IL COORDINATORE SFIDUCIATO, IN DOCUMENTO SI CHIEDE NUOVA GOVERNANCE''UFFICI TERRITORIALI COSTOSI E FALLIMENTARI, IL TAVOLO AUTOREFERENZIALE''

SISMA 2009: RIVOLTA SINDACI CONTRO CIACCHI ”MA QUALE RICORSO, GIUSTO CHIUDERE UTR!”

di Filippo Tronca

8 Gennaio 2018 18:07

L'Aquila -

L'AQUILA – Si spacca il fronte dei sindaci del cratere sismico abruzzese del 2009, e una buona metà delle fasce tricolori sfiducia uno dei due coordinatori, Sandro Ciacchi, ex primo cittadino di Goriano Sicoli (L'Aquila), e si dice del tutto d'accordo con la decisione, da parte del governo, di liquidare gli Uffici territoriali della ricostruzione (Utr), a partire dal 1° maggio prossimo.

La clamorosa rottura viene confermata ad AbruzzoWeb dal sindaco di Ocre (L'Aquila), Fausto Fracassi, e sostenuta, assicura lo stesso, da “buona parte dei sindaci del cratere, in particolare quelli comuni più popolosi e con maggiori danni causati dal sisma”.

Una presa di posizione messa nero su bianco in una bozza di documento, non ancora non reso pubblico, ma che questo giornale ha consultato in anteprima, in cui si definiscono “tragici” e “avvilenti” i risultati degli Utr, e in cui si dice anche basta al Tavolo di coordinamento, dove siedono proprio i sindaci o loro delegati, com'è il caso di Ciacchi, dei comuni dove gli Utr hanno sede.

Questo documento sarà discusso e formalizzato nel corso di una riunione convocata mercoledi prossimo alle ore 18.30 a Fagnano (L'Aquila), e allora si saprà quali saranno i sindaci che aderiranno al fronte che qualcuno già definisce dei “No Utr”.

Fracassi non fa nomi, per correttezza istituzionale, ma anticipa, a precisa domanda, che è dalla loro parte anche il sindaco di Barisciano, Francesco Di Paolo, l'altro coordinatore del Tavolo, che così lascerebbe al suo destino Ciacchi, e accettando di buon grado di essere d'ora in avanti primus inter pares, con i suoi colleghi.

Ad aver fatto precipitare la situazione, un'intervista di Ciacchi proprio a questa testata, in cui si annunciava un imminente ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar), e una forte pressione politica, nella campagna elettorale delle politiche del 4 marzo, contro la decisione, ritenuta “assurda e controproducente”, contenuta dall’emendamento al decreto Milleproroghe a firma del sottosegretario Paola De Micheli, del Partito democratico.

In esso si dispone che, a maggio 2018, saranno smantellati gli uffici costituiti nel 2012 per istruire le pratiche post-terremoto con sedi a Barete, Goriano Sicoli, Barisciano Rocca di Mezzo, Castel del Monte, Caporciano, in provincia dell'Aquila, Montorio al Vomano, (Teramo) e Bussi sul Tirino (Pescara), a cui fanno riferimento i 56 comuni  del cratere, più quelli extra-cratere.





Tutta la filiera sarà così accentrata nella sede dell’Ufficio speciale della ricostruzione dei cratere (Usrc) di Fossa (L’Aquila), dove tutti i 60 dipendenti degli Utr dovranno trasferirsi, alle dipendenze del titolare dell'ufficio, Paolo Esposito.

Una presa di posizione, quella di Ciacchi, che per Fracassi “è una mera opinione personale, non è affatto discussa né condivisa dai sindaci che rappresentano la buona metà dei 60 mila abitanti e i territori di gran lunga più colpiti dal sisma del 2009!”.

E aggiunge: “Lui non ci rappresenta più, del resto il Tavolo di coordinamento non è mai stato legittimato da nessuna norma, mai chiarite nel funzionamento e nelle attribuzioni e dunque risulta assolutamente illegittimo. A maggior ragione – prosegue – dopo la liquidazione degli Utr, che condividiamo in pieno, essendo strumenti che hanno fallito, e complicato invece che snellire la filiera, l'emendamento della De Micheli, deve essere piuttosto l'occasione per creare una nuova governance forte, condivisa e equilibrata, che guidi la rimanente ricostruzione privata, pubblica e lo sviluppo economico e sociale dell'area del cratere”.

A essere favorevoli al mantenimento delgi Utr, oltre a Ciacchi, ci sarebbero i sindaci, ma non tutti, che rappresentano i comuni dove gli stessi uffici hanno sede, e che vivono la soppressione come una spoliazione e una perdita di centralità. Ci sarebbero, poi, altri sindaci che per ora non si espongono, e preferiscono attendere gli sviluppi del conflitto.

Si può ipotizzare che, a favorire la spaccatura, ci sia anche l'imminente campagna elettorale, con i sindaci di centrosinistra propensi ad accettare le decisioni del governo, e quelli di centrodestra a criticarle. Tuttavia, assicura ancora una volta Fracassi, “gli schieramenti contrapposti sono del tutto trasversali, in questo caso l'appartenenza politica non conterà nulla, vedrete”.

IL DOCUMENTO DEI SINDACI no utr

Nella lettera messa a punto dai primi cittadini del fronte ” No Utr”, si ritiene condivisibile e positiva la decisone di  chiudere organismi che “hanno rappresentato un clamoroso fallimento, determinando in molte circostanze i ritardi che oggi si accusano”.

Si sottolinea che “gli uffici territoriali non hanno mai funzionato”, e “hanno costituito centri di costo significativi sia per la loro logistica e per la loro struttura interna. Infatti 150 mila euro annui dei costi aggiuntivi dovuti alla posizione di responsabili degli otto uffici, si aggiungono altri costi per il funzionamento, per un valore annuo ipotizzabile di circa 360 mila euro, ai quali si aggiungono le spese per macchine in dotazione ad ogni Utr per un importo complessivo annuo di 72 mila euro, e che fa lievitare la somma a circa 432 mila euro annui”.





Soldi, dicono insomma i sindaci, che si possono tranquillamente utilizzare in modo più proficuo, anche perché, “dal punto di vista meramente tecnico il bilancio dell'operato dei vari Utr presenta aspetti tragici sia per i ritardi che man mano si sono accumulati, sia per l'omogeneità delle istruttorie. I ritardi sono dovuti principalmente dovuti allo scarso carico di lavoro della maggioranza degli Utr e all'eccesivo carico di pratiche rispetto ai dipendenti, di altri Utr, Avvilente è infatti il numero di pratiche portate avanti da alcuni Utr, sia in termini numerici che di finanziamenti concessi”.

E qui l'implicito riferimento è all'Utr di Barisciano, che è competente dei comuni più colpiti dal sisma.

“Ancora più problematico e snervante”,  si legge poi in un altro passaggio del documento, “è il rapporto tra i vari Utr e l'ufficio centrale di Fossa, nel momento in cui infatti un Utr necessita di chiarimenti sull'interpretazione della norma, i tempi si dilatano a dismisura, arrivando anche a 50-60 giorni per ottenere un parere, che si avrebbe in tempo reale, ovvero in pochi minuti, se si realizzasse l'accorpamento degli stessi sotto la guida degli attuali responsabili nella sede  centrale”.

“Altra negatività lamentata dalle imprese appaltatrici e dai professionisti – si legge ancora – è la disomogeneità delle istruttorie effettuate dai vari uffici territoriali: ciò che viene riconosciuto in termini di indennizzi da un Utr è negato da un altro Utr”.

Infine l'affondo contro il Tavolo di coordinamento, liquidato come “inutile” e “autoreferenziale”.

“Con la soppressione degli Utr viene meno questo istituto – si spiega anzi – non previsto da alcuna legge, decreto o norma qualsivoglia, non disciplinato nelle attribuzioni e competenze, assolutamente assente nei rapporti con i sindaci e mai incisivo sull'evoluzione delle modalità di istruttoria”.

Il Tavolo viene infine definito come “squilibrato” perché  si verifica  che un'area omogenea con pochi abitanti e pochi danni, “pesa quanto un rappresentante di aree con oltre 15 mila abitanti e danni molto più rilevanti”, e il riferimento è ancora una volta all'area omogenea dell'Utr di Barisciano, che tiene a sottolineare Fracassi,  “è uno dei pochi che ha  funzionato, nonostante il grande carico di lavoro, e al confronto alcuni Utr non hanno prodotto nemmeno un ventesimo dei contributi”.

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