”LA ‘GRANDE PESCARA’ SARA’ UN DANNO PER I CITTADINI”, CANDIDATO SINDACO BALDINI, ”FERMIAMOLA, E’ FOLLIA”

17 Maggio 2019 20:41

Pescara - Politica

PESCARA – “È bene che i cittadini e gli amministratori vengano messi a conoscenza delle criticità del progetto della ‘Grande Pescara’ e dei rischi che corriamo nel procedere frettolosamente verso una destrutturazione degli enti comunali che altrove, come nel recente caso di Corigliano-Rossano, ha generato caos istituzionale, disfunzioni nell’erogazione dei servizi e problemi di consolidamento dei bilanci. Noi non abbiamo nascosto sin dal principio la nostra diffidenza nei confronti di questo progetto”.

È nelle file dei contrari alla realizzazione della fusione dei comuni di Pescara, Spoltore e Montesilvano Gianluca Baldini, candidato sindaco di Pescara con la lista Riconquistare l’Italia.

Baldini, 37enne laureato in Scienze della Comunicazione e prossimo al dottorato in Economia internazionale, impegnato come i suoi avversari in una campagna elettorale in certi momenti particolarmente aspra, va dunque controcorrente su un tema che vede, ad esempio, Carlo Costantini, alla testa del polo civico Faremo Grande Pescara per candidarsi alla poltrona di primo cittadini pescarese.

“Riteniamo – spiega Baldini, che ha parlato questa mattina in conferenza stampa nella sala Commissioni del Comune –  che la fusione sia inutile sotto il profilo dell’accorpamento dei servizi, che possono essere gestiti in coordinamento tra diversi Comuni o delegati a livelli di governance gerarchicamente superiori”.

Secondo il giovane candidato sovranista, “È già così da tempo per i servizi idrici, per il trasporto pubblico locale, per la pianificazione territoriale sotto il profilo urbanistico e trasportistico, così come per i coordinamenti delle infrastrutture portuali. Siamo riusciti a fondere tre grandi società di trasporti, si sta già procedendo in tal senso con le società di raccolta e gestione dei rifiuti e non mi sembra impossibile gestire coordinatamente il servizio di polizia municipale”.





“Insomma, la fusione è inutile, e anzi dannosa, sotto il profilo della gestione ordinaria della città, perché Spoltore e Montesilvano saranno destinate a diventare grandi periferie e le risorse aggiuntive promesse dai promotori che dovrebbero compensare questi squilibri sono solo fumo negli occhi”, prosegue.

“La vigente normativa (art. 20 del D.L. n. 95/2012, come modificato da ultimo con la L. n. 205/2017) limita le premialità per le fusioni previste dal Tuel a ‘due milioni di euro per ciascun beneficiario’, che corrispondono a 20 milioni di euro in un decennio e non a 200 come riferito e recentemente ribadito da alcuni sostenitori del progetto”, lamenta quindi Baldini.

Secondo il quale “Due milioni di euro l’anno per la ‘Grande Pescara’ costituirebbero un premio insufficiente persino a fronteggiare i costi della fusione per la riorganizzazione dei servizi, se consideriamo che il bilancio del solo Comune di Pescara consta di circa 130 milioni di euro, che la sola rata del piano di rientro che avevamo avviato nell'ambito della procedura di ‘pre-dissesto’ era di circa 2,7 milioni di euro, e che questa annualità si triplicherà in ragione della recentemente dichiarata incostituzionalità della norma che aveva consentito di spalmare i debiti in un trentennio”.

“È inquietante, peraltro, riscontrare come si voglia far restare l'argomento del ‘pre-dissesto’ fuori dalla campagna elettorale e, soprattutto, come nessuno si ponga il problema di valutarne gli effetti sul bilancio del nuovo Comune risultante dalla fusione, sul quale aleggiano enormi interrogativi”, afferma ancora.

“A ciò si aggiunga il fatto che il nuovo comune conterebbe 192 mila  abitanti, non raggiungendo dunque la soglia dei 250 mila che consentirebbe di spuntare maggiori trasferimenti statali: si produrrebbe l’effetto paradossale, in questo caso, di perdere risorse, perché i trasferimenti destinati alla ‘Grande Pescara’ sarebbero di entità inferiore alla sommatoria dei trasferimenti che ricevono attualmente i tre Comuni”, dice quindi.

“Alla luce di ciò, ci chiediamo con quali risorse saranno gestite quelle spese di riorganizzazione anagrafica dei residenti e delle attività produttive che dovranno rinnovare i documenti, i contratti e volturare le utenze, per via delle omonimie delle vie che nei tre comuni interesseranno decine di migliaia di cittadini e imprese. Ci viene spontaneo supporre che questi costi graveranno sui cittadini e sulle attività produttive, ma allora perché non se ne parla?”, polemizza a questo punto il 37enne pescarese.





“Riteniamo, ancora, che la fusione sia sbagliata sotto il profilo della correttezza istituzionale e giuridica, perché piega l’uso di una norma a finalità diverse da quelle che voleva perseguire il Legislatore. Fondere i 3 Comuni più grandi della provincia vuol dire violentare la ratio legis di una normativa che mirava a perseguire la fusione di comuni piccoli o piccolissimi, da qui la motivazione di limitare la premialità a cifre irrisorie per comuni di medie dimensioni come Pescara. In Abruzzo il 40 per cento dei Comuni non conta più di 1.000 residenti, il 20 per cento non arriva a 500 abitanti, il 10 per cento resta sotto i 300 e il 4 per cento, pari a 12 Comuni, non raggiunge le 150 anime. In una regione che si contraddistingue per diffusione di microrealtà questa classe dirigente legata a una visione novecentesca del rapporto con le istituzioni propone di fondere i tre omuni più popolosi della provincia di Pescara. Già questo assurdo basterebbe a creare diffidenza verso il progetto”, aggiunge Baldini.

“La tesi secondo cui si dovrebbe crescere dal punto di vista delle dimensioni per valere di più è, tra l’altro, controfattuale. La classifica delle città più vivibili d’Italia ci restituisce una verità decisamente opposta: le città più ambite, in cui si vive meglio, sono mediamente della dimensione di Pescara o più piccole. Del resto anche i forestieri che si stabiliscono a Pescara la scelgono perché è una città a misura d’uomo e spesso scappano dalle realtà più grandi e caotiche. Insomma, nel 2019 desiderare d’ingigantirsi è un’ambizione fuori dalla storia”, fa notare.

Per Baldini, inoltre, “Non meraviglia che a proporre questa idea siano esponenti di quella stessa classe dirigente che nel recente passato ha contribuito a promuovere il gigantismo delle imprese disseminando la regione di centri commerciali e contribuendo in questo modo a deturpare l’ambiente e a distruggere il commercio di prossimità nei centri urbani. Il concetto che si promuove con questa concezione storica del progresso è sempre lo stesso: ‘bigger is better’, più grandi si è meglio è, perché le realtà più grandi conseguono economie di scala e razionalizzano i costi. Questo concetto si è già dimostrato errato e dannoso in chiave di sviluppo del territorio, ma i politici che hanno promosso nel passato queste scelte scellerate le replicano nel presente per continuare a compromettere il nostro futuro”.

“Chi fa leva sul risultato del referendum – è il pensiero del candidato di Riconquistare l’Italia – non dice che nel 2014 non si è tenuto alcun dibattito pubblico sul tema per chiarire ai cittadini benefici e costi della fusione, così come omette la stranezza che esistevano solo comitati favorevoli e che in realtà i cittadini che hanno votato a favore sono solo un terzo dei 192 mila abitanti”.

“Io ho in mente una Pescara diversa, che cresca in qualità e modernità ispirandosi al meglio che è ha rappresentato in passato: un piccolo gioiello, una realtà dimensionalmente contenuta, ma vivace, solare, futuristica, che anticipava i tempi e le tendenze e che precorreva il futuro. Il futuro è valorizzazione del piccolo e non già del grande. Il futuro è una città a misura d’uomo e non una megalopoli che inglobi tutti gli altri comuni della provincia. Abbiamo già detto che per coordinare i servizi non serve fondere i Comuni. Allora per quale ragione rinunciare all’identità comunale? Perché cambiare nome? Perché mai Pescara, Montesilvano e Spoltore dovrebbero rinunciare ai propri confini, alla propria storia, ai propri nomi, per fondersi in una nuova entità che mirerebbe poi ad assorbire Comuni limitrofi anche di altre province?”, si domanda a questo punto.

“Smettiamola di giocare a Risiko sulle spalle dei cittadini per mere finalità politiche, fermiamoci a riflettere, altrimenti potremmo pentircene”, conclude Baldini.

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