Chiodi, che ha bollato Ae come “carrozzone politico”, con 180 lavoratori finiti in mobilità. La metà è stata reimpiegata negli uffici della ricostruzione post-sisma dell’Aquila, unica commessa rimasta in piedi durante la liquidazione guidata dal commissario Francesco Carli.

Poi Luciano D’Alfonso, con il sostegno del vice presidente, Giovanni Lolli, ha deciso di rimettere in piedi l’azienda, lanciando il complesso piano di recupero. Approvato nelle commissioni dalla maggioranza di centrosinistra, ma a patto che la stessa sollecitudine e gli stessi quattrini vengano investiti in altre società regionali in crisi, il salvataggio è passato all’alba in Consiglio regionale dopo 30 ore di dibattimento complessivo.

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