CRISI ISTITUZIONALE: ANCHE L'ABRUZZO SI DIVIDE SULLA DECISIONE DEL CAPO DELLO STATO DI PORRE IL VETO SU SAVONA MINISTRO DELL'ECONOMIA, PREOCCUPAZIONE TRA I PARLAMENTARI

”DA MATTARELLA FORZATURA”, ”NO, HA DIFESO COSTITUZIONE MA IN GIRO IDEE PERICOLOSE”

di Marco Signori

28 Maggio 2018 11:00

Regione - Politica

L'AQUILA – “Forzatura istituzionale”, “No, difesa della Costituzione, anche se nell'opinione pubblica si stanno diffondendo altre pericolose idee”. C'è preoccupazione anche tra i parlamentari per l'impasse sulla formazione del nuovo governo, dopo la decisione del capo dello Stato Sergio Mattarella di porre il veto su Paolo Savona, indicato da Movimento cinque stelle e Lega come ministro dell'Economia nella squadra di governo presentata ieri dal premier incaricato Giuseppe Conte, che per questo ha rimesso il mandato.

E in Abruzzo come a Roma ci si divide tra chi ritiene che la scelta del capo dello Stato sia legittima e rientri tra le prerogative che gli assegna la Costituzione, e chi non condivide il veto.

“C'è stata una forzatura istituzionale, ci sono due livelli differenti: quello dello stile, che certamente i partiti non hanno rispettato, e quello della sostanza istituzionale. Con tutto il rispetto che si deve al presidente della Repubblica, ritengo che le sue prerogative in questo caso sono quelle di tirare la corda, attraverso una moral suasion, ma non di spezzarla se non c'è una ragione di carattere istituzionale”, dice ad AbruzzoWeb il senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello, ex ministro delle Riforme.

“Se un ministro è in conflitto di interessi o pone un problema di conflittualità tra due poteri allora il presidente deve intervenire, se ha un profilo non conveniente dal punto di vista del capo dello Stato ma incarna la sostanza di un programma politico che ha la maggioranza in Parlamento e quindi il sostegno della sovranità popolare, secondo me non si dovrebbe rifiutare di nominarlo”, fa osservare Quagliariello, costituzionalista e ordinario di Storia dei partiti politici presso la Luiss di Roma.

“Tengo a dire che questo governo non l'avrei votato – aggiunge – ma una cosa sono le proprie opinioni, un'altra cosa le interpretazioni di regole che devono valere per tutti”.

Cosa accadrà ora? Bisogna attendere le determinazioni delle forze politiche, è uno scenario a dir poco confuso sia per per quel che concerne i differenti passaggi istituzionali, sia per quel riguarda le scelte di sostanza politica – continua Quagliariello – bisognerà capire l'orizzonte temporale che si porrà Cottarelli e qual è il suo programma, anche dal punto di vista politico, è evidente che oggi come oggi non ci sono allenza certe, è tutto in gioco, rimango convinto di una cosa: andare alle elezioni con questa legge elettorale sarebbe un grave errore”.





“Se il centrodestra rischia la rottura? Mi sembra che siamo in una fase in cui è tutto liquido. Non lo dico io ma i leader dei partiti del centrodestra”, aggiunge. “Spero si possa rinnovare un'alleanza, si tratterebbe di una conquista, non di una reminiscenza del passato”.

La pensa diversamente la deputata del Partito democratico Stefania Pezzopane, per la quale quella di Mattarella “non è stata una forzatura perché ci sono dei precedenti, l'ultimo quando Giorgio Napolitano obiettò su Nicola Gratteri e Matteo Renzi lo tolse, ci sono dei precedenti importanti che non hanno mai prodotto una crisi ma solo un cambio da parte dei presidenti incaricati, Conte non aveva autonomia e ha vinto Matteo Salvini che vuole andare alle urne, Salvini aveva tutto da guadagnare mettendo Giancarlo Giorgetti, è il suo vice, se non lo ha fatto è perché preferisce le urne a un governo in cui non è lui il presidente del Consiglio, ricordiamo che l'ambizione sua e Di Maio era quella di fare il premier”.

“Mattarella a mio giudizio ha difeso la Costituzione e in particolare l'articolo 92 che affida al presidente il compito della nomina dei ministri – continua la Pezzopane – in realtà è stato particolarmente conciliante con le due forze politiche in campo per la costruzione del governo, ha accettato tutte le proposte, anche quella di un presidente del Consiglio non eletto dal popolo che invece era il messaggio elettorale mandato per mesi dalle forze politiche, non ha accettato soltanto Savona proponendo però Giorgetti, quindi la fisionomia del governo non avrebbe subito modifiche”.

“Quali ripercussioni sull'Abruzzo? In questo momento le mie uniche preoccupazioni sono sul quadro nazionale – spiega – sul fatto che non si costituiranno le Commissioni e la legislatura finisca a brevissimo”.

“Il Pd deve essere molto solido, unito e lasciare da parte le beghe e le divisioni, bisogna comprendere che abbiamo davanti una fase molto difficile, è vero che Mattarella ha difeso la Costituzione, ma nell'opinione pubblica si stanno diffondendo altre pericolose idee”, chiosa la Pezzopane.

Prevale l'animo imprenditoriale, invece, nelle parole dell'onorevole Antonio Martino: “Ho testimonianze dirette del fatto che questa incertezza sta colpendo specialmente le attività di mercato, che per questioni economiche, e non certo per meriti del governo uscente, stavano rialzando la testa, ed ora stanno subendo un arretramento – fa osservare ad AbruzzoWeb il deputato forzista – bloccare lo sviluppo è abbastanza grave, a prescindere dal dato politico, spero si trovi l'unità nazionale, spero non ci siano 'la casta' e il popolo, dividere porta al male”.

“Non credo che l'impeachment sia la soluzione”, aggiunge, “Mattarella ha cercato di rispondere ad un quadro complesso, i partiti hanno detto 'metti un presidente non eletto' e hanno proposto Conte, il programma che dicono essere stato votato in realtà è diverso, tra quello del Movimento cinque stelle e quello della Lega, al netto dei gazebo e delle consultazioni online”.





“Il Paese va salvato tutto non a metà, spero si trovi la via per andare a nuove elezioni, ricordandoci che per votare spendiamo ogni volta 300 milioni di euro ma la democrazia ha i suoi costi”.

“Forza Italia regionale si farà trovare pronta”, conclude Martino, segretario organizzativo regionale, “l'allenza nel centrodestra è naturale, Silvio Berlusconi ha dato la possibilità di perseguire la formazione di un governo ma non ha rotto, ci sono tutti i presupposti per continuare un percorso che dà risultati, non solo politici ma anche amministrativi, basta vedere nelle regioni del Nord”.

Antonio Zennaro, deputato del Movimento 5 stelle punta i riflettori sulla questione della restituzione delle tasse, esprimendo in una nota “profondo rammarico per il grande lavoro svolto dal Movimento: insieme al Governo e alle priorità per l’Italia salta anche la risoluzione di tante problematiche locali, come quella teramana della restituzione delle tasse del sisma 2016/2017, che per l’Abruzzo riguarda ben 16 comuni e 5 mila sfollati della Città di Teramo, urgenza su cui ho lavorato fin dal giorno dopo la mia elezione”. 

“L’11 aprile scorso – ricorda parlamentare – insieme al collega Berardini, abbiamo presentato un’interpellanza parlamentare chiedendo al Governo in carica, di Gentiloni, e al Mef, di intervenire subito con un decreto per bloccare il recupero delle tasse sulle popolazioni dei comuni colpiti dal sisma 2016/2017, ma senza ottenere alcuna risposta. Nel frattempo, con il gruppo di lavoro dei parlamentari M5S delle zone terremotate abbiamo predisposto una bozza di decreto da approvare al primo Consiglio dei ministri di quello che doveva essere il nostro Governo, il Governo del cambiamento”.

Il decreto, che sarebbe andato in approvazione al primo Consiglio dei ministri del nuovo Governo, prevedeva la proroga del termine per l’inizio del recupero delle imposte e dei contributi a gennaio del 2019, la restituzione in 5 anni anziché 2 anni, come previsto dall’attuale legge di bilancio. Inoltre, cosa più importante, la decurtazione, pari al 70 per cento, delle tasse dovute; quindi, non più la restituzione totale delle somme sospese, ma solo il 30 per cento, con l’obiettivo di sostenere ulteriormente le popolazioni colpite dal terremoto, così come è stato fatto per il sisma del 2009.

“Invece non avremo né il Governo né il decreto – conclude Zennaro – Il problema della restituzione delle tasse rimane una priorità su cui continuerò a porre la massima attenzione agendo con gli strumenti di cui potrò disporre”.

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