”GOIO NON AVEVA POTERI PER GARA BONIFICA”, RICORSO DI TOTO NUOVO OSTACOLO PER BUSSI

di Marco Signori

9 Gennaio 2017 07:15

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Bando di gara per la bonifica delle aree inquinate del Sito di interesse nazionale (Sin) di Bussi sul Tirino (Pescara) illegittimo visto che, non solo il commissario non ne aveva la competenza, ma esso si limita all'aspetto ambientale trascurando quello della reindustrializzazione, assenza di un adeguato progetto preliminare e di un piano di caratterizzazione, cioè la mappatura dei veleni presenti nel sottosuolo.

Il ricorso al Tar del Lazio della Toto Holding Spa, che rischia di costituire un'ennesima battuta d'arresto nel tormentato percorso verso il risanamento dell'area, demolisce punto per punto non solo l'operato del Ministero dell'Ambiente, che da cinque mesi è tornato a gestire la vicenda con la dirigente Laura D'Aprile, ma anche quello del commissario Adriano Goio, per un decennio regista della delicata partita e scomparso nel marzo 2016.

La società abruzzese, che non ha partecipato alla gara per la bonifica ma ha da sempre avuto mire sul sito, chiede oggi l'annullamento di quel bando e che si riparta dalla propria proposta, contenuta in una manifestazione di interesse presentata al Comune di Bussi nel luglio 2016.

Per gli avvocati Vincenzo Fortunato e Sara Di Cunzolo, c'è poi un vizio di competenza che pregiudicherebbe l'intera procedura di gara, visto che i poteri commissariali sono per legge legati alla dichiarazione dello stato di emergenza, e questo a Bussi era cessato il 31 dicembre 2012. “Alla data del 14-18 dicembre 2015 (data rispettivamente del decreto e dell'avviso di gara) lo stato di emergenza non era più sussistente – si legge nel ricorso – e, di conseguenza, nessun potere era ipotizzabile in capo all'ex commissario delegato, essendosi ripristinate le competenze ordinarie”.

Toto punta poi l'indice su una modifica normativa avvenuta in corso d'opera, giudicando “incomprensibile” il fatto che ad oggi non sia stata revocata la gara di Goio, visto che una legge pochi giorni dopo la pubblicazione del bando ha “rideterminato chiaramente l'interesse pubblico da perseguire”.





Viene contestato anche il fatto che, nonostante sia il D.L. 179/2012, sia la legge 228/2015, sia il Codice dell'Ambiente “prevedono che il sito di Bussi deve essere bonificato tenendo conto non solo delle esigenze ambientalistiche ma anche di quelle finalizzate alla reindustrializzazione e alla ripresa occupazionale”, il bando “mira esclusivamente alla bonifica dei luoghi”.

Bocciato dunque l'operato del commissario, che “risulta ancor più irragionevole ove si tenga presente che il bando prevede sostanzialmente l'utilizzazione di tutte le risorse disponibili con la conseguenza che le finalità di reindustrializzazione e di ripresa dei livelli occupazionali non potranno trovare soddisfazione anche in futuro se non con il reperimento, allo stato assai improbabile, di ulteriori risorse pubbliche”.

La Toto Holding parla anche di “architettura procedurale sensibilmente preoccupante” e afferma che oggi ci si trova davanti uno “scenario contraddittorio, illogico e quantomai contrario ad ogni principio di legalità”.

Il colosso abruzzese, che, tra le altre cose, attraverso la società Strada dei Parchi gestisce anche le autostrade A24 e A25, sostiene poi che “la propria manifestazione di interesse sarebbe stata sostanzialmente negata”, in assenza di “una seppur minima motivazione”, e “si sta portando avanti la procedura di gara che riguarda esclusivamente la bonifica delle sole cosiddette aree esterne, rappresentanti peraltro solo una parte di quelle inquinate, mentre si sta autorizzando verosimilmente la reindustrializzazione di aree non inquinate ed anzi esterne al Sin”.

Nel ricorso la società ricorda che “si è proposta quale soggetto interessato ad effettuare la bonifica finalizzata alla reindustrializzazione dell'area, depositando apposita nota in tal senso il 12 luglio 2016”.





“Da anni Toto holding – scrivono gli avvocati nel ricorso – ha manifestato interesse alla realizzazione di un piano di ripristino ambientale congiuntamente ad un piano di valorizzazione produttiva del sito con consistente ripresa occupazionale”.

Tra i motivi del ricorso, poi, la necessità di nuovi sondaggi idrogeologici manifestata dall'Arta sulle stesse aree oggetto della gara d'appalto.

Ad oggi dunque, è scritto nel ricorso, è assente “un piano di caratterizzazione che possa dirsi 'confermato'” visto che, da quanto emerge dal verbale della Conferenza dei servizi, “si sta procedendo a nuovi campionamenti” sulle aree esterne Solvay, “rispetto alle quali si sta provvedendo ad una nuova progettazione preliminare”.

Il ricorso contiene anche un ammonimento alla D'Aprile, che per gli avvocati “non sta ponendo rimedio” alle illegittimità compiute dal commissario.

E mentre riprende mercoledì in Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila il processo sulla mega discarica dei veleni, si attende l'insediamento del nuovo Responsabile unico del procedimento di gara (Rup), l'ingegnere aquilano Silvio Salvi, nominato dalla D'Aprile prima di Natale, che dovrebbe consentire alla Commissione presieduta da Pasquale De Lise di procedere all'apertura delle buste con le offerte economiche, più volte rinviata.

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