”DALLE SBARRE ALLE STELLE”: DETENUTI IN SCENA PER IL TSA CON FLAVIO INSINNA

2 Maggio 2019 22:16

Chieti -




CHIETI – Il Teatro Stabile d’Abruzzo presenta sabato 4 maggio, alle 16, presso il Teatro della Casa Circondariale di Chieti, “Dalle sbarre alle stelle”, tratto dal libro Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle di Attilio Frasca e Fabio Masi (Itaca Edizioni), adattamento teatrale di Ariele Vincenti e Fabio Masi, regia di Ariele Vincenti, con dieci detenuti della Casa Circondariale di Pescara  e con la partecipazione di Flavio Insinna.





“Dalle sbarre alle stelle” è il risultato di un percorso teatrale sostenuto dal Teatro Stabile d’Abruzzo con la direzione artistica di Simone Cristicchi,  durato sette mesi e tenuto dal regista Ariele Vincenti, in collaborazione con il giornalista-regista Fabio Masi, in sinergia con il direttore Franco Pettinelli, le assistenti sociali e le psicologhe della Casa circondariale di Pescara.  
 
“Come il libro Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle scritto dallo stesso Masi e dal detenuto Attilio Frasca – spiega il regista Ariele Vincenti – lo spettacolo racconta la vita criminale di quest’ultimo, dai primi reati alla lunga carcerazione. Tutta la vicenda è intervallata dalle sue lettere e da quelle scritte da due suoi amici fraterni, anch’essi reclusi, che da vari carceri italiani arrivano a casa di un altro loro amico, Massimo, interpretato da Flavio Insinna”.                                                                                                
 
“Pur rimanendo fedele alla storia dell’autore narrante in prima persona – aggiunge – il lavoro teatrale ha voluto universalizzarla, facendola diventare la voce narrante degli altri detenuti in scena. Il delirio di onnipotenza, la solitudine e la redenzione descritti nel libro, nello spettacolo vengono tradotti scenicamente da 10 attori detenuti, sempre in scena come un corpo unico, attraverso emozioni forti e intime che solo chi conosce la vita carceraria può arrivare a esprimere. Dalla spensieratezza dei bambini che giocano sui prati di borgata alle prime marachelle, dalla violenza allo stadio, ai reati di strada e non solo, fino all’inevitabile carcerazione, con tutto ciò che ne consegue”.
 
“Per fortuna che c’è il teatro come metafora di qualcosa a cui aggrapparsi per una rinascita oggettiva e spirituale, esorcizzando i problemi che vive giornalmente un detenuto e facendogli rivivere, anche solo per un’ora, la sensazione di sentirsi libero. Fanno da corollario coreografie ballate, scene di delirio e violenza collettiva, ma anche numerose situazioni ilari e grottesche. Tutto accompagnato dall’uso scenico delle canzoni di Emilio Stella, cantautore romano. Infine ringraziamo l'attuale direttrice della casa circondariale di Pescara, la dottoressa Lucia Di Feliciantonio per la preziosa collaborazione”,conclude.
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