”VOLATE ALTO E METTETECI FANTASIA”, ADDIO A MARTA MARZOTTO

29 Luglio 2016 12:51

Italia - Cronaca

MILANO –  È scomparsa dopo una breve malattia, nella città meneghina che la aveva adottata da più di mezzo secolo, la contessa Marta Marzotto.

Stilista, scrittrice, icona irriverente e mai scontata dei salotti buoni italiani.

Di modeste origini, da ragazza, faceva la mondina per sbarcare il lunario.





Indimenticabili le sue parole, che affondano le radici nella sua difficile infanzia con cui ricorda la nonna: “Mia nonna mi diceva sempre: fatti un nome e poi anche se ti farai la pipì a letto, diranno che hai sudato.”

E di strada ne ha fatta molta, il salto nel mondo della moda, negli anni '50 in pieno boom economico, come manequin nell'atelier delle sorelle Aguzzi a Milano.

Un matrimonio “buono”, con il conte Umberto Marzotto che le lasció un titolo nobiliare e 5 figli, tra cui Annalisa, scomparsa nel 1989  a soli 30 anni a seguito di una terribile fibrosi cistica genetica, malattia che non lascia scampo e che vede oggi tutti i Marzotto, tra cui Matteo, l'ultimo figlio della contessa, impegnati con fondazioni e convegni sul tema.

E poi un altro grande amore, l'artista Renato Guttuso, scomparso nel 1987, di cui fu musa ispiratrice.





A riguardo non mancarono per la Marzotto i guai giudiziari:  il 21 marzo del 2006 venne condannata in primo grado dal Tribunale di Varese a otto mesi di carcere col beneficio della condizionale e ad 800 euro di multa, perché responsabile di aver riprodotto nel 2000, senza averne titolo, alcune opere in suo possesso, tra cui diversi quadri che la ritraggono, oltre a 700 serigrafie del pittore, i cui diritti legalmente sarebbero spettati al figlio. 

Nel 2011 i giudici della Corte D'Appello di Milano, nel processo sulle 700 serigrafie, hanno dato ragione alla Marzotto e allo stampatore Paolo Paolo, perché il fatto non costituisce reato.

Il cordoglio sui social è stato unanime, da twitter a facebook, tutti, vip e non hanno voluto ricordare la simpatica contessa, sempre giovane, sempre elegante.

Famosa fu la frase con cui la etichettó Roberto D'Agostino di Dagospia : ” non baciate la Marzotto, vi attacca le rughe!”

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