COORDINATORE IN BILICO DOPO I RICHIAMI 'RIVOLUZIONE GENERAZIONALE' BERLUSCONI E TENTATIVO SCISSIONISTA PRESIDENTE DELLA LIGURIA. IN ABRUZZO IL 62ENNE ALLE PRESE CON CASI PRESIDENTE CONSIGLIO ABRUZZESE E DEPUTATO MARTINO

CRISI FI: PAGANO TORNA SULLA GRATICOLA SOSPIRI PARTECIPA A CONVENTION TOTI

19 Giugno 2019 06:59

Regione - Politica

PESCARA – “Largo ai giovani”, e “rivoluzione generazionale”, in Forza Italia nazionale e in tutte le regioni. Abruzzo compreso, coordinatore regionale Nazario Pagano compreso. Strategia, per ora un annuncio come tanti altri, per riorganizzare un partito in caduta libera aprendo una inconsueta, grande, fase congressuale, per contrastare un problema impellente: l'iniziativa scissionista dell’ex fedelissimo di Berlusconi, Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, che in questi giorni sta “tentando” pezzi da novanta azzurri e che ha fissato per il 6 luglio prossimo una convention per il varo della nuova formazione politica. 

E anche in questo senso, l’Abruzzo non è immune: fonti vicine a Fi danno per sicura la partecipazione all’evento del presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, ex An, spesso in contrasto con i vertici abruzzesi, rieletto nell’assemblea abruzzese, che conta tre seggi, il 10 febbraio scorso anche grazie ad un grande consenso personale. 

I richiami al rinnovamento più volte manifestati dal leader degli azzurri, Silvio Berlusconi, in comizi e interviste, l’ultima al Corriere della Sera, e lo spauracchio Toti, danno il là al tintinnar di spade anche nella Forza Italia abruzzese, con il senatore e coordinatore regionale Pagano, costretto suo malgrado a parare i colpi, in una sfida che ora è anche generazionale.

Capo forzista in Abruzzo che quindi torna sulla graticola, dovendo fare i conti anche con una difficile situazione regionale, bel al di là del caso Sospiri. 

Pagano, con i suoi 62 anni, coordinatore dal gennaio 2014, nonostante il brio e l'aspetto giovanile, può essere infatti senz'altro annoverato, tra i “grandi vecchi” da “rottamare” e sostituire con forze fresche, giovani, sindaci, esponenti della società civile, e delle professioni, come vorrebbe il leader maximo.

E sono molti in Abruzzo, trapela dagli ambienti di partito, che vorrebbero approfittarne per impallinarlo, mal sopportato per una gestione del partito ritenuta “verticistica”, e “autoreferenziale”, più volte contestata, ma senza effetti concreti, viste le sue ottime entrature con la dirigenza e anche, direttamente, con lo stesso Berlusconi.

Adducendo come buon argomento anche i deludenti risultati registrati nelle elezioni europee e comunali del 26 maggio, e ancor prima nelle elezioni regionali del 10 febbraio, la cui responsabilità viene addossata anche e sopratutto al coordinatore. 

L’ex presidente del Consiglio regionale ha poi come elemento di debolezza il “gelo” che è calato con l’altro big azzurro abruzzese, il deputato Antonio Martino, 43 anni, imprenditore pescarese eletto con un grande risultato nel collegio dell’Aquila il 4 marzo del 2018, segretario organizzativo del partito: non si sa per quali motivi, Martino, presentato come un amico stimato prima delle politiche, è stato estromesso da Pagano nella partita della ricostituzione del gruppo comunale a L'Aquila, addirittura non invitato alla conferenza stampa di annuncio dell’ingresso di tre consiglieri comunali, e in quella della composizione della nuova giunta a Pescara. Si dice anzi che oramai i due vivano come “separati in casa”, in regione e anche al parlamento. 





A rinfocolare il conflitto che cova sotto la cenere da tempo, c' è ora il progetto perorato da Berlusconi, neo eurodeputato e oramai al termine della sua lunga carriera politica, di voler rinnovare anche anagraficamente un partito in crisi, fissando come momento della svolta al congresso nazionale di ottobre, prima che sia troppo tardi, prima che il partito che ha fondato, rischi seriamente di essere definitivamente fagocitato dalla Lega con il vento in poppa.

Largo ai giovani, è il diktat del ottuagenario leader maximo, incalzato dai dissidenti interni capitanati da Toti, che sventola sondaggi da incubo, che attestano in prospettiva Fi sotto il 6%, superata persino da Fratelli d'Italia.

Uno scenario che fa vacillare Pagano, e rianima gli oppositori interni.

Pagano, dopo essere entrato in rotta di collisione con i big del partito, come l'oggi assessore regionale Mauro Febbo, e più in generale con l'ala ex An del partito, non ha più una linea comune il deputato Martino. 

Tra le tante incomprensioni che si raccontano negli ambienti politici, ce ne sono due freschissime: Martino non è stato coinvolto da Pagano nel lavoro di ricostituzione del gruppo degli azzurri al comune dell’Aquila tornato a cinque con l’ingresso a fine maggio, di Giorgio De Matteis, uscito da Fdi, e dei consiglieri Berardino Morelli e Marcello Dundee.

Una rivincita per i forzisti, che avevano visto quasi azzerarsi il gruppo consiliare per volontà dell'allora vice sindaco Guido Quintino Liris che aveva deciso di rompere con gli azzurri e, sostenuto dal primo cittadino Pierluigi Biondi, di candidarsi alle regionali nella lista di Fratelli d'Italia, in quota 'Direzione Italia', portando con sé i consiglieri comunali Roberto Jr Silveri, Giancarlo Della Pelle, Vito Colonna e Ferdinando Colantoni, eletti con Forza Italia, e che hanno costituito il gruppo consiliare di 'Insieme per L'Aquila'. 

Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo gruppo a cinque al Comune dell'Aquila, Pagano non ha invitato Martino, pur essendo L'Aquila e provincia il suo collegio elettorale, e nel quale il 4 marzo del 2018, l’azzurro è stato tra i pochi nel centro sud a battere nettamente un pantastellato nell’uninominale, Giorgio Fedele, (distanziato di 12 punti percentuali).

Pagano ha poi estromesso Martino anche nelle trattative per la costituzione della nuova Giunta a Pescara in seguito alla elezione al primo turno del forzista con un passato civico Carlo Masci

I due non hanno pubblicamente parlato del disagio. Ma è sicuro che la “guerra” esploderà, prima o poi, fragorosamente.





E ad aiutare Pagano, oltre all'annuncio del leader maximo Berlusconi di voler puntare su giovani, non sono certo i risultati elettorali di questi anni.

Alle elezioni regionali del 2014, con Pagano appena nominato da Berlusconi coordinatore, Forza Italia era al 16,7%.
Alle politiche del 2018, in cui Pagano ha comunque conquistato un seggio Roma, è sceso al 14,5%, anche se in controtendenza nazionale ha sia pure per poco superato la Lega, alle regionali del 10 febbraio scorso, il partito è precipitato al 9%.

Alle elezioni europee del 26 maggio, Forza Italia ha rimediato un deludente 9,3% contro la media del 12,2% della circoscrizione Sud, con un crollo a Teramo al 7.9% e unico dato in controtendenza si è registrato in provincia dell'Aquila, sopra il 10%.

Per quanto riguarda le elezioni amministrative di maggio, focalizzando l'attenzione sulle tre città più grandi al voto, sopra i 15 mila abitanti, a Pescara, se è vero che è stato eletto sindaco il forzista Masci, gli azzurri hanno preso un mediocre 9,3%, tallonati oramai da Fratelli d'Italia, con la Lega sopra il 27%, e che reciterà la parte del padre padrone nella prossima legislatura, come del resto sarà prima o poi destinato ad accadere anche in consiglio regionale, non appena i 10 consiglieri e 4 assessori si ambienteranno e prenderanno le misure nei confronti dei più navigati alleati.

A Montesilvano è stato eletto il leghista Ottavio De Martinis e Forza Italia, con il 14,7% è risultata essere la terza forza della coalizione.

A Giulianova poi Fi ha rimediato una sonora batosta, con un imbarazzante 1,6%, visto che i voti se li portati quasi tutti via il neo-sindaco Jwan Costantini, ex esponente di Fi, che è andato via sbattendo la porta, stufo delle decisioni calate dall'alto dai vertici regionali del partito, e che con una coalizione civica è riuscito a battere il candidato del centrodestra Pietro Tribuiani. Sotto accusa per la maldestra gestione della partita di Giulianova, è ora proprio Pagano, assieme al vice coordinatore provinciale Vincent Fanini, da parte dei militanti, passati con Costantini, ma anche dalla base del partito.

Certo, i non esaltanti risultati elettorali di Forza Italia in Abruzzo, sono evidentemente un riflesso di un trend nazionale.

Ma come vuole la dura legge della politica, la croce se la deve mettere in spalla Pagano, che poco o nulla ha potuto fare in questo ultimo anno per frenare l'esodo di decine di esponenti azzurri, compresi sindaci e pezzi da novanta, verso i lidi ben più promettenti e ospitali della Lega.

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