”IL MURO” NON E’ BARRIERA MA UNA PIECE TEATRALE, IL GRUPPO E-MOTION LANCIA ”APRITI AI NOSTRI BACI”

di Loredana Lombardo

3 Febbraio 2017 07:15

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA –  Da un’associazione abruzzese, il Gruppo e-motion con sede all’Aquila, è nato un progetto, portato in vari teatri italiani con il tema del muro, dal titolo “Apriti ai nostri baci”.

“Il muro viene inteso non solo come in questi giorni dal presidente americano Donald Trump – spiega ad AbruzzoWeb Francesca La Cava, direttore artistico della compagnia di danza che ha portato in scena la piéce – quindi non solo una barriera geografica  a dividere due realtà o etnie. Il muro è inteso come diversità, come approccio che tutti i giorni da secoli abbiamo verso l’altro”.

La compagnia di danza contemporanea E-motion è l’unica realtà di produzione della danza in Abruzzo finanziata dal ministero dei Beni culturali, sostenuta dalla Regione Abruzzo e dal Comune dell’Aquila. Francesca, ormai naturalizzata aquilana, ha origini sarde e porta avanti con entusiasmo questa sua produzione.

“Il lavoro di grande investimento fatto in questi tredici anni ha consentito all’associazione di diventare un contenitore nel quale affluiscono numerosi coreografi abruzzesi, Anouscka Brodacz, Manolo Perazzi, Gisela Fantacuzzi e Luisa Memmola, tanto per citarne qualcuno”, commenta con orgoglio.





L'idea di “Apriti ai nostri baci – Studio sul concetto di muro” nasce dalla necessità e dal desiderio di riflettere sul valore simbolico acquisito, tra il Novecento e gli anni 2000, da un elemento architettonico ed edilizio apparentemente insignificante e puramente funzionale come il muro.

Lo spettacolo ha debuttato come primo studio all’Aquila, al Festival I Cantieri dell’immaginario e nella forma completa ha inaugurato la stagione Indanza di Bolzano. Le prossima data invece abruzzese, toccherà Teramo il 29 marzo alle ore 21 presso lo spazio Electa.

Francesca ha curato sia regia che coreografie. “Questo che mi sembra interessante nelle vite, i buchi che comportano le lacune, talvolta drammatiche, talvolta no. Le catalessi o quelle specie di sonnambulismo di più anni, che la maggior parte delle vite possiedono. Forse è in questi buchi che avviene il movimento. La questione infatti è proprio quella di come produrre il movimento, come forare il muro”, sostiene.

Una citazione di Gilles Deleuze, presa in prestito per l’occasione per simboleggiare il contenuto della rappresentazione. “Il muro quello dove ci si appoggia per piangere – prosegue ancora la La Cava – per cercare le crepe da riparare o da allargare, semplicemente per superarlo, per curiosare, per capire da che lato stare”.

“La Wall World Map disegnata dalla Università del Quebec mostra come nel 1950 i muri costruiti nel mondo fossero soltanto tre, oggi sono più di cinquanta – rimarca poi – In quest'ultimo mezzo secolo sono stati costruiti 10 mila chilometri di muri, barriere, inferriate: un quarto della circonferenza del pianeta! Nei mattoni, nel cemento, ma anche nelle fessure, nelle crepe dei muri del mondo si vedono oggi, come in una carta geografica ad alta definizione, i simboli dei movimenti di massa che percorrono il Novecento, che ne fanno il secolo delle persone e al tempo stesso il secolo dei nessuno”.





Il muro è il simbolo del Novecento: da una parte è duro, compatto  è il muro delle moltitudini, ma dall'altra contiene le vite dei tanti nessuno che popolano la storia. “Il muro dei moti contrari – aggiunge – il muro che esclude, ma che al tempo stesso protegge, che al di là spaventa e al di qua rassicura, il muro che difende i confini, ma che ricaccia indietro lo straniero”.

“Nel Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, il muro dei due amanti separati si trasforma nella sua deformazione parodistica, per indossare nuovamente la maschera tragica nei romanzi novecenteschi di Jean Paul Sartre, di Christa Wolf e di Agotha Kristof – racconta ancora – In questi ultimi 50 anni abbiamo assistito, però, al di fuori dei sentieri letterari, a un incessante processo di simbolizzazione che ha fatto del muro un Muro, ossia una delle icone più significative e rappresentative della contemporaneità”.

Oggetto dello studio drammaturgico sul concetto di muro sono dunque alcuni muri reali, concreti tra i molti che sono nati, e che continuano a nascere, lungo i solchi più profondi del pianeta. “Per esempio il muro di sabbia che separa il Marocco dal Sahara Occidentale,il il muro di Tijana, ossia la barriera di sicurezza che divide il Messico dagli Stati Uniti – ricorda – O ancora la Peace Lines di Springmartin Road a Belfast, cioè la parete di cemento che divide la comunità cattolica da quella protestante, la barriera di dodici chilometri lungo il fiume Evros che separa la Grecia dalla Turchia. Le inferriate costruite per separare Ceuta e Melilla dal territorio del Marocco e infine il muro di cemento che per 790 chilometri chiude in un cerchio quasi perfetto l'intero territorio della Cisgiordania”.

Le musiche dello spettacolo sono state commissionate a Fabio Cifariello Ciardi e sono destinate ad un organico che comprende violoncello, percussioni e live electronics. I musicisti sono Antonio Caggiano percussioni e Luca Franzetti violoncello. La drammaturgia è firmata da Guido Barbieri. Il video è di Salvatore Insana. Le scene e i costumi sono di Chiara Defant. Il disegno luci è di Carlo Oriani Ambrosini. I danzatori sono Sara Catellani, Andrea Di Matteo, Francesca La Cava, Manolo Perazzi e Valeria Russo.

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